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Diga sul Nilo Azzurro: l'Egitto chiede all’Onu di intervenire contro l’Etiopia

Il Cairo trasmette una lettera formale al Consiglio di Sicurezza. La guerra dell’acqua rischia di coinvolgere anche la Somalia
 |  Acqua

Dopo le recenti dichiarazioni del primo ministro etiope Abiy Ahmed riguardanti la quinta fase di riempimento della Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD), il ministro degli Esteri, dell'emigrazione e degli espatriati dell’Egitto, Badr Abdelatty, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella quale riafferma «Il rifiuto categorico da parte dell'Egitto delle politiche unilaterali etiopi che violano le regole e i principi del diritto internazionale e costituiscono una flagrante violazione dell'accordo sulla dichiarazione di principi tra Egitto, Etiopia e Sudan nel 2015, nonché della dichiarazione presidenziale del Consiglio di Sicurezza emessa il 15 settembre 2021».
La diga sbarra il Nilo Azzurro, che è la fonte del 97% dell'acqua dell'Egitto. L'infrastruttura, in costruzione dal 2011, ha una capacità pianificata di 5,15 gigawatt che, una volta completata, la renderà la più grande centrale idroelettrica in Africa. Tuttavia, è da sempre al centro di una disputa sul suo impatto sulle portate a valle, in Egitto e Sudan, contrari al progetto.
Il 25 agosto, il premier etiope Ahmed ha pubblicato su X (ex Twitter) delle foto che mostravano l'apertura degli scarichi della diga nel distretto di Guba in Etiopia, che, a suo dire, rilasciavano altri 2.800 metri cubi d'acqua al secondo e ha scritto che «Questo rilascio attentamente regolamentato migliorerà significativamente la produttività agricola, stimolerà la produzione di energia e migliorerà l'utilizzo delle risorse in tutta la regione».
Abdelatty ha ribattuto che «Le dichiarazioni del primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed riguardo al trattenimento di una porzione delle acque del Nilo Blu quest'anno e al completamento della struttura in cemento del GERD sono del tutto inaccettabili per l'Egitto. Queste azioni rappresentano un'estensione dell'approccio etiope che continua a creare difficoltà con i vicini e minaccia la stabilità della regione, mentre la maggior parte dei suoi Stati aspira a potenziare la cooperazione e l'integrazione regionale, anziché seminare semi di discordia e disaccordo tra popoli vincolati da legami di fraternità e destino condiviso».
L’Egitto ricorda nella lettera al Consiglio di Sicurezza che i negoziati sulla GERD si sono conclusi dopo 13 anni, mentre «E’ diventato chiaro a tutti che Addis Abeba desidera solo mantenere un processo di negoziazione infinito come copertura da nascondere il suo secondo fine di porre tutti di fronte a un fatto compiuto, pur mancando la volontà politica di trovare una soluzione e cercando di legittimare le sue politiche unilaterali, contravvenendo al diritto internazionale e sotto le pretese infondate sul diritto allo sviluppo dei popoli».
Abdelatty ha sottolineato che, al contrario «L'Egitto è sempre stato tra i principali Paesi che sostengono lo sviluppo negli Stati del bacino del Nilo e che lo sviluppo potrebbe essere realizzato per tutte le parti, qualora ci fosse un impegno per pratiche cooperative che si riflettono nel diritto internazionale, non causino danni ad altri, e promuovere l'integrazione regional»e.
Nella lettera al Consiglio di Sicurezza Onu, il ministro degli esteri egiziano avverte che «le politiche illegali etiopi avranno gravi conseguenze sui due Stati a valle, l'Egitto e il Sudan. Nonostante l'aumento delle inondazioni del Nilo negli ultimi anni e i significativi sforzi compiuti dall'Egitto, che hanno contribuito a mitigare gli effetti negativi delle azioni unilaterali dell'Etiopia nei confronti della GERD negli ultimi anni, l'Egitto continuerà a monitorare da vicino gli sviluppi ed è pronto a prendere tutte le misure e le iniziative previste dalla Carta delle Nazioni Unite per difendere la sua esistenza, le aspirazioni e gli interessi del suo popolo».
La settimana scorsa si è riunito il Comitato Supremo egiziano per il Nilo che ha riaffermato «Il diritto dell'Egitto di difendere la propria sicurezza idrica e di adottare le misure necessarie per raggiungere questo scopo». Il Comitato ha anche discusso dei mezzi per «Potenziare la cooperazione nel bacino del Nilo, alla luce della convinzione dell'Egitto sulla necessità di sforzi concertati per attirare finanziamenti per realizzare progetti di sviluppo negli Stati fratelli del bacino del Nilo, in conformità con le pratiche di cooperazione concordate a livello internazionale in modo da favorire prosperità per tutti ed evitare le prospettive di tensione e povertà che potrebbero derivare dalle politiche etiopi non cooperative».
La denuncia al Consiglio di sicurezza dell’Onu arriva mentre aumentano le tensioni tra Egitto ed Etiopia a causa del sostegno del Cairo alla Somalia, coinvolta in una disputa con Addis Abeba su un accordo di accesso al Mar Rosso che prevede il riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland, che Mogadiscio considera parte indivisibile della Somalia.
Il primo gennaio l’Etiopia ha firmato un accordo con il Somaliland per affittare 20 km di costa dove costruire un porto commerciale e una base navale militare che consentirebbero all’Etiopia di avere nuovamente lo sbocco al mare perso con l’indipendenza dell’Eritrea. L'Egitto accusa l’Etiopia di essere una fonte di instabilità regionale e ha detto che difenderà Mogadiscio dalle minacce alla sua sicurezza dopo che il governo somalo ha dichiarato illegale l’accordo Etiopia – Somaliland descrivendolo come un furto di terra da parte di Addis Abeba. Per la prima volta dopo 40 anni, in seguito a un accordo di difesa firmato all'inizio di quest'anno, la scorsa settimana, l'Egitto ha consegnato aiuti militari al fragilissimo regime somalo. Finora era stato proprio l’esercito etiope con il suo intervento armato a tenere in piedi lo Stato fantasma etiope, ora si teme che le tensioni tra somali, etiopi ed egiziani tracimino anche nel vicino e turbolento Ogaden, la regione etiope abitata in maggioranza da somali e che la Somalia non ha mai smesso di rivendicare.

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.