La nuova guerra del Libano e la comunità mondiale impotente
L’escalation di violenza in Libano era iniziata la scorsa settimana con attacchi informatici israeliani contro Hezbollah, che hanno ucciso decine di combattenti e civili del gruppo, innescando un aumento del lancio di razzi dal sud del Libano, roccaforte delle milizie sciite, verso il nord di Israele. In risposta, Israele ha lanciato attacchi aerei senza precedenti, tra i quali uno che ha ucciso alti comandanti di Hezbollah, tra cui Aqil. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha riconosciuto che i cyberattacchi sono stati un “duro colpo”, ma ha giurato di continuare a sostenere Gaza, affermando che gli attacchi contro Israele sarebbero cessati solo se la guerra contro Gaza fosse terminata.
Poi Israele ha lanciato massicci attacchi aerei e missilistici e, secondo il ministero della salute del Libano, gli attacchi israeliani in un solo giorno avrebbero fatto almeno 492 vittime, i feriti sarebbero più di 1.645. L’Agenzia nazionale di informazione libanese ha segnalato un attacco aereo israeliano su diversi edifici ad Al-Kharyib e nella città di Al-Saksakiya, con conseguenti morti e feriti mentre gli aerei da guerra israeliani continuavano a bombardare vaste aree del Libano meridionale. Fonti libanesi hanno riferito che gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato decine di attacchi sulle città del Libano orientale e meridionale, mentre le Israel Defense Forces (IDF) hanno ordinato ai civili libanesi di evacuare qualsiasi casa utilizzata dai miliziani o dai politici di Hezbollah.
Per le squadre sul campo dell’Euro-Med Monitor, solo fino al pomeriggio di ieri l’esercito israeliano aveva effettuato oltre 330 incursioni in oltre 117 città e paesi libanesi. Gli attacchi su quartieri della capitale, campi profughi, villaggi, in particolare nelle regioni del Sud e della Bekaa, hanno causato il caos e costretto migliaia di persone a fuggire dalle zone meridionali e orientali del Libano, mentre aumentano le preoccupazioni che Israele trasformi l’operazione contro Hezbollah in una guerra sul terreno come quella di Gaza. Euro-Med Human Rights Monitor ha detto che «E’ necessario un intervento internazionale urgente per impedire che i massacri e le altre atrocità perpetrati da Israele nella Striscia di Gaza da oltre 11 mesi si verifichino anche in Libano».
La vice rappresentante dell'Unicef in Libano, Ettie Higgins, ha denunciato che «Solo lunedì, almeno 35 bambini sarebbero stati uccisi in Libano. Questo numero è superiore a quello dei bambini uccisi in Libano negli ultimi 11 mesi (in precedenza 22). Undici mesi in un giorno. 35 bambini, in un giorno, tra i 492 uccisi. "Inoltre, lunedì sono rimaste ferite oltre 1645 persone, tra cui bambini e donne, secondo il Ministero della Salute Pubblica libanese. Mentre scrivo, un numero incalcolabile di bambini è in pericolo, esposti a continui attacchi, sfollati dalle loro case e incapaci di contare su un sistema sanitario sovraccarico e con risorse insufficienti. Se dovessimo tornare a un conflitto, come quei giorni bui del 2006, temo che questa volta potrebbe essere ancora peggiore per i bambini del Libano. Il Libano è stato recentemente devastato da una prolungata crisi economica e politica; la massiccia esplosione del porto di Beirut; l'impatto del Covid-19; e il quinto anno di una paralizzante crisi economica che ha fatto schizzare alle stelle la povertà. Molte famiglie sono già sull'orlo del baratro. E ora questo conflitto sta peggiorando di molto ognuno di questi fattori. Qualsiasi ulteriore escalation di questo conflitto sarebbe catastrofica per tutti i bambini in Libano, ma soprattutto per le famiglie dei villaggi e delle città del sud e della Bekaa, nel Libano orientale, che sono state costrette ad abbandonare le loro case. Questi nuovi sfollati si aggiungono alle 112.000 persone sfollate da ottobre. 87 nuovi rifugi stanno accogliendo il crescente numero di sfollati nel sud, a Beirut, sul Monte Libano, a Baalbek – Hermel, nella Bekaa e nei governatorati del nord. Le scuole sono chiuse oggi in tutto il Paese, lasciando i bambini a casa nella paura. I loro tutori hanno paura dell'incertezza della situazione. Questa paura non può essere sottovalutata, poiché la raffica di bombardamenti e raid aerei continua e aumenta ogni giorno».
