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Energia, la Colombia vende la sua compagnia elettrica a una multinazionale canadese

Manifestazioni contro la svendita di Isagén: perdita di sovranità energetica
 |  Acqua

Nonostante le proteste dei sindacati e di una gran parte dell’opinione pubblica il governo della Colombia ha venduto per 6,4 miliardi di pesos (2 miliardi di dollari) il 57,6% delle azioni della Isagén, la più grande e importante impresa elettrica del Paese sudamericano, al fondo di investimenti canadese Brookfield Asset Management.La vendita è avvenuta con una subasta alla quale ha partecipato solo la Brookfield, una multinazionale canadese nota per le sue acquisizioni in tutto il mondo di infrastrutture e energia rinnovabile, ma anche di altre risorse naturali, acqua compresa. La Brookfield Asset Management ha un patrimonio valutato in 225 miliardi di dollari e possiede  250 centrali elettriche, in maggioranza impianti idroelettrici. Si prevede che entro pochi giorni la multinazionale canadese farà un’offerta anche ai soci di minoranza di Isagén per assicurarsi il 100% delle azioni della compagnia elettrica colombiana. Il bando è stato proceduto e compagnato da proteste di piazza che hanno visto la partecipazione di migliaia di cittadini, sindacalisti, ONG ed esponenti politici che chiedevano che il governo del presidente Juan Manuel Santos non svendesse un patrimonio pubblico. La protesta nazionale contro a vendita di Isagén era stata indetta dalla Central Unitaria de Trabajadores de Colombia(CUT) che ha chiamato i colombiani a difendere il patrimonio nazionale ed avevano subito aderito  Alianza Verde  e Polo Democrático Alternativo, Red por la Justicia Tributaria e Comité Ciudadanos por la Defensa de lo Público.Il presidente della CUT, Luis Alejandro Pedraza, aveva denunciato che il governo colombiano voleva vendere l’impresa a un solo concorrente, la Brookfield Asset Management: «Al governo non interessa soddisfare le necessità energetiche dei colombiani, né la salvaguardia ambientale, né lo sviluppo del Paese. Il più grande sindacato colombiano «Chiama tutte le organizzazioni sindacali, sociali e politiche e la cittadinanza in generale a fare uno sforzo perché questa, perché comporterebbe un grave danno patrimoniale, una perdita della sovranità energetica e la continuazione della concessione di importantissime risorse naturali alla voracità del capitale straniero».Il senatore del Polo Democrático Alternativo Iván Cepeda, ha detto che la svendita può ancora essere bloccata perché si è trattato di una «transazione fatta in condizioni fortemente irregolari e che ha un’elevata insicurezza giuridica».

Isagén produce il 20% dell’energia elettrica della Colombia e gestisce gli impianti di San Carlos, Calderas, Jaguas, Miel, Travase Guarinó e Termocentro e, secondo i calcoli degli esperti, la Brookfield, che ha pagato le azoni 1,24 dollari l’una (nel 2013 costavano 1,71 dollari),  recupererebbe il suo investimento in soli 5 anni. L’economista Eduardo Sarmiento ha sottolineato che «Isagén è una delle imprese più importanti del Paese. Il suo valore è di 9 miliardi di pesos ed aveva realizzato una perfomance spettacolare, era cresciuta a un tasso del 10% per 10 anni e i suoi utili erano cresciuti parallelamente. Oltre a questo, aveva lavorato per aumentare la capacità installata in chilowatt, finora del 40%». Inoltre i proventi della vendita non andranno a rimpinguare il bilancio dello Stato ma alla Financiera de Desarrollo Nacional (FDN) e in particolare verranno utilizzati per concedere crediti ai concessionari del Plan de vías de cuarta generación (4G).

Editorialisti prestigiosi, come Antonio Caballero su La Semana, sostengono  che «Isagén è un patrimonio di tutti i colombiani» e che è l’unica impresa statale «gestita in maniera perfetta, sana ed altamente redditizia esistente in Colombia, dove quasi tutte le altre sono state privatizzate e saccheggiate, come i galeoni del XVIII secolo da parte dei corsari e dai pirati inglesi».

Redazione Greenreport

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