Skip to main content

La crisi dell’acqua nell’inferno di Gaza. E ha fatto la sua comparsa la poliomielite

Israele bombarda un’altra scuola a Gaza, mentre aumentano le vittime anche in Libano
 |  Acqua

Mentre l'esercito israeliano impartisce ulteriori ordini di evacuazione a Gaza, gli operatori umanitari dell’Onu hanno lanciato un nuovo allarme sulla grave emergenza sanitaria e sull'urgente necessità di una campagna di vaccinazione di massa contro la poliomielite nell'enclave assediata. 

Il portavoce dell'Unicef  Salim Oweis L ha rilasciato una dichiarazione da Deir al-Balah, nella zona centrale di Gaza, dove i liquami non trattati hanno formato grandi pozze sulla strada, accanto ai rifugi per le persone sfollate con la forza: «L'acqua di fogna è ovunque per le strade.          La rete idrica e fognaria di Gaza e i suoi impianti di trattamento delle acque reflue sono stati distrutti, da quando è scoppiata la guerra il 7 ottobre, dopo gli attacchi terroristici guidati da Hamas in Israele».

Secondo l'Unicef, diarrea ed eruzioni cutanee continuano a colpire gli abitanti di Gaza costretti più volte ad abbandonare le loro case e i loro rifugi, in mezzo a richieste sempre più urgenti di un cessate il fuoco per consentire la distribuzione di vaccini orali contro la poliomielite, dopo che tracce della malattia sono state scoperte nelle acque reflue a giugno e confermate a luglio.  Sembra che nessuno nell'enclave sia stato ancora vaccinato contro la poliomielite«.

Intanto, l’11 agosto l'esercito israeliano ha ordinato domenica l'evacuazione di parti della città meridionale di Khan Younis, citando «Significative attività terroristiche e sfruttamento», nell’auto-designata "zona umanitaria", incluso il lancio di razzi verso Israele dall'area di Aljalaa. 

L’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) ha evidenziato l'impatto dei "molteplici" ordini di evacuazione emessi da giovedì scorso sugli individui più vulnerabili di Gaza a Khan Younis dove si ritiene siano sfollate circa 75.000 persone.  Louise Wateridge, responsabile senior delle comunicazioni dell'UNRWA <, racconta che «C'era un uomo anziano che cercava disperatamente di spingere il suo scooter elettrico, che continuava a rimanere incastrato nella sabbia. Aveva pochissimi effetti personali sullo scooter… Lo stava spingendo su questa orribile strada sabbiosa e alcuni giovani continuavano ad aiutarlo a tirarlo fuori dalla sabbia per continuare a spingerlo. Ma si poteva vedere la stanchezza e la lotta che stava facendo. A più di 10 mesi dall'inizio della guerra, la popolazione di Gaza continua a cercare disperatamente acqua pulita, cibo e assistenza medica, mentre le temperature rimangono pericolosamente elevate. Queste persone hanno perso assolutamente tutto. Sembra che non trasportino molto. I bambini trascinavano taniche d'acqua vuote perché sono uno degli oggetti più preziosi . Ora, qualsiasi cosa in cui possono mettere l'acqua, è uno loro beni di valore più preziosi... C'erano materassi trasportati, taniche e taniche d'acqua vuote e non molto altro, perché le persone possono trasportare solo ciò che possono, con le  loro mani. Le famiglie continuano a cercare rifugio in alcune zone di Deir al-Bala, nella Striscia di Gaza centrale, e nella zona occidentale di Khan Younis, più a sud.  Entrambe le aree sono già pesantemente sovraffollate, hanno rifugi e servizi disponibili molto limitati e riescono a malapena a ospitare l’ulteriore afflusso di sfollati». 

Nessuno è al sicuro, in nessuna zone della Striscia di Gaza. Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha condannato l’ultimo mortale attacco contro una scuola di Gaza trasformata in rifugio e che ha causato la morte di 100 persone. tra le quali molte donne e bambini.

L’esercito israeliano ha bombardato la scuola Al-Taba'een a Gaza City che. ha spiegato  il vice portavoce dell’Onu Farhan Haq, ospita centinaia di famiglie palestinesi sfollate, con decine di vittime, in mezzo al continuo orrore, sfollamento e sofferenza a Gaza. Al momento dell'attacco, alcune persone stavano recitando la preghiera dell'alba nella sala di preghiera della scuola.  Le vittime sono state trasportate all'ospedale Al Ahli, uno dei 16 ospedali rimasti solo parzialmente funzionanti nella Striscia di Gaza, che è sopraffatto da questo attacco massiccio con vittime e dalla carenza di medicinali, acqua pulita e posti letto. I partner umanitari sul campo hanno aiutato le famiglie che sono tornate alla scuola, fornendo acqua potabile, pacchi alimentari, pasti caldi, kit igienici e vestiti, nonché attività di primo soccorso psicologico e di sostegno psicosociale per i bambini e i loro genitori«.

Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ( OHCHR), «Si tratta almeno del 21esimo attacco a una scuola, ciascuna delle quali funge da rifugio, dal 4 luglio , che ha causato almeno 274 vittime, tra cui donne e bambini».

Haq ha detto che segretario generale dell’Onu António Guterres «E’ rimasto costernato nel vedere che le disposizioni della risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rimangono inapplicate».

Adottata a giugno, la risoluzione propone un accordo di cessate il fuoco globale in tre fasi tra Hamas e Israele per porre fine alla guerra a Gaza, giunta ormai al suo decimo mese. La prima fase includerebbe un cessate il fuoco immediato, totale e completo con il rilascio degli ostaggi, la restituzione delle spoglie di alcuni ostaggi uccisi, lo scambio di prigionieri palestinesi, il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza, il ritorno dei civili palestinesi alle loro case e la distribuzione sicura ed efficace di assistenza umanitaria su larga scala in tutta l'enclave. La seconda fase prevede la fine definitiva delle ostilità in cambio del rilascio di tutti gli altri ostaggi a Gaza e del ritiro completo delle forze israeliane dall'area, mentre la terza fase vedrebbe l'avvio di un importante piano pluriennale di ricostruzione per Gaza e la restituzione alle rispettive famiglie delle spoglie di tutti gli ostaggi deceduti ancora lì.

Il capo dell’Onu accoglie con favore gli sforzi di mediazione dei leader di Stati Uniti, Egitto e Qatar e sollecita entrambe le parti a riprendere i negoziati e a concludere l'accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi e ha ribadito il suo «Appello urgente per un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, sottolineando ancora una volta la necessità di garantire sia la protezione dei civili sia un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli a Gaza e attraverso la Striscia di Gaza. Il Segretario generale sottolinea che il diritto internazionale umanitario, compresi i principi di distinzione, proporzionalità e precauzioni negli attacchi, devono essere rispettati in ogni momento».

il commissario generale dell'UNRWA Philippe Lazzarini ha ribadito «La necessità di proteggere i civili, le infrastrutture civili, i detenuti e gli operatori umanitari durante i conflitti armati. Lunedì sono trascorsi 75 anni da quando le Convenzioni di Ginevra hanno emanato "le regole di guerra universali", per proteggere i civili rimasti nel mirino. Le Convenzioni di Ginevra sono l'unico insieme di regole su cui tutti siamo d'accordo- Mi chiedo se sia davvero così. Negli ultimi 10 mesi, queste regole sono state palesemente infrante giorno dopo giorno a  Gaza dalle forze israeliane e dai gruppi armati palestinesi, tra cui Hamas. Ancora più preoccupante è il fatto che gli Stati membri, parte delle Convenzioni di Ginevra, non abbiano adempiuto ai loro doveri di rispettare le convenzioni e di garantire che le parti in conflitto le rispettino in ogni circostanza. Sono in gioco i nostri valori comuni sanciti dalle Convenzioni, così come la nostra comune umanità. E’ giunto il momento di ripristinare tali valori e di rinnovare l'impegno nei confronti delle Convenzioni di Ginevra.  Sono la bussola del diritto umanitario internazionale. I principi fondamentali sono ancora validi: i civili, le donne, i bambini, i detenuti devono essere protetti. Le scuole, gli ospedali, le case delle persone, il personale umanitario e delle Nazioni Unite, le strutture e le operazioni devono essere protette».

Ma è esattamente il contrario di quel che succede nella Striscia di Gaza e l'United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) condanno i due ordini di evacuazione emessi dall’esercito israeliano per Khan Younis. La mappatura iniziale indica che le aree interessate comprendono circa 23 siti di sfollati, 14 strutture idriche, igienico-sanitarie e 4 strutture educative. In totale, da quando è scoppiata la guerra nell'ottobre scorso, circa 305 chilometri quadrati, quasi l'84% della Striscia di Gaza, sono stati sottoposti ad ordini di evacuazione. Inoltre, il Centro satellitare delle Nazioni Unite (UNOSAT) ha recentemente segnalato che il 63% di tutte le strutture di Gaza sono state danneggiate o distrutte.

Anche l’OCHA  sottolinea: «Ancora una volta, chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, anche prestando costantemente attenzione a risparmiare i civili e gli obiettivi civili. Questo include consentire ai civili di partire per aree più sicure e consentire il loro ritorno non appena le circostanze lo consentano. Le persone devono essere in grado di ricevere assistenza umanitaria, che si spostino o rimangano».

L’OCHA ha anche  espresso «Profonda preoccupazione per il crescente numero di vittime civili e di sfollati in Libano, nel contesto dell'escalation delle ostilità tra Hezbollah e Israele. Nel mese scorso, il numero di civili uccisi è aumentato del 20%, per un totale di 120 da ottobre. Quasi la metà erano donne e ragazze. Inoltre, le infrastrutture civili sono state ripetutamente prese di mira. Più di una dozzina di stazioni idriche sono state danneggiate, con 4 ora non funzionanti, secondo l’Unicef. La situazione sta influenzando l'accesso all'acqua potabile sicura per oltre 200.000 persone».  

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.