Nella peggiore siccità da due secoli, il fiume Po ha perso 70 mld di tonnellate d’acqua
Se oggi sono l’Italia centrale e soprattutto il Mezzogiorno a soffrire un’intensa siccità, a cavallo tra il 2021 e il 2022 sono state le regioni del nord – in particolare quelle lambite dal corso del Po – a patire la sete.
«Quella che stava colpendo l’area del bacino del Po non era una semplice ondata di calore estiva, ma la peggiore siccità che l’Italia avesse visto negli ultimi due secoli», spiegano i ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che in un recente studio hanno utilizzato le misure di spostamento verticale di oltre 250 stazioni Gnss presenti nell’area che comprende il bacino del Po, al fine di studiare le variazioni del contenuto d’acqua del sottosuolo tra gennaio 2021 e agosto 2022.
Attraverso le misure fornite da stazioni Global navigation satellite system – il sistema più noto è il Gps – è possibile calcolare lo spostamento del terreno per valutare la quantità d’acqua presente.
Il posizionamento satellitare in questo caso viene utilizzato non per conoscere la posizione di un oggetto in rapido movimento, ma per calcolare lo spostamento verticale di punti ancorati al terreno, i quali si muovono verso l’alto o verso il basso a causa dell’incremento o del decremento del contenuto di acqua.
Quando il contenuto d’acqua nel terreno aumenta, questo esercita un carico maggiore sulla crosta terrestre, e di conseguenza il terreno subisce uno spostamento verso il basso; il contrario accade quando il contenuto d’acqua diminuisce.
Lo studio Ingv ha dunque messo in evidenza la deformazione del terreno che in alcuni punti dell’area analizzata ha raggiunto valori di sollevamento fino a quasi 1 cm nel periodo considerato. Nell’arco temporale 2021-2022, i ricercatori stimano che l’entità della perdita d’acqua nel bacino del Po corrisponda a circa 70 miliardi di tonnellate d’acqua, un volume immenso: si tratta di una quantità leggermente superiore a quella contenuta nel lago di Garda.
«Sappiamo che a causa del riscaldamento globale questi eventi siccitosi saranno sempre più frequenti ed intensi – sottolineano i ricercatori Ingv – Per mettere in atto le migliori politiche per affrontare questo problema, è necessario riuscire a misurare e controllare costantemente nel tempo il contenuto d’acqua nel sottosuolo. In quest’ottica, i dati Gnss si sono rivelati essere uno strumento molto utile per ottenere informazioni rapide e puntuali sul livello di siccità idrologica di un’area. È così possibile avere le informazioni che servono per attuare le migliori pratiche per affrontare un problema destinato ad aggravarsi nel prossimo futuro per effetto dei cambiamenti climatici in atto».