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Il paesaggio non ha bisogno di essere salvato dalle rinnovabili, ma dalla crisi climatica

Portogallo, Scozia, Grecia e Spagna pullulano di pale eoliche, ma di contraccolpi al turismo nemmeno l’ombra
 |  Intervento

Da oggi chi vuole "salvare" il paesaggio dalla terribile sciagura delle energie rinnovabili ha un nuovo autorevolissimo alleato, il presidente di Assoambiente Chicco Testa.

Da sempre difensore indefesso di petrolio e gas, delle magnifiche e progressive sorti nucleari, oltre che di inceneritori e grandi opere, e da sempre solerte fustigatore dei comitati, dei movimenti e delle associazioni schierate a difesa dei territori, che ha sovente tacciato di atteggiamento "nimby" (acronimo di "not in my backyard", non nel mio giardino), adesso scopre improvvisamente l'importanza della tutela dei paesaggi unici e irripetibili, del turismo, delle fragilità ecosistemiche, della biodiversità, tutte priorità che onestamente non mi erano mai sembrate in cima ai suoi pensieri.

Ma che adesso, per l'appunto, sarebbero messe in serio pericolo dall'invasione di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, tanto che il buon Chicco esorta la Regione Toscana ad un'interpretazione restrittiva del recente decreto Aree idonee del Governo, tale da bloccare in pratica tutto il territorio regionale, se si seguissero i suoi suggerimenti.

Che dire? Il tentativo, ormai disperato - si deve dire anche un po' goffo e imbarazzante - del sistema di potere fossile di questo Paese di bloccare o comunque rallentare l'installazione di impianti di produzione eolica e fotovoltaica usando la scusa del paesaggio, è ormai talmente palese e plateale, che non consente più zone grigie: chi era disponibile a capire lo ha capito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la difesa del paesaggio è "pelosa", evidentemente un pretesto.

Personalmente ne ho chiara contezza da quando, nel 2011, in Consiglio regionale, mi ritrovai praticamente da solo a combattere la vandea anti fotovoltaico che aveva stranamente colpito in contemporanea tutte le regioni italiane, e con la quale, bipartisan, destra e sinistra, affossarono, al grido di "fermiamo lo scempio", l'inizio sprint che aveva avuto la transizione energetica italiana, ponendoci in posizione di leadership mondiale, ma evidentemente mettendo in discussione qualche profitto intoccabile.

Stavolta, caro Chicco, non ci faremo cogliere impreparati. La gente, io credo, in grande maggioranza, l'ha capita, la partita che si sta giocando. E quanto siano pretestuose certe improvvise preoccupazioni "ambientaliste" e "paesaggiste". E credo lo abbiano capito anche le istituzioni regionali, o almeno lo voglio davvero sperare.

Non c'è più trippa per gatti, ne sono sicuro. Anche perché ormai il fotovoltaico e l'eolico hanno dilagato in tutto il mondo, e che non facciano alcun male è comprovato dai fatti. Portogallo, Scozia, Grecia, Spagna, pullulano di pale eoliche, ma di contraccolpi al turismo, nemmeno l'ombra. Stragi di uccelli, nessuna notizia. Impatti sulla biodiversità, non riportati da un solo paper scientifico in tutta la letteratura mondiale. Meno che mai impatti sull'assetto idrogeologico, sismico, o consimili amenità.

L'unico contraccolpo registrato al momento, è la diminuzione dell'impiego di fonti fossili, per adesso nella produzione di energia elettrica. Cosa che certo dispiace ad alcuni, ma di cui la stragrande maggioranza degli esseri umani penso sia più che pronta a farsi agevolmente una ragione.

Mauro Romanelli

Mauro Romanelli, biologo genetista. Ha fatto attività politica in Verdi, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Italiana, Potere al Popolo. È stato Consigliere Regionale della Toscana e Assessore Provinciale di Firenze. Attivista climatico, divulgatore, autore del libro "La Risposta". Co-fondatore di Ecolobby e Cittadini per l'Italia Rinnovabile. Ha lavorato e lavora nell'assistenza di persone con disabilità. Adesso è Insegnante di Matematica e Scienze.