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Livelli di fame mai visti per metà della popolazione del Sudan

La guerra ha portato 25,6 milioni a subire livelli di insicurezza alimentare acuta, 14 aree a rischio di carestia
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Secondo le anticipazioni di un rapporto sulla situazione della sicurezza alimentare in Sudan dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), a 14 mesi dall’inizio della guerra i Sudan tra l’esercito golpista e i suoi  ex alleati delle Rapid Support Forces (            RSF), il Sudan si trova ad affrontare i peggiori livelli di insicurezza alimentare acuta mai registrati dall’IPC nel Paese. Oltre la metà della popolazione (25,6 milioni di persone) dovrà affrontare la crisi o condizioni peggiori (Fase 3 dell’IPC o superiore ) da giugno a settembre 2024, in coincidenza con la stagione di magra. 755.000 persone affrontano la catastrofe (Fase 5 dell’IPC) in 10 Stati, inclusi i cinque stati del Grande Darfur, nonché gli stati del Sud e del Nord Kordofan, Blue Nile, Al Jazirah e Khartoum. 8,5 milioni di persone (il 18% della popolazione) si trovano in stato di emergenza (fase 4 dell'IPC)».

L’IPC avverte che «Se il conflitto dovesse intensificarsi ulteriormente, anche attraverso una maggiore mobilitazione delle milizie locali, In 14 aree esiste il rischio di carestia, che colpisce residenti, sfollati interni e rifugiati, nel Grande Darfur, nel Grande Kordofan, negli Stati di Al Jazirah e in alcuni hot spot di Khartoum. La situazione è particolarmente critica per le popolazioni intrappolate in aree colpite da scontri armati diretti e/o insicurezza e mancanza di protezione, in particolare negli stati del Grande Darfur, del Grande Kordofan, di Khartoum e di Al Jazirah».

l’IPC conclude:«Almeno 534.000 sfollati interni e rifugiati nelle località e negli stati colpiti da conflitti per i quali erano disponibili dati (che rappresentano circa il 20% della popolazione sfollata in Sudan) si troveranno probabilmente ad affrontare livelli critici o catastrofici di insicurezza alimentare acuta (Fase 4 o 5 dell’IPC). Gli ultimi risultati evidenziano un netto e rapido deterioramento della situazione della sicurezza alimentare rispetto al precedente aggiornamento IPC pubblicato nel dicembre 2023. Aumento del numero di persone nella Fase 3 IPC o superiore del 45% (da 17,7 milioni a 25,6 milioni) nel periodo giugno - settembre 2024, rispetto a ottobre 2023 - febbraio 2024. Aumento del 74% del numero di persone nella fase 4 dell'IPC (emergenza) (+3,6 milioni). Aumento della popolazione nella Fase 5 (Catastrofe) dell’IPC da zero a 755.000».

Nonostante le continue richieste di cessate il fuoco rivolte ai generali Abdel-Fattah Burhan, a capo dell'esercito sudanese, e Mohammed Hamdan Dagalo, a capo delle RSF,  la situazione non fa che peggiorare e Justin Brady -, a capo dell’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ha detto a UN News che  «Abbiamo ricevuto notizie di persone che mangiano foglie dagli alberi; una madre ha cucinato della terra solo per mettere qualcosa nello stomaco dei suoi figli».

Rispondendo alle conclusioni dell’IPC, Fao, Unicef e World Food Programme (WFP) hanno avvertito che «L’imminente catastrofe della fame è su una scala mai vista dalla crisi del Darfur nei primi anni 2000», quando di combattimenti brutali e crescenti atrocità causarono la morte di circa 300.000 persone e milioni di sfollati. Ma,  a differenza della crisi del Darfur di allora, l'emergenza odierna coinvolge l'intero Sudan, con livelli catastrofici di fame che riguardano anche la capitale Khartoum e lo Stato di Gezira, un tempo considerato il granaio del Sudan.

Fao, Unicef e WFP sottolineano che «Per metà della popolazione sudanese martoriata dalla guerra, ogni singolo giorno è una lotta per nutrire stessi e le loro famiglie. Dall’istituzione dell’IPC nel 2004, questa è la prima volta che le condizioni catastrofiche della fase 5 vengono confermate in Sudan, mentre i bambini sopportano il peso del rapido deterioramento della sicurezza alimentare che è stata dilaniata da 14 mesi di guerra tra eserciti rivali».

Le tre agenzie Onu hanno ripetutamente lanciato l'allarme sulla crisi e hanno già mobilitato una risposta umanitaria su vasta scala all'interno del Sudan e nei Paesi vicini, dove hanno cercato la salvezza più di 2 milioni di rifugiati. Intanto Fao, Unicef e WFP continuano a ripetere che  «Un cessate il fuoco immediato e rinnovati sforzi internazionali, sia diplomatici che finanziari, nonché un accesso umanitario senza ostacoli e continuo sono urgentemente necessari per consentire un’ulteriore espansione della risposta umanitaria e per consentire alle agenzie di agire con la rapidità necessaria».

Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, ha commentato: «La nuova analisi IPC ha rivelato un peggioramento e un rapido deterioramento della situazione della sicurezza alimentare in Sudan, con milioni di vite a rischio. Ora, stiamo consegnando sementi salvavita per la stagione principale della semina. Il tempo stringe per gli agricoltori sudanesi. La Fap ha urgente bisogno di 60 milioni di dollari per finanziare le parti non finanziate del suo piano di prevenzione della carestia, per garantire che le persone, in particolare quelle nelle aree inaccessibili, siano in grado di produrre cibo localmente ed evitare carenze alimentari nei prossimi sei mesi. Dobbiamo agire collettivamente, su larga scala, con un accesso senza ostacoli, per il bene di milioni di vite innocenti in bilico».

Il rapporto dell’Onu preoccupa ance le ONG e Samy Guessabi, direttore di Azione contro la Fame in Sudan, ha detto: «Siamo profondamente scioccati dalla terribile situazione che colpisce milioni di sudanesi. Questa situazione è particolarmente critica per le popolazioni intrappolate nelle zone di conflitto e senza accesso alla protezione».

Azione contro la Fame è in Sudan dal 2018 e ha intensificato i suoi sforzi dall'inizio del conflitto. Operando negli Stati del Nilo Bianco, Nilo Azzurro, Kordofan Meridionale e Darfur Centrale. Nel 2023 ha sostenuto quasi 500.000 persone e, nonostante le difficili condizioni di sicurezza, continua a fornire assistenza alimentare, nutrizione, acqua, servizi igienico-sanitari e protezione, soprattutto a donne e ragazze, che si trovano ad affrontare un rischio maggiore di violenza sessuale e di genere quando cercano di accedere alle risorse e agli aiuti umanitari.

Azione contro la Fame ricorda che «L'insicurezza alimentare è stata aggravata dalla durata del conflitto che limita gli spostamenti e l'accesso ai mercati e ai servizi di base, dalla distruzione delle aree agricole, dalla peggiore crisi di sfollamento al mondo, con oltre 10 milioni di sfollati interni e più di 2 milioni di rifugiati in fuga verso altri Paesi, nonché dall'inflazione e dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari, che sono cresciuti fino al 296% per alcuni prodotti di base».

Per questo l’ONG  lancia un appello urgente ai governi, alle organizzazioni internazionali e ai donatori affinché aumentino il loro sostegno e la loro solidarietà al Sudan. «La portata di questa crisi richiede una risposta coordinata e sostenuta per evitare una catastrofe umanitaria ancora più grave», conclude Guessabi.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.