La democrazia funziona come un sistema naturale: se la polarizzazione riduce la diversità rischia il collasso

«La tassazione progressiva potrebbe ridurre le difficoltà economiche, le tensioni sociali che alimentano la polarizzazione»

[7 Dicembre 2021]

Secondo la nuova edizione speciale “The Dynamics of Political Polarization” di Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), nato da una collaborazione tra la Princeton University e l’Arizona State University (ASU e che presenta una serie di nuovi studi che esaminano la polarizzazione politica come un insieme di sistemi complessi in continua evoluzione, «Proprio come un ecosistema sovrasfruttato, il panorama politico sempre più polarizzato negli Stati Uniti – e in gran parte del mondo – sta vivendo una catastrofica perdita di diversità che minaccia la resilienza non solo della democrazia, ma anche della società». Si tratta di un lavoro che ha impegnato 15 gruppi interdisciplinari di scienziati politici e teorici dei sistemi complessi nelle scienze naturali e nell’ingegneria  che hanno cercato di capire come si produce la polarizzazione politica e come viene influenzata nel tempo dalle azioni e dalle interazioni dei singoli elettori, di chi è al potere e dei vari social network.

All’High Meadows Environmental Institute (HMEI) della Princeton University  dicono che «In definitiva, poiché le interazioni sociali e le decisioni individuali isolano le persone in pochi campi intrattabili, il sistema politico diventa incapace di affrontare la gamma dei problemi – o formulare la varietà di soluzioni – necessarie affinché il governo funzioni e fornisca i servizi critici per la società».

Nell’introduzione agli studi, gli editor Simon Levin, professore di  ecologia e biologia evoluzionistica  alla Princeton, Helen Milner, professoressa di affari pubblici alla BC Forbes e p di politica e affari internazionali alla Princeton, e Charles Perrings, professore di economia ambientale all’ASU.<, scrivono che «La prospettiva dei sistemi complessi dimostra che la perdita di diversità associata alla polarizzazione mina la cooperazione e la capacità delle società di fornire i beni pubblici che rendono la società sana. La polarizzazione è un processo dinamico ed è ciò che la teoria della complessità può aiutarci a capire meglio. Come hanno dimostrato in altri contesti gli scienziati ambientali e della complessità, il mantenimento della diversità è fondamentale per far prosperare e spesso a sopravvivere molti sistemi».

Levin sottolinea che «I sistemi adattativi complessi sono diffusi in campi che vanno dalla fisica e ai sistemi finanziari, ai sistemi naturali guidati dall’evoluzione ed ai sistemi socioeconomici-politici. Questi sistemi sono composti da agenti individuali, nei quali esiste un’interazione, e forse una coevoluzione, tra gli atteggiamenti e le azioni dei singoli agenti e le proprietà emergenti dei sistemi a cui appartengono. In queste applicazioni, ci sono sfide simili che comportano la necessità di una meccanica statistica per passare dagli individui ai collettivi, all’emergere di modelli e processi come le norme sociali».

Oer Milner, che è docente associato all’MEI, «Nonostante l’aumento della faziosità, del populismo e della polarizzazione, questi fenomeni non sono stati studiati a fondo come sistemi dinamici costituiti da più componenti interagenti e caratteristiche su larga scala. James Madison aveva sperato che il sistema ideato nella Costituzione avrebbe evitato il tipo di polarizzazione che i Partiti politici possono produrre e che possono minare il funzionamento del governo. Purtroppo, oggi stiamo assistendo  alla polarizzazione e a una conseguente perdita di diversità nella gamma di posizioni nella società negli Stati Uniti e nel mondo. I paper in questo numero [di PNAS] dimostrano da una prospettiva sistemica le forze che portano alla polarizzazione – e alcune delle sue conseguenze – con la speranza che la loro comprensione porterà a una migliore governance».

Gli studi hanno esplorato questioni da come le persone si isolano inconsapevolmente in reti faziose  attraverso i social media e come garantire riforme elettorali di successo utilizzando modelli, a come l’opinione pubblica alimenta l’estremismo tra le élite politiche, nonché i potenziali benefici della polarizzazione nelle giuste circostanze.

Dagli studi emerge che, nella politica dei social network, «Le persone si polarizzano inconsapevolmente abbandonando i follower considerati inaffidabili». Un modello computazionale testato con i dati di Twitter ha dimostrato che «Gli utenti dei social media possono inavvertitamente classificarsi in reti polarizzate da utenti “non seguiti” che prendono in considerazione fonti di notizie non affidabili».

I ricercatori della Princeton University Andy Guess , assistente professore di politica e affari pubblici, Corina Tarnita, professoressa di ecologia e biologia evolutiva, e il pricipale autore, Christopher Tokita, che ha conseguityo il dottorato di ricerca.ai Princeton nel 2021, hanno scoperto che «Quando le persone sono meno reattive alle notizie, il loro ambiente online riesta politicamente misto. Tuttavia, quando gli utenti reagiscono costantemente e condividono articoli dalle loro fonti di notizie preferite, è più probabile che sviluppino reti politicamente isolate, o quelle che i ricercatori chiamano “bolle epistemiche”. Una volta che gli utenti sono in queste bolle, in realtà perdono più articoli di notizie, inclusi quelli dei loro media preferiti».

