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Onu: la carestia è ormai diffusa nel Sudan devastato dalla guerra civile del petrolio

Azione contro la Fame: finanziamenti d'emergenza per i programmi alimentari e nutrizionali nelle regioni più colpite del Sudan
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Secondo il nuovo rapporto pubblicato dal Famine Review Committee dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC - FRC), l’escalation della guerra civile tra esercito e milizie in Sudan  che dura da 15 mesi «Ha gravemente ostacolato l’accesso umanitario e spinto alcune parti del Darfur settentrionale nella carestia, in particolare nel campo di Zamzam per sfollati interni».

L'iniziativa globale, che coinvolge agenzie Onu, partner regionali e organizzazioni umanitarie, classifica l'insicurezza alimentare in 5  fasi, la quinta delle quali indica la carestia,  nella quale almeno una persona o famiglia su cinque soffre una grave carenza di cibo e rischia la fame.

L’ONG Azione contro la Fame ricorda che «La carestia è la forma peggiore della fame. A questo livello di insicurezza alimentare, anche dopo aver utilizzato tutte le strategie di adattamento, le persone colpite devono affrontare una carenza alimentare estrema, che può portare alla morte. La dichiarazione è, o dovrebbe essere, un punto di svolta, poiché negli ultimi decenni ci sono state solo quattro dichiarazioni di carestia: Sud Sudan (2017); Somalia (2011); Corea del Nord (1995) ed Etiopia (1984)».

Il campo di Zamzam si trova a circa 12 chilometri a sud di El Fasher, capitale dello Stato del Darfur settentrionale, ed è uno dei più grandi campi per sfollati del Sudan, con una popolazione in rapida crescita nelle ultime settimane, fino a raggiungere almeno 500.000 persone. Il rapporto denuncia che «La portata della devastazione provocata dall'escalation di violenza nella città di El Fasher è profonda e straziante».

I violenti scontri armati, intensi e diffusi hanno costretto molti sudanesi  a cercare rifugio nei campi per sfollati, «Dove si trovano ad affrontare una dura realtà - afferma il rapporto - I servizi di base sono scarsi o assenti, aggravando le difficoltà dello sfollamento. Si ritiene che circa 320.000 persone siano state sfollate da metà aprile a El Fasher e che da metà maggio circa 150.000-200.000 di loro si siano trasferite nel campo di Zamzam in cerca di sicurezza, servizi di base e cibo. I principali fattori che causano la carestia nel campo di Zamzam sono la guerra e la mancanza di accesso umanitario, entrambi fattori che possono essere immediatamente risolti con la necessaria volontà politica. Le restrizioni all'accesso umanitario, compresi gli impedimenti intenzionali imposti dalle parti attive nel conflitto, hanno gravemente limitato la capacità delle organizzazioni umanitarie di intensificare efficacemente i loro sforzi di risposta».

Il nuovo rapporto include un pacchetto di raccomandazioni rivolte ai partner umanitari e ai decisori politici e avverte che «Le condizioni di carestia peggioreranno e saranno ulteriormente prolungate se il conflitto continua e non sarà reso possibile l’accesso umanitario e commerciale completo».

Data che questa feroce guerra civile per il controllo delle risorse petrolifere, minerarie e il territorio  è il fattore predominante che causa questa carestia, il rapporto raccomanda di «Esplorare in modo esaustivo tutti i mezzi per ridurre o risolvere il conflitto di fondo tra le parti coinvolte in Sudan. la cessazione delle ostilità, unitamente al ripristino duraturo dell'accesso umanitario, sono essenziali per attenuare il deterioramento della sicurezza alimentare, della nutrizione e delle condizioni di salute a cui sono sottoposte le popolazioni della località di El Fasher e di tutto il Sudan».

Ma le previsioni sono terribili: «Da agosto a ottobre 2024, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente a causa della continua mancanza di accesso al cibo, del rischio aumentato di malattie infettive e dell'accesso molto limitato all'assistenza sanitaria e ai servizi nutrizionali. ci sarà un rischio maggiore di malattie trasmesse dall'acqua, la possibilità di un'epidemia di morbillo a causa della bassa copertura vaccinale e un'incidenza maggiore della malaria associata alla stagione delle piogge».

Per scongiurare tutto questo, il rapporto dell'IPC raccomanda, tra le altre cose, «La cessazione immediata da parte delle parti in conflitto di qualsiasi attacco contro ospedali, gruppi di soccorso e infrastrutture civili e di garantire vie di accesso senza ostacoli verso e all'interno degli stati del Darfur per gli attori umanitari e commerciali».

Hélène Pasquier, esperta di sicurezza alimentare di Azione contro la Fame, HA commentato: «Le persone che soffrono la carestia sono sull'orlo della morte", . Pasquier spiega che "a Zamzam, la gente non riceve assistenza alimentare da aprile, soprattutto a causa dell'accesso negato alle organizzazioni umanitarie. I prodotti di base non raggiungono i mercati e la gente non ha più scorte dopo tanti mesi di conflitto. Nel frattempo, i prezzi continuano a salire e la gente non ha accesso a banche o contanti. I servizi sanitari a Zamzam sono praticamente inesistenti. La situazione è estremamente preoccupante da troppo tempo».

La responsabile delle operazioni per l'Africa occidentale di Azione contro la Fame, Paloma Martín de Miguel, aggiunge che «Azione contro la Fame ha avvertito della gravità della situazione fin dall'inizio del conflitto, nell'aprile 2023. Tuttavia, è ancora possibile agire per evitare che la catastrofe diventi ancora più grave", dichiara  "Il livello di violenza in Sudan è estremo. Nell'area di El Fasher, il conflitto ha fatto sì che, oltre a Zamzam, altri campi per sfollati, dove le persone sono particolarmente vulnerabili ed esposte alla violenza, siano a rischio di carestia. Inoltre, i dati dell'IPC mostrano che anche gli Stati del Darfur Orientale, Occidentale, Centrale e Meridionale, del Kordofan Meridionale, di Khartum e di Gezira potrebbero essere colpiti dalla carestia. I nostri team non sono presenti a Zamzam, ma lavorano quotidianamente sul campo in altre aree dove c'è il rischio di carestia, come il Darfur Centrale e il Kordofan Meridionale».

Samy Guessabi, direttore di Azione contro la Fame per il Sudan, conclude: «La carestia può essere fermata, ma solo con accesso e finanziamenti adeguati. Le organizzazioni umanitarie come la nostra hanno sempre più difficoltà a raggiungere le persone in difficoltà. Esortiamo tutte le parti in conflitto ad agire immediatamente per prevenire l'escalation della crisi della fame in Sudan. Chiediamo inoltre alla comunità internazionale e agli attori umanitari di fornire assistenza urgente e i finanziamenti necessari. La situazione è critica e richiede una risposta immediata».

Redazione Greenreport

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