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Attacco dell’Iran a Israele, Guterres condanna l’escalation dell’escalation in Medio Oriente

Cos’è la risoluzione Onu 1701 e perché l’UNIFIL non la fa rispettare
 |  Approfondimenti

Anche al segretario generale dell’Onu sembrano mancare le parole per quello che sta succedendo in Medio Oriente e si è limitato a commentare l’attacco missilistico israeliano su Israele con un a coincisa dichiarazione che sa di sconforto e impotenza: « Condanno l'ampliamento del conflitto in Medio Oriente, con una continua escalation. Questo deve finire. Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco».

Eppure quel che è successo era stato annunciato dall’incendiario discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu all’Assemblea generale nell’Onu nel quale aveva sfidato apertamentre l’Iran e confermato che avrebbe invaso il Libano dopo aver decimato con attentati esplosivi e bombardamenti mirati la leadership di Hezbollah alleata di Teheran sia sul fronte siriano che nella guerra contro lo Stato Islamico/Daesh che aveva identificato sciiti e kurdi come suoi principali nemici.

Secondo quanto riportato dai media, ieri l'Iran ha lanciato ondate di missili balistici contro Israele martedì, poche ore dopo che Israele aveva lanciato quella che ha definito un'incursione terrestre "limitata" nel Libano meridionale. Non ci sono state segnalazioni immediate di vittime ma stavolta molti missili iraniani sembrano aver colpito il territorio israeliano. Sarebbero stati lanciati circa 180 missili, la maggior parte dei quali è stata intercettata dalla contraerea israeliana e dalle basi e navi statunitensi presenti nell’area mediorientale. 

L’attacco fa seguito a diversi omicidi mirati di leader dei pasdaran e scienziati atomici iraniani, all’esecuzione del leader di Hamas a Teheran e agli attacchi aerei israeliani nella periferia meridionale della capitale libanese, Beirut, durante i quali è stato ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. A settembre decine di persone sono state uccise e migliaia sono rimaste ferite in due giorni consecutivi di esplosioni di dispositivi elettronici che hanno presi di mira membri di Hezbollah anche in luoghi affollati come supermercati.

Ora tutti si aspettano la risposta di Israle perché, come aveva avvertito Netanyahu all’Onu, «se Teheran ci attacca, noi attaccheremo anche l'Iran e l'Iran non sarà fuori portata da nessuna parte».

Si teme che i missili israeliani prensano di mira gli impianti nucleari iraniani e Teheran ha già detto che se ci sarà una rappresaglia israeliana questa volta l’attacco contro “l’Entità sionista” sarà molto più massiccio e devastante.

In molti in queste ore tirano in ballo la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza che è stata il perno della pace tra Israele e Libano per quasi due decenni e sui 10.000 peacekeeper delle Nazioni Unite incaricati di implementarla sul campo, mille dei quali italiani.

Adottata all'unanimità nel 2006, la risoluzione 1701 continua a perseguire l'obiettivo di porre fine alle ostilità tra Hezbollah e Israele, con il Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiede un cessate il fuoco permanente basato sulla creazione di una zona cuscinetto. Con la risoluzione, il Consiglio ha deciso di adottare misure per garantire la pace, tra cui l'autorizzazione a incrementare la forza dell’United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) fino a un massimo di 15.000 soldati che, tra le altre cose, avrebbero dovuto monitorare la cessazione delle ostilità, sostenere le forze armate libanesi durante il ritiro di Israele dal Libano meridionale e garantire il ritorno in sicurezza degli sfollati.

La missione Onu continuerebbe inoltre a svolgere il suo  mandato, rinnovato annualmente, così come determinato istituito dal Consiglio di sicurezza  nel 1978 .

Gli elementi chiave dei 19 paragrafi della risoluzione includono l’appello del Consiglio di sicurezza per una cessazione completa delle ostilità basata, in particolare, sulla fine immediata di tutti gli attacchi da parte di Hezbollah e di tutte le operazioni militari offensive da parte di Israele. La risoluzione chiede a Israele e al Libano di sostenere un cessate il fuoco permanente e una soluzione a lungo termine basata sui seguenti principi ed elementi:

La piena attuazione delle disposizioni pertinenti degli  Accordi di Taif e delle risoluzioni 1559 (2004) e 1680 (2006), che richiedono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, in modo che non ci siano armi o autorità in un paese diverso da quello dello Stato libanese; nessuna forza straniera in Libano senza il consenso del governo; nessuna vendita o fornitura di armi e materiale correlato al Libano, salvo quanto autorizzato dal suo governo; Fornitura all'Onu di tutte le mappe rimanenti delle mine antiuomo in Libano in possesso di Israele; Pieno rispetto da entrambe le parti della Linea Blu e delle disposizioni di sicurezza per impedire la ripresa delle ostilità, compresa un'area libera da qualsiasi personale armato, beni e armi diversi da quelli delle autorità libanesi e dell'UNIFIL tra la Linea Blu e il fiume Litani.

Quasi nessuna di queste clausole perentorie è stata rispettata da Israele – lo Stato che ha il record di risoluzioni Onu ignorate senza subire mai conseguenze -  ed Hezbollah  e la linea blu, lunga 120 km lungo il confine meridionale del Libano e quello settentrionale di Israele, che avrebbe dovuto essere «La chiave per la pace nella regione» dopo la guerra del 2006, con le forze di peacekeeping dell'UNIFIL come custodi temporanei, di fatto si è trasformata in una linea nella quale i caschi blu testimoniano le continue violazioni della risoluzione che la istituisce.