Guess evidenzia che «Non è difficile trovare prove di discorsi polarizzati sui social media, ma sappiamo meno sui meccanismi di come i social media possono allontanare le persone. Il nostro contributo è mostrare che la polarizzazione dei social network online emerge naturalmente quando le persone curano i loro feed. Controintuitivamente, questo può accadere anche senza conoscere le identità di parte degli altri utenti».

Mentre prima era la politica ad orientare l’opinione pubblica ora sono le oscillazioni dell’elettorato conservatore ad aumentare l’estremismo dei parlamentari di centro-destra. I ricercatori hanno collegato l’attuale estremismo dei membri repubblicani del Congresso Usa  all’opinione pubblica. Mentre è ben documentato che gli americani non sono così polarizzati come le persone che eleggono, lo studio condotto da  Naomi Ehrich Leonard, Edwin S. Wilsey, professore di  Mechanical and Aerospace Engineering a Princeton, Keena Lipsitz , che insegna scienze politiche al Queens College- CUNY, e alla dottoranda di Princeton Anastasia Bizyaeva dimostra che «Gli americani sono ancora in parte responsabili dell’estremismo dei loro rappresentanti eletti». I ricercatori hanno scoperto che «Nel tempo, le oscillazioni conservatrici nell’opinione pubblica – che sono in genere leggermente più ampie e più prolungate delle oscillazioni della sinistra liberal – esacerbano i processi di auto-rafforzamento per i legislatori repubblicani, con cui i legislatori rispondono all’opinione pubblica favorevole rafforzando ulteriormente le proprie posizioni».  Il team di ricercatori ha identificato un punto di svolta oltre il quale il processo di polarizzazione accelera man mano che le forze che lo guidano si estremizzano e le forze che mitigano la polarizzazione vengono sopraffatte e dicono che «I repubblicani potrebbero aver superato questa soglia critica mentre i democratici si stanno avvicinando rapidamente».

Leonard spiega che «Combinando la nostra esperienza sui processi politici con la nostra esperienza sui  feedback e sulla non linearità in processi complessi che variano nel tempo, siamo stati in grado di fare nuove scoperte sui meccanismi che possono spiegare e potenzialmente mitigare la polarizzazione politica. Finora, i modi in cui l’opinione pubblica cambia nel tempo non erano stati implicati nella polarizzazione politica dei legislatori. Tuttavia, tenendo conto della non linearità nel modo in cui i legislatori rispondono all’opinione pubblica, dimostriamo che queste differenze contano in modo significativo e che piccole differenze nelle oscillazioni dell’opinione pubblica possono infatti portare a grandi cambiamenti nella polarizzazione. Sono fiducioso che gli strumenti analitici che abbiamo sviluppato per questo studio si dimostreranno utili per trovare modi per rallentare il trend».

E non è un caso che, proprio mentre la destra-centro italiana va in tutt’altra direzione, dagli studi pubblicati su PNAS emerge che «La tassazione progressiva potrebbe ridurre le difficoltà economiche, le tensioni sociali che alimentano la polarizzazione».

Secondo lo studio realizzato da Nolan McCarty, Susan Dod Brown, professoressa di  Politics and Public Affairs alla Princeton, e Joshua Plotkin, che insegna scienze naturali all’uiversità della Pennsylvania , «Il conflitto tra gruppi innescato da difficoltà economiche può ridurre le interazioni sociali ed economiche, che a loro volta esacerbano ulteriormente il declino economico e la polarizzazione politica, I risultati suggeriscono che una tassazione progressiva progettata per garantire un’adeguata rete di sicurezza sociale potrebbe aiutare a prevenire le ansie economiche che alimentano i conflitti etnici e razziali».

McCarty ricorda che «Negli ultimi 20 anni, gli Stati Uniti e molti altri Paesi hanno vissuto profondi sconvolgimenti economici, sociali e politici, tra cui crisi economiche, crescenti disuguaglianze, esacerbazione dei conflitti razziali ed etnici e approfondimento della polarizzazione politica. Il nostro documento è un tentativo di comprendere le complesse dinamiche che collegano questi sviluppi ed esplorare modi per interrompere il ciclo negativo».

Lo studio condotto da Fernando Santos, professore all’università di Amsterdam, con Simon Levin, e Yphtach Lelkes, che insegna  comunicazione all’Università della Pennsylvania sottolinea che .

