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A Palermo niente acqua una volta a settimana per quasi un cittadino su due

La comunicazione dell’Azienda municipalizzata che gestisce l’acquedotto: da lunedì razionamento idrico per 250 mila abitanti. La motivazione fornita: piogge non sufficienti a riempire gli invasi
 |  Acqua

La grave siccità della scorsa estate e la popolazione lasciata in balìa delle autobotti, poi i violenti nubifragi che non hanno portato soluzioni ma solo sommato problema a problema, e ora di nuovo l’acqua che torna a scarseggiare. Non c’è pace per la Sicilia. E «la grande sete» di antica memoria è drammaticamente attuale non solo in desolate lande periferiche dell’isola, ma nel cuore amministrativo, imprenditoriale, culturale della regione: Palermo. 

L’Amap S.p.a., ovvero l’Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo ha diramato una comunicazione che si stenta a credere possa riguardare queste giornate a ridosso del 2025: da lunedì prossimo, 250 mila abitanti rimarranno senza acqua corrente per un giorno a settimana. A turno, secondo un calendario indicato, dalle 8 del giorno stabilito fino alle 8 del mattino successivo. Il motivo? Le piogge che ci sono state finora non sono state sufficienti a riempire gli invasi. Le uscite sono maggiori delle entrate. Quindi, stop a rotazione per quasi la metà della popolazione del capoluogo siciliano (sono poco più di 600 mila gli abitanti della città).

Scrive l’Amap nel comunicato che annuncia il razionamento idrico: «A metà novembre, è stata registrata una riduzione delle riserve superiore al 70% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche le rese di sorgenti e corsi d’acqua stanno raggiungendo valori paragonabili ai minimi storici. Le misure di razionamento finora adottate hanno consentito un risparmio medio di circa 65 litri al secondo, contribuendo a spostare in avanti la data in cui si potrebbe verificarsi l’esaurimento delle risorse degli invasi». Le precipitazioni che pure ci sono state nelle scorse settimane non hanno determinato «accumuli produttivi negli invasi, i cui livelli continuano a ridursi per effetto dei prelievi». Da qui la decisione: «Amap estenderà, a partire dal prossimo 2 dicembre, il piano di razionamento dell’erogazione idrica nella città di Palermo».

Se la municipalizzata di Palermo usa il termine «estenderà» c’è un motivo: la Cabina di regia per l’Emergenza idrica e l’amministrazione comunale avevano già deciso dopo l’estate di ridurre da ottobre l’erogazione dell’acqua a 150 mila utenti. Ora la disposizione di razionamento idrico viene estesa ad altri 100 mila abitanti. «Le nuove misure di limitazione interesseranno principalmente i distretti centro-settentrionali della città. Almeno per il momento – si legge nella comunicazione dell’Amap – non saranno interessate le zone centrali in cui sono ubicate le grandi utenze pubbliche (ospedali, cliniche, case circondariali, stazioni ferroviarie, etc.) in cui permangono comunque adeguate riduzioni delle pressioni».

Al di là del fatto che è tutt’altro che chiaro se effettivamente rimarranno senza acqua corrente una volta a settimana soltanto 250 mila cittadini oppure - se il calcolo è effettuato sulle utenze idriche, per le quali è tutt’altro che semplice conoscere e calcolare il numero delle persone che effettivamente ne usufruisce – se saranno ben di più le persone che vedranno ridursi la disponibilità di acqua, Amap avvisa anche che ci potranno essere ulteriori disservizi, rispetto al già annunciato razionamento, e «alla riapertura dell’erogazione potranno, altresì, verificarsi lievi incrementi di torbidità delle acque erogate che tenderanno rapidamente a normalizzarsi». 

E se il problema dell’efficientamento delle infrastrutture idriche siciliane e quello degli incredibili sprechi di risorse sono da tempo sotto gli occhi di tutti, se il governo rilancia il progetto di un Ponte sullo Stretto che, questo sì, fa acqua da tutte le parti, i cittadini palermitani, insieme all’annuncio del razionamento idrico, si sono visti rivolgere questa ulteriore comunicazione: «Amap rinnova l’invito ad un utilizzo consapevole della risorsa, nonché ad evitare gli sprechi e a limitare fortemente gli utilizzi dell’acqua non riconducibili alle primarie necessità idropotabili ed igienico-sanitarie della popolazione».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.