La Libia vuole un accordo politico ed elezioni credibili, ma la situazione non migliora
Intervenendo al consiglio di sicurezza dell’Onu, Stephanie Koury, vice rappresentante speciale e political officer dell’United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL), ha detto che «Lo status quo non è sostenibile. mentre le divisioni istituzionali e politiche continuano ad approfondirsi, la gente comune della Libia anela alla pace, alla stabilità, alla prosperità e alla riconciliazione. Nelle consultazioni in corso nell’est e nell’ovest del paese, la stragrande maggioranza dei cittadini ha espresso la necessità di un accordo politico affinché si possano tenere elezioni nazionali credibili per ripristinare la legittimità a tutte le istituzioni» e ha chiesto «Un'azione risoluta e unita per far avanzare il processo politico, con il sostegno della comunità internazionale».
La Koury ha ricordato che l'Alta Commissione elettorale nazionale della Libia ha aperto la registrazione degli elettori a giugno per le elezioni municipali in 60 comuni, con oltre 30.000 persone registrate finora e ha sottolineato che «Si tratta di un passo importante, anche se la registrazione degli elettori, in particolare quella femminile, rimane piuttosto bassa. La Commissione, insieme all’UNSMIL, sta incoraggiando una maggiore registrazione, ma a 10 dei 12 centri di registrazione di persona nei comuni orientali è stata impedita l’apertura. Esorto le autorità a consentire loro l'apertura».
Per la vice rappresentante speciale dell’UNSIMIL, «i recenti episodi di violenza sono un forte promemoria della fragilità del panorama della sicurezza libico, che sottolinea l'importanza di istituzioni unificate e riformate del settore della sicurezza e l'importanza degli sforzi di mediazione locale. Durante il periodo in esame non è stata registrata alcuna violazione del cessate il fuoco, ma i progressi nel ritiro delle entità straniere, i disordini nei dintorni, le segnalazioni di rapimenti e arresti e detenzioni arbitrari e l'afflusso di rifugiati sudanesi sono motivo di preoccupazione, così come la fragile situazione economica. L’unificazione del bilancio nazionale è una necessità assoluta».
Nel dibattito che ne è seguito, molti ambasciatori si sono detti preoccupati per il fatto che gli attori chiave della Libia anteponessero i loro interessi a quelli del popolo libico e hanno affermato che l'impasse politica doveva essere affrontata per migliorare la sicurezza nel paese.
Parlando anche a nome di Algeria, Guyana e Mozambico, Il rappresentante della Sierra Leone, ha detto che «Trovare una via politica da seguire è una corsa contro il tempo. Invito tutte le parti interessate a impegnarsi negli sforzi di mediazione dell'UNSMIL e ad abbandonare le posizioni di trincea per facilitare le elezioni nazionali».
Ma il rappresentante della Svizzera ha ricordato il quadro in cui potrebbero tenersi le elezioni: «Le detenzioni arbitrarie sono state normalizzate in un clima di impunità e tali pratiche mettono davvero la museruola agli oppositori politici – o quelli percepiti come tali – e diffondono un clima di paura che non favorisce l’esercizio dei diritti politici. Inoltre, vengono utilizzate contro i rappresentanti di determinate minoranze sociali, politiche o religiose; peggiorare le tensioni tra le comunità; e rappresentano un ostacolo significativo agli sforzi di riconciliazione a lungo termine. Le persone detenute arbitrariamente devono essere rilasciate incondizionatamente».
Alcuni rappresentanti dei Paesi del Consiglio di sicurezza, compreso quello del Regno Unito, hanno espresso preoccupazione per il fatto che gruppo di esperti competente continui a descrivere l’embargo sulle armi nei confronti della Libia come «Totalmente inefficace, perché gli Stati membri stanno fornendo sostegno militare alle parti in conflitto, controllando le catene di approvvigionamento e ignorando i loro obblighi ai sensi delle risoluzioni del Consiglio».
Sotto accuso è soprattutto la Russia che ha inviato navi cariche di attrezzature militari in Libia e il rappresentante di Mosca nel Consiglio di sicurezza ha sottolineato che «Non vi sono stati progressi a causa degli interessi divergenti degli attori esterni, degli sforzi di mediazione internazionale insufficientemente efficaci e del desiderio delle autorità locali di mantenere lo status quo. Per superare questa impasse sono necessarie elezioni a livello nazionale. Spero che i partiti raggiungano presto un accordo sulla legislazione elettorale. Gli attori con un sostegno significativo non dovrebbero essere esclusi dalle urne, compresi i rappresentanti del precedente governo, altrimenti contesteranno i risultati elettorali. Temo che le presunte preoccupazioni del Consiglio riguardo al miglioramento del livello professionale dell'esercito libico siano un pretesto per promuovere gli interessi nazionali. E’ necessario che le consegne di armi e la presenza di mercenari finiscano, come è evidente dall’aggressione illegale da parte dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) nel 2011. Siamo preoccupati per la persistente manipolazione delle strutture finanziarie straniere, che rappresentano una minaccia per la sicurezza dei beni libici congelati. Le parti non pertinenti dell'elenco delle sanzioni dovrebbero essere riviste».
