Il riscaldamento globale può ridurre dal 9 all’11% la portata delle sorgenti nell’area mediterranea
Il riscaldamento globale influisce sul bilancio energetico atmosferico e oceanico, modificando il ciclo dell’acqua sulla Terra. In questo contesto generale, spicca per criticità la regione mediterranea, che sempre più sta emergendo come una interessata da pesanti problematiche legate ai cambiamenti climatici. Sempre più indagini scientifiche stanno segnalando una diminuzione della ricarica delle falde acquifere e l’aumento della frequenza e della gravità della siccità negli ultimi decenni. Mentre gli impatti dei possibili scenari futuri sulle acque superficiali sono stati ampiamente studiati, gli effetti sulle acque sotterranee rimangono incerti sia a livello globale che locale. Ma ora uno studio del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) conferma che l’innalzamento della temperatura media globale sta provocando pesanti ripercussioni nella regione del proprio sulle sorgenti idriche sotterranee.
I risultati di questa indagine sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment ed evidenziano gli effetti significativi dei cambiamenti climatici sulla portata delle sorgenti nella parte di emisfero in cui si trova l’Italia. Concentrandosi su due sorgenti, lo studio indica che la loro portata, su una scala di tendenze pluri-decennali, potrebbe diminuire dal 9% all’11% nel periodo 2040-2070, rispetto a quella registrata negli ultimi decenni. La ricerca, che coinvolge lo stesso presidente del Cmcc Antonio Navarra, si concentra sulla previsione dei cambiamenti a lungo termine nella portata delle sorgenti idriche sotto diversi scenari climatici. I risultati sottolineano l’importanza di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche nella regione mediterranea e non solo.
Le tendenze negative osservate nei due diversi contesti idrogeologici, si legge nello studio, suggeriscono che il declino pluridecennale della portata primaverile è più influenzato da fattori climatici che da specifiche caratteristiche idrogeologiche.
Lo studio è particolarmente innovativo poiché sposta l’attenzione dagli impatti dei cambiamenti climatici sulle acque superficiali, già ampiamente studiati, agli effetti sul deflusso delle acque sotterranee. Questa prospettiva offre informazioni cruciali per le agenzie responsabili della gestione delle risorse idriche, sottolinea il Cmcc, aiutandole a pianificare e implementare progetti infrastrutturali su larga scala nei prossimi decenni, al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità di acque sotterranee. Infine, lo studio suggerisce che tendenze simili potrebbero replicarsi anche in altre sorgenti situate in climi di tipo mediterraneo a livello globale, sottolineando ulteriormente la necessità di una gestione sostenibile delle risorse idriche sotterranee, in particolare nelle regioni che dipendono fortemente dalle sorgenti per l’approvvigionamento idrico pubblico.
«I risultati a lungo termine di questo studio – viene sottolineato nella conclusione dell’abstract dell’articolo pubblicato sulla rivista scientifica – sono fondamentali per assistere le agenzie di servizi idrici nella gestione sostenibile delle risorse idriche sotterranee, fornendo loro il tempo necessario per pianificare e realizzare progetti infrastrutturali su larga scala nei prossimi decenni».