A 25 anni dalla legge Galli, il servizio idrico toscano è pronto per una nuova generazione
La Toscana è stata la prima Regione d’Italia ad applicare la legge Galli, facendo spazio nel 1999 alle concessioni per la gestione del servizio idrico integrato, che oggi tagliano così il traguardo dei primi 25 anni di vita. Nell’arco di una generazione, il mondo dell’acqua è cambiato radicalmente.
Al tramonto dello scorso millennio erano oltre 200 i gestori idrici toscani, mentre oggi sono ridotti a 7 – Acque, Acquedotto del Fiora, Asa, Gaia, Gida, Nuove Acque e Publiacqua, tutti a controllo pubblico quando non interamente pubblici – sotto il coordinamento di un’Authority indipendente, l’Autorità idrica toscana (Ait) nata nel 2011.
In 25 anni la rete acquedottistica è cresciuta di 5.450 km (oggi sono 34.825, in grado di servire il 94% degli abitanti) e quella fognaria – senza considerare gli allacci – di 2.589 km (gli utenti serviti sono il 90%), mentre il numero di impianti di depurazione attivi è quasi raddoppiato a quota 1.214: la popolazione servita da depurazione è passata dal 30,8% a oltre l’82%. Assai rilevante anche lo sviluppo socioeconomico: oggi le aziende idriche toscane riuniscono oltre 3mila addetti nel loro complesso, e tutte insieme fatturano quasi 886 milioni di euro l’anno.
«Il settore del servizio idrico integrato sta vivendo una fase delicata, siamo alla scadenza delle concessioni dopo 25 anni. Una storia lunga e significativa, alla quale seguirà una nuova fase per la gestione dell’acqua – dichiara il presidente di Confservizi Cispel Toscana, Nicola Perini, alla giornata conclusiva del Festival dell’acqua organizzato a Firenze da Utilitalia – Oggi è stata un’occasione importante per riflettere su come strutturare i prossimi 20 anni: quella dell’acqua in Toscana è oggi un’industria solida, le aziende hanno saputo fare gli investimenti utili per soddisfare le esigenze dei cittadini, ma hanno davanti ancora tante sfide da cogliere: dai processi di adattamento ai cambiamenti climatici alla modernizzazione delle reti, dal miglioramento ed ampliamento dei processi di depurazione passando per la valorizzazione del riuso dell’acqua e la digitalizzazione dei processi. Tutto nell’ottica di offrire un servizio sempre più performante alla collettività toscana, l’obiettivo primario del nostro lavoro».
Per portare concretamente avanti quest’approccio, ancora una volta, servono investimenti. Quelli messi in campo in Toscana in questi 25 anni sono stati pari a 4 miliardi di euro, passando dai 137 mln di euro/anno del 1999 agli oltre 350 stimati per il 2023. Un importante acceleratore è arrivato col Pnrr – i gestori idrici toscani, coordinati dall’Ait, hanno ottenuto 300 mln di euro da mettere in campo grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza –, senza dimenticare che sono stati poi recentemente approvati i primi stanziamenti del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pniissi), dal quale la Toscana beneficerà di 100 milioni di euro.
«Oggi inizia la seconda vita dell’acqua in Toscana – conclude Roberto Renai, coordinatore Acqua Confservizi Cispel Toscana – In un mondo in profonda trasformazione, segnato dai cambiamenti climatici, solo insieme possiamo vincere le sfide della sostenibilità, dell’innovazione, delle nuove infrastrutture e della transizione idrica. Oggi diamo vita ad un forte coordinamento tra noi, puntando all'equità tra tutti i territori sia a livello industriale che tariffario e contando sul fondamentale ruolo delle istituzioni, col pieno coinvolgimento della cittadinanza».