L’Unicef chiede con urgenza «Una de-escalation immediata e che tutte le parti rispettino i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario per garantire la protezione delle infrastrutture civili e dei civili, compresi i bambini, gli operatori umanitari e il personale medico. Questo include facilitare gli spostamenti sicuri dei civili in cerca di sicurezza. Lunedì è stato il giorno peggiore del Libano in 18 anni. Questa violenza deve cessare immediatamente o le conseguenze saranno inaccettabili».
Anche il segretario generale dell’Onu António Guterres si è detto subito «Gravemente allarmato dalla situazione in escalation lungo la Blue Line e dal gran numero di vittime civili, tra cui bambini e donne, segnalate dalle autorità libanesi, nonché migliaia di sfollati, nel mezzo della più intensa campagna di bombardamenti israeliana dall'ottobre scorso». Guterres è anche fortemente preoccupato per i continui attacchi di Hezbollah in Israele e per la sicurezza dei civili su entrambi i lati della Blue Line, incluso il personale Onu, e condanna fermamente la perdita di vite umane».
Anche il capo dell’Onu ribadisce «L'urgente necessità di una de-escalation immediata e di dedicare tutti gli sforzi a una soluzione diplomatica, il suo appello a tutte le parti affinché proteggano i civili e le infrastrutture civili e garantiscano che non siano messi in pericolo. Ricorda a inoltre a tutti gli attori la loro responsabilità nel garantire la sicurezza di tutto il personale e dei beni delle Nazioni Unite. esorta le parti a rinnovare il loro impegno per la piena attuazione della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza e a ripristinare immediatamente la cessazione delle ostilità per ripristinare la stabilità».
Intervenendo al Summit of the Future all’Assemblea generale dell’Onu, il commissario generale dell'United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha evidenziato che «Ci siamo riuniti qui per dare forma al nostro futuro collettivo. Lo facciamo in un contesto di cambiamenti geopolitici epocali che stanno mettendo a dura prova le istituzioni e gli strumenti internazionali su cui abbiamo fatto affidamento per tre quarti di secolo. Abbiamo l'opportunità di riaffermare i valori e i principi che ci hanno giovato e di perseguire riforme significative laddove necessario. L’UNRWA si confronta quotidianamente con le sfide che questo Summit intende affrontare. Da 75 anni l'UNRWA fornisce servizi di sviluppo umano a generazioni di rifugiati palestinesi nei territori palestinesi occupati, in Libano, Siria e Giordania. Milioni di bambini hanno ricevuto un'istruzione nelle nostre scuole, che hanno trasmesso loro i valori, le conoscenze e le competenze di cui hanno bisogno per prosperare. Il nostro programma educativo ha raggiunto la parità di genere e insegna i valori dei diritti umani e della tolleranza. I risultati educativi dell'UNRWA sono tra i migliori della regione e hanno il costo per studente più basso. Il nostro programma sanitario fornisce assistenza sanitaria di base a milioni di persone, realizzando la vaccinazione universale nelle comunità di rifugiati palestinesi. Oggi, tuttavia, il nostro investimento decennale nel futuro dei rifugiati palestinesi è a rischio».
Lazzarini ha avvertito una comunità internazionale che sembra impotente di fronte a quanto succede in Medio Oriente che «Il palese disprezzo per il diritto internazionale umanitario a Gaza dovrebbe allarmarci tutti. La portata della sofferenza umana è immensa e la nostra capacità di reagire è fortemente limitata. Sono stati uccisi 222 membri del personale dell'UNRWA. Due terzi dei nostri edifici sono stati danneggiati e distrutti, uccidendo centinaia di persone che cercavano la protezione delle Nazioni Unite. Sono in corso iniziative legislative per espellere l'UNRWA da Gerusalemme Est, revocarne i privilegi e le immunità e designarla come organizzazione terroristica. Non reagire alle violazioni del diritto internazionale e non reagire ai tentativi di intimidire e indebolire le Nazioni Unite, crea un pericoloso precedente. Ciò comprometterà il futuro dell'attività umanitaria e eroderà lo stato di diritto».
