Nel distretto del fiume Po la disponibilità d’acqua è ai massimi storici
Mentre al centro sud la siccità avanza veloce, con la Sicilia ormai in crisi totale, l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto del Po documenta che lungo il fiume più grande d’Italia la disponibilità d’acqua è oggi a massimi storici.
Rispetto al periodo 1991-2020, il fiume Po ha fatto registrare alla sezione di chiusura di Pontelagoscuro nuovi valori massimi di portata media mensile nei mesi di marzo e giugno (3.174 e 2.926 metri cubi al secondo rispettivamente) e valori prossimi ai massimi nei mesi di aprile e maggio. Situazione quella del Po diametralmente opposta a quella, che si riscontrava esattamente due anni fa, quando il 24 luglio del 2022 il fiume Po, sempre a Pontelagoscuro, registrava la più bassa portata media giornaliera di sempre: mc/s.
Anche i livelli idrici dei grandi laghi alpini sono prossimi ai massimi storici per il periodo come nel caso del lago di Garda. Ovviamente, come anticipato, non sono mancati i problemi legati all'intensità dei fenomeni a scala locale. Infatti, negli ultimi mesi sono stati registrati numerosi fenomeni di piena, distribuiti in tutto il Distretto e che hanno provocato anche ingenti danni come nei casi di Cervinia e Cogne, in Valle d'Aosta. Purtroppo, anche questo inizio 2024, così anomalo dal punto di vista delle precipitazioni, rientra nella casistica prevista a seguito dei cambiamenti climatici in atto.
È infatti attraverso l’acqua che passa la grande minaccia a due facce della crisi climatica: siccità e alluvioni, in sempre più rapida alternanza.
«Come più volte ricordato nel recente periodo soprattutto – sottolinea il responsabile dell'Osservatorio permanente, Francesco Tornatore – il Distretto del fiume Po è considerato a scala mondiale un hotspot climatico, ossia un'area caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza previsionale, che genera incertezza sugli sviluppi futuri del clima e dove si registrerà una variazione significativa del regime piovoso con un aumento degli eventi idrometeorologici estremi. È ormai evidente che ci troviamo davanti ad un cambiamento epocale, che deve essere affrontato con la giusta visione. Questo vuol dire che non si può continuare a ragionare secondo i soliti schemi e che occorre essere pronti ad accettare il fatto che, per adattarci alle nuove condizioni ambientali, potremmo dover riadattare il nostro modello di gestione del territorio, che ormai non è più in grado di conciliare la variabilità di fenomeni meteorologici estremi, che provocano siccità ed alluvioni, con le aspettative sociali ed economiche delle comunità locali».
È dunque sempre più urgente un Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica, per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni. Una proposta c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda, arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.