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L’alternativa è tra l’estrema destra del Rassemblement National e il Nouveau Front Populaire

Allons enfant. La Francia al ballottaggio con l'avanzata dell'estrema destra, nel mirino anche il Green deal

La Francia sceglierà al secondo turno tra spirito repubblicano e xenofobia, tra rivoluzione o Vandea
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I risultati e i rischi li descrive bene l’incipit dell’editoriale di Liberation: «Dopo essere arrivato primo al primo turno delle elezioni legislative, il RN (Rassemblement National) è ora alle porte del potere. La sinistra unita resiste bene. Il macronismo è a terra. Solo una barriera repubblicana potrà evitare il peggio».

Infatti, dopo campagna elettorale lampo, il “chiarimento” voluto dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron si è trasformato per lui in un disastro, con l’estrema destra in testa al 33.15%, il Nouveau Front Populaire (ricompattatosi perché l’elettorato di sinistra e i giovani glielo hanno imposto) ottimo secondo al 27,99% e i macronisti di Ensemble terzi al 20.83%. Ai voti del Nouveau Front Populaire vanno aggiunti quelli della Gauche (1,53%) che ha vinto direttamente al primo turno in diversi dipartimenti di oltremare, mentre l’Extrême gauche che non ha voluto aderire al Fronte popolare si è fermata all’1,5%.

Les Républicains, la destra storica gaullista che ha governato per decenni la Francia, è ridotta al 6,5%. il Centre è all’1,2%. L’RN al secondo turno potrà sicuramente contare sill’1,5% dell’estremissima destra.    

I ballottaggi triangolari sono più incerti che mai, tanto che la Sinistra – mostrando unità e consapevolezza antifascista - ha subito detto che ritirerà i suoi candidati arrivati terzi e probabilmente lo farà anche Macron.

Il Fronte di sinistra è l’unico vero argine allo sfondamento dell’estrema destra e i Lepenisti lo sanno e hanno subito indicato (facendone una caricatura propagandistica)  il programma progressista ed ecologista come il reale pericolo per l’elettorato centrista e moderato che per evitare il salto nel buoi di un governo di sinistra – che la Francia ha già avuto anche se a trazione socialista – dovrebbe buttarsi nelle forti braccia della destra estrema e del suo giovane virile e bel candidato premier che sembra uscito da un manifesto del regime di Vichi appena dopo essersi tolto la divisa dei collaborazionisti.

Il chiarimento voluto dall’estremista di centro Macron si è trasformato in una catastrofe e quel che rimane della destra repubblicana del gaullismo ormai quasi estinto o ha già votato RN al primo turno o si prepara a farlo al secondo contro l’odiata sinistra.

Commentando a caldo i risultati del primo turno a nome del Nouveau Front Popoulaire, Jean-Luc  Mélenchon ha detto che «Un voto massiccio ha sventato la trappola tesa al Paese. Questo voto ha inflitto una sconfitta pesante e indiscutibile al presidente, ai suoi candidati e alla maggioranza presidenziale. Ma il secondo turno sarà di fondamentale importanza: le nostre istruzioni sono semplici, dirette e chiare: non un solo voto  all’RN».

L’editorialista politico di Liberation, Jonathan Bouchet-Petersen, ha scritto: «Se dobbiamo onorare la storica partecipazione, l'altra grande lezione è rappresentata dalle dinamiche dell'estrema destra. I francesi, soprattutto a sinistra, hanno compreso la posta in gioco di queste elezioni; ci aspettiamo lo stesso livello di consapevolezza da parte di tutti i repubblicani. Una vittoria di  RN porterebbe non ad una semplice alternanza, ma a uno spostamento verso una xenofobia che porterebbe alla liberazione di un razzismo sfrenato che non ha nulla a che vedere con l'identità della Francia. Tracciare un segno uguale tra “gli estremi” è un errore morale e storico. Lasciar vincere l’estrema desta sarebbe aprire un’autostrada all’odio dell’altro».

L’appello agli estremisti di centro macronisti è un appello per la difesa della democrazia repubblicana: «Anche se gli elettori del campo presidenziale saranno in molti casi gli arbitri del secondo turno di queste elezioni legislative, dovranno liberarsi dal fallace ritornello sugli “estremi” e non confondere un avversario radicale con un nemico totale. Di fronte a loro c’è una scelta storica».  

Tutto vero, e proprio per questo stupiscono gli allarmi e le analisi della stampa moderata italiana per il 33,2% della destra francese, quando la destra italiana – dello stesso stampo, prospettive, programmi, ideologie e persino simboli – governa con percentuali più alte se si mettono insieme Fratelli d’Italia e Lega ex nord, mentre gli omologhi e gli imitatori del macronismo o sono già con la destra (Forza Italia) o non raggiungono nemmeno il 4% per andare al Parlamento europeo (Renzi e Calenda).

E mentre in Francia il popolo di sinistra ha (ri)costretto sinistra storica, sinistra radicale e verdi a trovare quell’unità che era subito andata in frantumi dopo le passate legislative e presidenziali, in Italia un Fronte Popolare sembra ancora lontano, anche se avrebbe teoricamente percentuali maggiori di quello francese.    

Ma, come riassume efficacemente Bouchet-Petersen l’elettorato francese si troverà al secondo turno ancora di più a dover scegliere tra un nuovo modello economico e sociale e la riproposizione del neoliberismo in salsa liberale o nazional-sovranista: «Mentre la maggioranza non cambia rotta e la RN xenofoba si orienta sempre più verso il lato liberale-ortodosso, l’unione della sinistra propone di puntare sulle tasse per ridurre le disuguaglianze».

il secondo turno ci dirà se al centro liberale francese interessa più fermare la destra illiberale e neofascista o pagare qualche euro in più di tasse per garantire giustizia sociale e difesa delle fasce più deboli della popolazione, un’economia più verde e la salvaguardia dell’ambiente.

Quel che è certo è che ancora una volta la Francia si trova a scegliere tra la rivoluzione e la Vandea.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.