Lazzarini ha concluso con un ammonimento: «La risposta internazionale alla guerra a Gaza, l'escalation di violenza in Cisgiordania e la diffusione del conflitto in Libano e nell'intera regione sono fattori estremamente preoccupanti. Il diritto internazionale viene applicato in modo selettivo o non viene applicato affatto, rafforzando la percezione di disuguaglianza e ingiustizia. La disumanizzazione è dilagante nel dibattito pubblico. Tutto ciò compromette gli obiettivi di questo Summit di riaffermare il nostro impegno nei confronti della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale e di costruire un sistema multilaterale che sia vantaggioso per tutti, ovunque. Per riconfermare l'impegno nei confronti dell'ordine internazionale basato sulle regole è necessario rafforzarne le istituzioni e gli strumenti, affinché siano adatti allo scopo e al futuro».
Intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu convocato d’urgenza, il ministro degli esteri del Libano, Abdallah Bou Habib, ha affermato che «Se il Consiglio non può condannare queste azioni, la credibilità del diritto internazionale è a rischio. Israele, attraverso questa aggressione terroristica, ha violato i principi fondamentali del diritto umanitario internazionale... e ha preso di mira indiscriminatamente i civili»,
Condannando i recenti attentati, Habib ha messo in guardia sul fatto che «Tale tecnologia potrebbe essere utilizzata per colpire aerei e altri obiettivi civili. Gli attacchi di Israele ai dispositivi mobili in Libano hanno lasciato molti morti e feriti, lasciando il sistema sanitario completamente sopraffatto e creando terrore e uno stato di panico tra il popolo libanese. Non è forse terrorismo quando si prende di mira un'intera popolazione mentre si occupa della propria vita quotidiana e non combatte al fronte? Il primo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra del 1949 ha affermato che i diritti delle parti di scegliere le armi da guerra non sono illimitati, ha affermato, aggiungendo che tutte le parti in conflitto devono evitare la perdita di vite umane tra i civili e il danneggiamento delle infrastrutture civili. Israele è diventato uno Stato canaglia. Questa grande esplosione non risparmierà né l'Est né l'Ovest».
Invitando il Consiglio a condannare i recenti attacchi, ad attuare la risoluzione 1701 e a stare dalla parte giusta della storia, Habib ha chiesto ai Paesi membri dell’Onu di «Dare una possibilità alla pace prima che sia troppo tardi».
L'ambasciatore israeliano Danny Danon ha ribattuto che «Il mio paese non ha cercato la guerra. L'8 ottobre, quando i cittadini israeliani nel sud venivano massacrati da Hamas, Hezbollah ha lanciato centinaia di razzi nel nord contro i civili. Questo non è stato provocato, E’ stato un assalto calcolato per mostrare sostegno ad Hamas. Da quel giorno, più di 8.000 razzi sono piombati su Israele, uccidendo 46 persone e ferendone altre 294, ha detto, aggiungendo che più di 60.000 sono state sfollate.Ogni giorno, i razzi di Hezbollah prendono deliberatamente di mira i nostri civili, tentando di distruggere le case e costringere intere comunità a fuggire per paura. Sono state costrette a fuggire per quasi un anno e continuano ad aspettare il giorno in cui sarà sicuro per loro tornare. Israele non permetterà che ciò continui. Il nostro obiettivo è molto chiaro: ripristineremo la sicurezza ai nostri confini settentrionali e riporteremo a casa la nostra gente. L'obiettivo di far tornare i suoi cittadini sfollati è stato formalmente incluso da Israele negli obiettivi di questa guerra. Faremo tutto il necessario per raggiungere questo obiettivo».
Amir Saeid Iravani, ambasciatore dell’Iran, un Paese che ha subito diversi attacchi mitrati israeliani e alleato di Hezbollah, ha accusato Israele di essere «Chiaramente responsabile di un atto di terrore sistematico e provocatorio nelle strade di Beirut e in altre parti del Libano. gli attacchi sono un chiaro atto di terrorismo e una flagrante violazione del diritto internazionale, con le azioni di Israele che nel complesso costituiscono crimini contro l'umanità».
L'ambasciatore iraniano in Libano è tra i feriti nelle esplosioni dei cercapersona e Iravani ha avvertito che l’Iran punirà i colpevoli con tutte le misure necessarie per rispondere, «Israele ha oltrepassato una linea rossa nei suoi attacchi ai diplomatici e alle missioni diplomatiche iraniani, Il Consiglio di sicurezza ha fallito nel suo dovere di mantenere la pace e la sicurezza internazionale».
