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Il 7,9% del territorio italiano sta franando, letteralmente: per resistere servono nuovi alberi

Anbi: «Necessario creare fasce boscate nelle aree pedecollinari, utili a consolidare il territorio, limitando il rischio che episodi di dissesto abbiano conseguenze drammatiche per le comunità». Si guarda alle risorse del Pnrr
 |  Acqua

Da anni sul territorio italiano si contano i due terzi di tutte le frane censite nelle banche dati degli Stati europei, e la situazione non sta migliorando: abbandono del territorio, cementificazione e cambiamenti climatici accentuano le fragilità incrementando il pericolo di frane, che sono ormai più di 620.000 e interessano un’area di 23.700 kmq pari al 7,9% della superficie nazionale.

A ricordarlo è l’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi) che, richiamando gli ultimi dati forniti da Ispra nel merito, sottolinea che il problema si concentra soprattutto al centro-nord (Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Liguria Lombardia).

«Analogamente – aggiungono dall’Anbi – le aree a pericolosità idraulica elevata  interessano 12.405 chilometri quadrati, pari al 4,1% dell’Italia. Secondo i dati di Ispra, in aree a rischio vivono oltre 3 milioni di famiglie, suddivisi in circa 2 milioni di edifici; vi sorgono circa 680.000 attività economiche con oltre 2.500.000 addetti».

Sono questi i confini di una “perenne emergenza” nazionale, in genere dimenticata fino alla prossima tragedia. Anche la proposta di Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) avanzata dal precedente Governo assegnava solo 3,61 miliardi di euro, equivalenti all’1,6% dei fondi totali stanziati, per la tutela del territorio dal rischio idrogeologico.

«Per contrastare l’accentuarsi dei fenomeni a seguito della crisi climatica ed aumentare la resilienza dei territori, è necessario – propone il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi – creare fasce boscate nelle aree pedecollinari, utili a consolidare il territorio, limitando il rischio che episodi di dissesto abbiano conseguenze drammatiche per le comunità».

Non a caso per reperire le risorse necessarie, l’Anbi sottolinea la necessità di riallocare, nel nuovo Pnrr in fase di definizione, il miliardo di euro inizialmente destinato alla forestazione e poi cancellato. Al contempo l’associazione chiede il ripristino del miliardo oggi dimezzato e destinato alla digitalizzazione della rete idraulica.

«Permetterebbe un maggiore controllo sull’utilizzo della risorsa acqua, contrastando eventuali abusi e fornendo un utile supporto allo sviluppo sostenibile del settore agricolo. Ciò – conclude Vincenzi – rientra a pieno titolo nella necessità di nuove infrastrutture a servizio del territorio, ritenuta un’esigenza strategica per l’Italia. I Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno pronti centinaia di progetti, capaci non solo di garantire migliaia di posti di lavoro, ma soprattutto di rispettare i tempi europei, che indicano il 2023 come scadenza per la conclusione dell’iter autorizzativo ed il 2026 come termine ultimo per la realizzazione e rendicontazione degli interventi. Finanziarli, attraverso l’opportunità del Recovery plan, sarebbe un segnale importante nel segno del Green new deal; per questo li mettiamo a disposizione del Paese».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.