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Nuova strategia su siccità e alluvioni e un Pnrr Acqua: le proposte di Anbi per Italia e Ue

Il presidente dei consorzi di bonifica Vincenzi: «Tema legato alla sicurezza dei territori». E il direttore generale Gargano: «Di fronte all’epocale e urgente necessità di interventi, serve uno strumento straordinario di debito comune»
 |  Acqua

Primo: è urgente adottare in Italia una nuova strategia comune contro siccità e alluvioni. Secondo: l’Unione europea approvi un piano Pnrr specifico per l’acqua da finanziare tramite eurobond. A lanciare le due proposte, la prima in ambito nazionale e la seconda in ambito comunitario, è l’Anbi, che insieme a Cia-Agricoltori ha organizzato a Bologna il convegno “Acqua: le nuove sfide da affrontare in agricoltura”. Quella di ieri è stata una giornata di studio, con le istituzioni, il mondo accademico e della ricerca, per mettere nero su bianco i dati sulla crisi climatica e pianificare soluzioni più moderne ed efficienti per far fronte a un problema che è stato così illustrato, in tutta la sua evidenza: negli ultimi 5 anni, in Italia, piogge intense e grandinate sono cresciute fino al 400%, investendo soprattutto il Centro-Nord mentre, in regioni come la Sicilia, nonostante le violente piogge concentrate in un breve lasso di tempo come è successo oggi, le precipitazioni attualmente sono al di sotto del 50% rispetto alla media del recente ventennio, senza contare che proprio l’Italia, con oltre 90 miliardi di euro di danni subiti in 40 anni, risulta uno dei Paesi più martoriati da eventi meteorologici estremi. 

«Lo squilibrio climatico, troppa acqua o troppo poca, ha generato zone fragili, che oggi sono a rischio abbandono – ha affermato il presidente di Cia, Cristiano Fini – Per questo dobbiamo mettere in campo una strategia comune ed integrata per tutelare un bene prezioso come l'acqua, salvaguardando al contempo agricoltura e territorio». In questo senso, secondo Cia, ci sono almeno cinque azioni da adottare con urgenza: dare priorità negli interventi di messa in sicurezza alle zone con più alto rischio naturale; definire e avviare subito un nuovo Piano nazionale per l'aumento dei grandi invasi da considerarsi integrati e non alternativi ai piccoli invasi; accelerare sul riutilizzo delle acque reflue, favorendo gli investimenti e le infrastrutture necessarie al riuso agricolo; approvare finalmente una legge contro il consumo di suolo agricolo, visto che si continua a cementificare 2,4 metri quadrati di suolo al secondo; incentivare le funzioni di custodia e manutenzione del territorio, svolte dagli agricoltori attraverso un quadro normativo chiaro e definito. 

Un ruolo essenziale nella gestione delle risorse idriche è sicuramente quello dei consorzi di bonifica, come spiega il presidente Anbi, Francesco Vincenzi: «L’acqua non è solo un problema dell’agricoltura; oggi la sua gestione riguarda tutti, perché è legata alla sicurezza dei territori. Questo significa fare un passaggio culturale importante e smettere di lavorare solo sull'emergenza, ma cominciare a pianificare». Per Anbi, insomma, di fronte ai cambiamenti climatici bisogna agire subito con opere di adattamento e manutenzione ordinaria e straordinaria, quindi programmare nuovi impianti idrovori per sostituire in alcune zone strutture obsolete, anche utilizzando pienamente le risorse europee. 

Ed è proprio in ambito europeo che è necessario anche agire. Ecco perché l’Anbi ha lanciato all’Ue, la proposta per un “Piano Pnrr Acqua”, che potrebbe essere finanziato tramite l'emissione di eurobond. «È un'ipotesi riscontrabile anche dall'Agenda Draghi – ha evidenziato Vincenzi – L'adattamento alla crisi climatica e alla conseguente estremizzazione degli eventi atmosferici accomuna ormai tutta l'Europa: basti pensare che, negli scorsi 30 anni, le alluvioni hanno causato danni per oltre 170 miliardi di euro, coinvolgendo 5 milioni e mezzo di persone con quasi 3.000 vittime; per converso, nella recente annata agraria in Germania, la carenza idrica ha provocato la perdita del 30% della produzione di barbabietole da zucchero». Gli ha fa eco Massimo Gargano, direttore generale di Anbi: «Di fronte all'epocale ed urgente necessità di interventi, serve uno strumento straordinario di debito comune – ha spiegato – articolato, però, sulle esigenze territoriali, perché le necessità idriche dell'Italia sono diverse da quelle dei Paesi nordici: da noi l'acqua non è solo un elemento ambientale, ma un fattore produttivo, determinante per l'eccellenza agroalimentare del nostro Paese. È la storia di questi anni che suffraga la nostra richiesta di revisione della Direttiva quadro acque, che risale ad inizio 2000».

«In un'Italia complessivamente in ritardo – aggiunge Vincenzi - i Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani sono in linea con i cronoprogrammi del Pnrr post Covid e, tra un anno, saranno in grado di certificare il risparmio di un miliardo di metri cubi d'acqua, grazie ad interventi per 2 miliardi e 300 milioni di euro in corso d'opera e che si affiancano ad un altro paio di miliardi da ulteriori fondi comunitari. Il nostro è un modello, che funziona – conclude il presidente di Anbi – ed è per questo che chiediamo il rispetto ovunque dei principi di autogoverno e sussidiarietà, sanciti dal Protocollo Stato-Regioni del 2008».

Redazione Greenreport

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