Koussay Aldahhak, 'ambasciatore della Siria, un altro Paese sotto continuo attacco da parte di Israele che ha annesso anche una parte del territorio siriano, le alture del Giolan, è intervenuto a nome del Gruppo arabo e ha accusato Israele: «I recenti attacchi devastanti sono stati attuati senza alcun riguardo per il diritto internazionale o per l'umanità. La novità è l'uso della tecnologia moderna per commettere omicidi collettivi di civili... trasformando oggetti civili in bombe a orologeria. Il Gruppo arabo chiede al Consiglio di condannare questo cyberterrorismo e le aggressioni di Israele contro il popolo palestinese a Gaza e gli attacchi ad altri paesi, tra cui la Siria.Chiediamo al Consiglio di sicurezza di assumersi le proprie responsabilità per, tra le altre cose, porre fine all'occupazione israeliana delle terre arabe. La Siria condanna l'aggressione e il terrorismo in corso contro il popolo libanese. Ribadisco la solidarietà della mia delegazione con il Libano, invitiamo la comunità internazionale ad agire. Il sostegno degli Stati Uniti a Israele e ai suoi alleati, in particolare il Regno Unito, consente a Israele di continuare la sua guerra senza timore di responsabilità Israele come radicato nell'aggressione, nell'occupazione, nel terrore e nel genocidio».
Ma lo stallo geopolitico rischia davvero di essere fatale e quel che si vede e si dichiara ufficialmente potrebbe non essere la reale situazione- Secondo un rapporto del sito israeliano di notizie sulla sicurezza, Walla, gli Stati Uniti, pur opponendosi pubblicamente a una guerra su larga scala con Hezbollah, hanno espresso il loro sostegno alla “escalation controllata” di Israele contro il gruppo sciita libanese. Washington spera che la pressione militare apra la strada ai negoziati per consentire ai coloni israeliani di tornare nel nord della Palestina storica. Ma l’effetto sembra essere quello contrarioSecondo quanto riporta InfoPal, «Il rapporto ha evidenziato che alti funzionari statunitensi hanno messo in guardia sul fatto che questa tattica è molto complessa e potrebbe trasformarsi in una guerra più ampia se non gestita con attenzione. Hanno sconsigliato invasioni di terra e bombardamenti diffusi di aree civili. Tuttavia, nonostante questi avvertimenti, l’amministrazione statunitense continua a sostenere l’escalation nella speranza di usarla come leva per raggiungere una soluzione diplomatica. I funzionari statunitensi hanno anche espresso pubblicamente soddisfazione per i recenti omicidi israeliani di leader chiave di Hezbollah, in particolare di Ibrahim Aqil, che gli Stati Uniti ritengono responsabile dell’attentato all’ambasciata a Beirut nel 1983 e dell’attentato alla caserma dei Marines statunitensi nel 1984. Nonostante il cauto sostegno dell’amministrazione statunitense, questa ha avvertito che un aumento degli omicidi e degli attacchi potrebbe provocare una guerra aperta. Israele e gli Stati Uniti stanno lavorando per separare il conflitto con Hezbollah dalla situazione a Gaza, ma mesi di sforzi diplomatici non sono riusciti a fermare il sostegno di Hezbollah a Gaza».
Fino a poche ore prima dell’attacco a Libano, esponenti di spicco dell’amministrazione Biden, tra cui il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il consigliere presidenziale Brett McGurk e Amos Hochstein, hanno tenuto intensi colloqui in Israele e gli israeliani li hanno assicurati sul fatto che lo scopo delle operazioni contro Hezbollah non è quello di scatenare una guerra totale, ma di creare una “de-escalation attraverso l’escalation”, che potrebbe portare a un accordo che riporti i coloni israeliani nel nord, indipendentemente dalla situazione a Gaza. Dalla reazu<ione di Hezbollah che pronette vendetta eterna per gli attentati contro i suoi leader e per i bombardamenti, non sembret rebbe proprio che sia e sarà così.
E nonostante l’accordo con l’approccio di Israele, anche Washington ha avvertito che si tratta di un equilibrio delicato che potrebbe facilmente andare fuori controllo. Brett McGurk ha descritto il disaccordo con Israele come “tattico”, in particolare su come misurare l’escalation contro Hezbollah. Un funzionario statunitense ha dichiarato a Walla che gli Usa vogliono mantenere aperti i canali diplomatici e impedire che Israele compia passi che potrebbero chiudere queste possibilità. Ma il governo di destra israeliano sembra proprio voler fare esattamente questo e condizionare così anche il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi.