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Contro la siccità, dragare le dighe interrite: darebbero terreni fertili riutilizzabili in agricoltura

Pirrera: «Tutto ciò si chiama economia circolare, una semplicissima soluzione basata sulla natura»
 |  Acqua

Un altro paradosso in una Sicilia che soffre la siccità e non riesce ad utilizzare tutta l’acqua accumulata nelle dighe. Quanto è successo per la diga Trinità a Castelvetrano ha dell’incredibile: occorre svasare parte dei volumi piovuti e accumulati con queste ultime piogge perché le dighe non sono autorizzate per collaudo al volume massimo.

Dei 18 milioni di metri cubi della diga Trinità se ne possono contenere solo 2 milioni, il livello minimo di garanzia che è consentito dal Ministero dei Trasporti e Infrastrutture, e si perdono 130.000 mc/giorno. Non entriamo nel merito dell’aspetto tecnico ma ci limitiamo a ricordare che un notevole volume, circa il 20%, è interrito al fondo e quindi è inutilizzabile. Certo nei decenni precedenti era comprensibile che non ci fossero risorse economiche per dragare ma oggi, questo costo è ampiamente compensabile perché sono da dragare terreni alluvionali, fortemente fertili e riutilizzabili per l’agricoltura (vigneti, uliveti anche di qualità). Tutto ciò si chiama economia circolare e questi servizi ecosistemici hanno una valenza maggiore nella nostra Sicilia, che purtroppo vanta ancora il titolo di regione d’Europa, insieme ad alcune aree della Spagna, a maggior rischio desertificazione. Una semplicissima soluzione basata sulla natura, oggi definita Nature based solution, più semplice ancora dei suoli artificiali, i tecnosuoli, necessari per contrastare la desertificazione. Fertilità di terreni che non sono rifiuti, basta una banale caratterizzazione per esserne tutti convinti. E inoltre a beneficio, oltre che dell’agricoltura, per gli interventi idrogeologici a monte delle dighe, perché si tratta delle erosioni dei terreni a monte. Mentre a valle terreni che, trattenuti proprio dalle dighe, non arrivano più a mare ed accelerano i processi erosivi costieri.

Ci chiediamo quindi perché non dragare le dighe, il costo materiale è di fatto un intervento preventivo di protezione civile, a monte ed a valle, ed un beneficio per la sete della Sicilia. E oltre alla diga Trinità, c’è la diga Rubino sempre nel trapanese, e poi la diga Disueri a Gela, insomma acqua per la sete della Sicilia e terreni fertilissimi da recuperare per la agricoltura. I numeri dello svasamento ci dicono che sono costi recuperabili: partite di giro dovute.

di Gianluigi Pirrera, vicepresidente nazionale dell’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica (Aipin)  

Redazione Greenreport

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