UN News evidenzia che «Sulla base di varie mappe storiche, alcune risalenti a quasi un secolo fa, la Linea Blu non è un confine, ma una “linea di ritiro” temporanea stabilita dall’Onu nel 2000 allo scopo pratico di confermare il ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale. Ogniqualvolta le autorità israeliane o libanesi desiderino intraprendere attività in prossimità della Linea Blu, l'UNIFIL chiede loro di darne preavviso, consentendo alla missione ONU di tenere informate le autorità di tutte le parti, per ridurre al minimo eventuali incomprensioni che potrebbero portare ad un aumento delle tensioni».

In ultima analisi, secondo l’Onu, spetta a Israele e al Libano determinare il percorso esatto del futuro confine e, nel frattempo, l'UNIFIL ha il compito di  garantire il pieno rispetto e di prevenire violazioni delle disposizioni pertinenti della risoluzione 1701: «Qualsiasi attraversamento della Linea Blu da parte di una qualsiasi delle parti costituisce una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e, come UNIFIL, affrontiamo tutte le violazioni allo stesso modo». A quanto pare ritirandosi nei bunker e stando a guardare, come sta succedendo.

Eppure, l'UNIFIL monitora la Blue Line, incluso lo spazio aereo, attraverso il coordinamento, il collegamento e il pattugliamento per prevenire violazioni, e segnala tutte le violazioni al Consiglio di sicurezza Onu che ha richiesto un rapporto continuo sull'attuazione della risoluzione 1701 ogni 4 mesi. L’Onu assicura che «Ogni volta che si verifica un incidente oltre la Blue Line, l'UNIFIL schiera immediatamente truppe aggiuntive in quella posizione, se necessario, per evitare un conflitto diretto tra le due parti e per garantire che la situazione sia contenuta. Allo stesso tempo, si coordina con le Lebanese Armed Forces e le Israel Defense Forces per invertire e porre fine alla situazione senza alcuna escalation».

Ma da quasi un anno stiamo assistendo all’escalation dell’escalation e le violazioni lungo e attraverso la Linea Blu sono aumentate esponenzialmente dopo l’attacco di Hamas in Israele che ha causato più di 1.000 morti e fatto 250 ostaggi e la feroce guerra di rappresaglia di Israele contro Gaza, che è ancora in corso, che ha distrutto intere città, innescato una crisi umanitaria terrificante e che finora ha ucciso almeno  42.000 persone, la maggioranza donne e bambini, e anche oltre 200 operatori umanitari e circa 200 giornalisti.

Mentre Hezbollah ha dichiarato ai media che i suoi attacchi contro Israele servono a dimostrare solidarietà con i palestinesi che affrontano quella guerra devastante, le forze armate israeliane hanno reagito a loro volta con attacchi aerei in profondità nel Libano, attacchi con cercapersone esplosivi e ora un'invasione di terra, che ha recentemente sfollato più di un milione di persone in Libano. I resoconti dei media affermano che la violenza in corso ha sfollato circa 60.000 persone nel nord di Israele.

Secondo una lettera inviata a fine luglio dal Segretario generale Guterres al Consiglio di sicurezza Onu, «I continui scambi di fuoco lungo la Linea Blu dall'8 ottobre 2023 violano ripetutamente la cessazione delle ostilità e la risoluzione 1701».  Tra l'8 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024, l'UNIFIL ha rilevato 15.101 lanci, di cui 12.459 da sud a nord della Blue Line e 2.642 da nord a sud. Mentre la maggior parte degli scambi di fuoco si è limitata a pochi chilometri da entrambi i lati della Blue Line, diversi attacchi hanno raggiunto fino a 130 km in Libano e 30 km in Israele.

Dopo l’annuncio che Israele attaccherà il Libano via terra, al quale GTeheran ha risposto lanciando l’attacco missilistico di ieri notte, l’UNIFIL ha avvertito che «Ogni attraversamento in Libano viola la sovranità e l'integrità territoriale libanese, e viola la risoluzione 1701. Esortiamo tutti gli attori a fare un passo indietro da tali atti di escalation, che porteranno solo a più violenza e più spargimento di sangue. Il prezzo per continuare con l'attuale corso d'azione è troppo alto. I civili devono essere protetti, le infrastrutture civili non devono essere prese di mira e il diritto internazionale deve essere rispettato, Esortiamo fermamente le parti a ribadire l'impegno alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e alla 1701 come unica soluzione praticabile per riportare la stabilità in questa regione».

Forse è troppo tardi, forse si doveva intervenire prima quando Isreale non solo siperava la Linea Blu, ma bombardava il territorio sirian. Ora ci si chiede se l'UNIFIL può usare la forza e se lasciare lì le truppe italiane per evitare che vengano coinvolte nei combattimenti.

La risposta la dà l’Onu ricordando che «Nello svolgimento del proprio mandato, il personale UNIFIL può esercitare il proprio diritto intrinseco all'autodifesa. Oltre all'uso della forza oltre l'autodifesa, UNIFIL può, in determinate circostanze e condizioni, ricorrere all'uso proporzionato e graduale della forza per: garantire che la sua area di operazioni non venga utilizzata per attività ostili; resistere ai tentativi con mezzi violenti di impedire all'UNIFIL di svolgere i suoi compiti in base al mandato autorizzato dal Consiglio; proteggere il personale, le strutture, le installazioni e le attrezzature delle Nazioni Unite; garantire la sicurezza e la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e degli operatori umanitari; proteggere i civili sotto minaccia imminente di violenza fisica».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.