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Guerra in Sudan: crescono l'orrore, le esecuzioni sommarie e la fame

Esperto Onu: proteggere subito i civili a Khartoum. 25,6 milioni di persone con alti livelli di insicurezza alimentare acuta, 14 aree a rischio di carestia
 |  Approfondimenti

Mentre in Sudan si assiste a un’escalation delle ostilità e di inquietanti segnalazioni di esecuzioni sommarie, Radhouane Nouicer, esperto designato per il Sudan dall’United Nations High Commissioner for Human Rights (UNHCHR) ha chiesto ai militari golpisti delle Sudanese Armed Forces (SAF) e ai loro ex alleati delle Rapid Support Forces (RSF) e ai rispettivi movimenti armati e milizie alleate di «Adottare misure immediate per garantire la protezione dei civili nella Greater Khartoum Area».

Dal 25 settembre, la SAF ha lanciato una grande offensiva per riconquistare le aree sotto il controllo della RSF nella grande Khartoum. I militari avrebbero lanciato attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria contro le posizioni dei ribelli della RSF, concentrandosi sui punti di accesso chiave a Khartoum, tra cui il ponte Halfaya. Gli attacchi aerei e i bombardamenti avrebbero causato decine di vittime civili e ingenti danni alle infrastrutture civili.

Nouicer ha avvertito che «La battaglia in corso nella grande Khartoum riecheggia l'orrore del periodo iniziale del conflitto nell'aprile 2023 e potrebbe causare un gran numero di vittime civili tra le persone intrappolate vicino a posizioni strategiche, gravi violazioni dei diritti umani e massicci sfollamenti».

Mentre questa guerra civile per il potere e il petrolio si intensifica, l'esperto Onu si è detto allarmato per le «Segnalazioni di esecuzioni sommarie di decine di giovani uomini, presumibilmente provenienti dal quartiere Halfaya a Khartoum-North (Bahri), presumibilmente da parte delle SAF e della Brigata Al-Baraa Bin Malik, che in precedenza aveva dato il suo sostegno alle SAF. Le segnalazioni indicano che fino a 70 giovani uomini sarebbero stati uccisi negli ultimi giorni. I video che circolano sui media hanno mostrato i corpi di giovani uomini, presumibilmente uccisi in base al sospetto di affiliazione o collaborazione con le RSF. Questo è oltremodo spregevole e contravviene a tutte le norme e gli standard sui diritti umani».

Un video ricevuto da Nouicer mostra uomini armati con uniformi delle SAF,  uno dei quali dice che  provengono da Khartoum-North e hanno ucciso 6 uomini che avevano saccheggiato delle case.

Nouicer ha esortato «Tutte le parti in conflitto a rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, incluso l'obbligo di garantire che nessuno venga arbitrariamente privato della vita. Chiedo un'indagine rapida, approfondita, indipendente e imparziale sulle uccisioni e che i responsabili siano ritenuti responsabili in conformità con gli standard internazionali pertinenti. Anche la guerra ha delle regole. L'impunità deve cessare».

Un avvertimento che arriva mentre l’esercito golpista ha lanciato a settembre un'importante offensiva il per riprendere il controllo delle aree chiave attualmente occupate dalle  RSF. I due eserciti guidati da generali rivali tengono in ostaggio il Sudan in una brutale lotta di potere iniziata nell'aprile 2023 e foraggiata con denaro e armi da potenze regionali che vogliono mettere le mani sul petrolio e le terre fertili del Sudan.

I combattimenti hanno costretto più di 11 milioni di persone ad abbandonare le loro case e circa 2,9 milioni di questi profughi sono stati costretti a rifugiarsi nei Paesi confinanti. Insieme agli shock climatici e ai disastri naturali devastanti, i combattimenti hanno distrutto i mezzi di sostentamento, facendo sprofondare il Sudan in una profonda crisi di fame .

L’ultimo aggiornamento dell’ Integrated Food Security Phase Classification (IPC) sulla situazione di insicurezza alimentare acuta  evidenziava che  «il Sudan sta affrontando i peggiori livelli di insicurezza alimentare acuta mai registrati dall'IPC nel Paese. Oltre la metà della popolazione (25,6 milioni di persone) affronterà condizioni di crisi o peggiori (fase IPC 3 o superiore) da giugno a settembre 2024, in concomitanza con la stagione magra. 755.000 persone rischiano la catastrofe (fase 5 dell'IPC) in 10 Stati, tra cui i cinque Stati del Grande Darfur, nonché gli Stati del Kordofan meridionale e settentrionale, del Nilo Azzurro, di Al Jazirah e di Khartoum. 8,5 milioni di persone (il 18% della popolazione) si trovano in stato di emergenza (fase 4 dell'IPC). Esiste il rischio di carestia in 14 aree, che colpiscono residenti, sfollati interni e rifugiati, nel Grande Darfur, nel Grande Kordofan, negli Stati di Al Jazirah e in alcuni hotspot di Khartoum, se il conflitto dovesse intensificarsi ulteriormente, anche attraverso una maggiore mobilitazione delle milizie locali».

La  situazione è particolarmente critica per le popolazioni intrappolate nelle aree dove SAF e RSF si scontrano direttamente o dove cresce l’insicurezza e la mancanza di protezione a causa anche delle milizie armate e tribali alleate dell’esercito o dei ribelli, in particolare negli Stati del Grande Darfur, del Grande Kordofan, di Khartoum e di Al Jazirah. 

Secondo il report IPC, «Almeno 534.000 sfollati interni e rifugiati nelle località e negli stati colpiti dal conflitto per i quali erano disponibili dati (che rappresentano circa il 20% della popolazione sfollata in Sudan) probabilmente dovranno affrontare livelli critici o catastrofici di insicurezza alimentare acuta (fase 4 o 5 dell'IPC). Gli ultimi risultati evidenziano un netto e rapido deterioramento della situazione della sicurezza alimentare rispetto al precedente aggiornamento IPC pubblicato nel dicembre 2023.  Aumento del numero di persone in fase IPC 3 o superiore del 45% (da 17,7 milioni a 25,6 milioni) nel periodo giugno-settembre 2024, rispetto al periodo ottobre 2023-febbraio 2024. Aumento del 74% del numero di persone nella fase 4 dell'IPC (emergenza) (+3,6 milioni).  Aumento della popolazione nella fase 5 dell'IPC (catastrofe) da zero a 755.000».

E’ le previsioni per i prossimi mesi indicano un ulteriore peggioramento

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.