Il rappresentante degli Stati Uniti ha affermato che «Una voce internazionale unificata a sostegno delle questioni di sicurezza, economiche, politiche e umanitarie sarà cruciale per realizzare progressi concreti per i libici. Sono lieto che l'Autorità di ispezione navale delle Nazioni Unite e della Libia sia stata rinnovata a maggio per altri 12 mesi. La misura funge da deterrente per potenziali violatori delle sanzioni e facilita la condivisione di informazioni sul traffico al largo delle coste libiche, di per sé cruciale a causa dell’aumento delle violazioni dell’embargo sulle armi. Accolgo con favore il lavoro del gruppo di esperti e l'identificazione delle persone coinvolte nell'embargo e in altre violazioni delle sanzioni. Le recenti notizie di navi della Federazione Russa che scaricano attrezzature militari in Libia sono preoccupanti. Il progresso verso l’integrazione militare è fondamentale per riaffermare la sovranità libica. L’instabilità economica sta alimentando le divisioni nazionali. Sono necessari un bilancio unificato e un sistema trasparente per la gestione delle entrate petrolifere. Occorre affrontare le violazioni dei diritti umani e l’afflusso di rifugiati sudanesi».
Il rappresentane russo ha respinto le accuse statunitensi e degli altri Paesi, asserendo che «La tradizionale cooperazione amichevole russo-libica viene portata avanti nel rispetto di tutti gli obblighi internazionali. Niente di paragonabile a ciò che gli Stati Uniti e diversi Stati europei hanno creato in Libia e nella regione nel 2011 e al caos che hanno provocato lì».
IL rappresentante statunitense ha risposto: «Sappiamo cosa state facendo: state violando le sanzioni, e continueremo a denunciarlo se necessario».
Per il rappresentante della Cina, «Il dialogo è l’unica via d’uscita dall’impasse politica in Libia. L'ONU è un importante canale di mediazione sulla questione libica. invitiamo la comunità internazionale e l'UNSMIL a continuare a sostenere un processo politico guidato e posseduto dai libici, a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale della Libia ed evitare di imporre soluzioni esterne. I recenti scontri a Zawiya e altrove sono un forte promemoria della fragilità del panorama della sicurezza» e ha aggiunto che «I paesi europei rilevanti dovrebbero proteggere il diritto alla vita dei migranti e dei rifugiati e il Consiglio dovrebbe affrontare in modo proattivo le legittime preoccupazioni della Libia riguardo ai suoi beni congelati all'estero».
Per il rappresentante della Corea del sud, che ha la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, «Le parti dovrebbero astenersi dal fornire armi agli attori in Libia, che minacciano di infiammare l’instabilità. E’ necessaria l’attuazione dell’embargo sulle armi e un’attenzione costante ai diritti umani e alla situazione umanitaria, compresa la difficile situazione dei rifugiati e dei migranti».
Ma il rappresentante della Libia (governo di Tripoli) ha rimesso tutti con i piedi per terra con un intervento durissimo: «Mentre i libici seguono le riunioni del Consiglio, sentono che c'è una ripetizione delle dichiarazioni e conoscono in anticipo i risultati. Non c'è stato nessun progresso reale e tangibile nel processo politico e la stagnazione persiste, soprattutto con il posto vacante di inviato speciale. Lasciate la soluzione nelle mani dei libici. E’ necessario proseguire sulla strada politica – soprattutto quando verrà assegnato un nuovo inviato speciale Onu – e costruire su ciò che finora è stato consensuale. Ha Sollecito un sostegno agli sforzi nazionali volti a unire tutte le forze di polizia e di sicurezza nazionali; l’attuazione di tutte le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco, inclusa la fine di ogni presenza straniera sul territorio libico; e la necessaria attenzione alla riconciliazione nazionale. Quest’ultima, è l’unica via per ricostruire quella coesione sociale che costituirà la base per costruire la fiducia tra i libici. Senza questo non potremo raggiungere una vera riconciliazione”, ha sottolineato. La situazione economica del Paese, le questioni migratorie e il terrorismo sono importanti, ma affrontarle non sarà possibile finché non troveremo una soluzione reale al problema politico e uniremo il Paese. Il popolo libico è stanco e stufo del circolo vizioso che va avanti da decenni; dell’essere istruiti su cosa fare e cosa non fare”; dell’incapacità del Consiglio di sicurezza di attuare le sue risoluzioni e di ritenere responsabili i colpevoli, siano essi individui, gruppi o Paesi; dell’'utilizzo della Libia come proxy per le battaglie egoistiche e avide di alcuni Paesi e potenze regionali, alcune delle quali hanno ambizioni coloniali. “Siamo stanchi di tutto questo, e immagino che sia giunto il momento di lasciare in pace la Libia e di liberarla da questo Consiglio di sicurezza».