Il problema è che, al centro di una politica sempre più debole, meno diversificata (in particolare con la scomparsa della sinistra politica) ma più polarizzata (evidentemente il maggioritario non porta la governabilità promessa)  è la diversità dei social network che può intensificare o moderare gli atteggiamenti personali: «I social network a cui le persone appartengono possono “ricablare” i loro atteggiamenti personali nel tempo per riflettere le opinioni delle persone a cui sono legati, I ricercatori hanno scoperto che quando le persone si connettono preferenzialmente a persone con opinioni simili, creano una camera di eco che polarizza sempre più le opinioni di tutti nella rete. D’altra parte, le persone che fanno parte di una rete composta da una varietà di punti di vista tendono a moderarsi a vicenda. Capire che i social network influenzano la polarizzazione, piuttosto che semplicemente rifletterla, potrebbe essere cruciale nello sviluppo di interventi per frenare la polarizzazione online e la diffusione dell’estremismo politico, riferiscono i ricercatori».

Levin fa notare che «Questo è un fenomeno relativamente nuovo e, come altri meccanismi di Internet e dei media, ha probabilmente accelerato e rafforzato la segmentazione delle nostre società».

Ma la polarizzazioner  non è sempre un danno: «Può giovare alla società quando le parti opposte sono costituite da popolazioni diverse». A dirlo la ricerca guidata da Vitor Vasconcelos , dell’Università di Amsterdam e del suo team composto da Elke Weber, Sara Constantino, Levin  e McDonnell della Princeton University, secondo i quali «La polarizzazione può effettivamente avvantaggiare la società quando i punti di vista opposti rappresentano ciascuno una varietà di persone e comunità con valori condivisi,. La polarizzazione diventa dannosa quando segrega i social network ed esclude le informazioni sulle preferenze delle persone diverse dai vicini. La cooperazione diventa meno probabile quando queste reti locali distorcono o minano il valore della collaborazione con gli oppositori, il che può comportare una serie di effetti tra cui l’indebolimento dei processi democratici».

Sembra la descrizione dell’asfittica politica italiana che nella sua corsa al centro è esplosa a destra, polverizzandosi in molti egoismi che non vogliono il cambiamento ma contendersi l’esistente, magari sbranandosi su Facebook.

Weber riassume: «Le società pluralistiche prosperano quando i membri con valori e convinzioni diversi riescono a discutere queste differenze e sfruttarle per generare soluzioni vantaggiose per tutti. Il nostro documento mostra che i benefici collettivi sono ridotti dalla polarizzazione dei social network che limitano la comunicazione e la negoziazione attraverso linee di parte, non dal fatto che non siamo d’accordo sui valori».

Poi ci sono le  variazioni locali negli atteggiamenti politici che possono portare alla polarizzazione, in particolare dopo  disordini politici. E il tema della la ricerca guidata da Olivia Chu, una biologia quantitativa e computazionale della Princeton, e dei suoi coautori Grigore Pop-Eleches , professore di politica e affari internazionali, e Jonathan Donges , dell’HMEI e del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK)  che hanno implementato un adaptive voter model – che viene utilizzato per studiare le dinamiche di opinione – in tutta l’Ucraina per determinare in che modo le percezioni delle persone sull’Unione europea differivano in base a come le persone nelle loro comunità e circoli sociali discutevano di rivoluzioni, proteste di massa e altri shock politici.

Pop-Eleches.dicde che «La nostra ricerca dimostra che, piuttosto che trascinare tutti, l’effetto delle rivoluzioni su come le persone pensano alla politica dipende in parte dagli atteggiamenti delle persone con cui parlano di politica. “Coloro che parlano principalmente con i sostenitori della rivoluzione rischiano di cambiare le loro opinioni nella direzione opposta rispetto a coloro che parlano con gli oppositori. Ciò può portare a sacche di maggiore polarizzazione anche nei Paesi in cui la maggior parte delle persone sostiene gli obiettivi della rivoluzione».

Uno studio condotto da Corina Tarnita e Mari Kawakatsu del Princeton’s Program in Applied and Computational Mathematics, insieme a Levin e Lelkes,  ha esaminato come le interazioni interpersonali di partito possono indebolire i processi che gli estensori della Costituzione degli Stati Uniti consideravano salvaguardie contro le fazioni e la polarizzazione. I ricercatori si sono ispirati al saggio di James Madison, “Federalist No. 10” nel quale i sosteneva che una repubblica mitiga i pericoli delle fazioni favorendo una diversità di interessi politici. Ma gli americani oggi si preoccupano di molte più questioni politiche rispetto a 75 anni fa, eppure la polarizzazione è peggiore. Per indagare il possibile ruolo che le interazioni tra cittadini appartenenti a una parte politica avolgono in questo puzzle, gli autori hanno sviluppato un modello teorico di evoluzione culturale e la loro analisi ha confermato l’intuizione di Madison: «La coesione sociale aumenta quando gli individui si preoccupano di una maggiore diversità di questioni. Ma c’è una svolta: in condizioni di estrema faziosità, l’apertura degli individui all’apprendimento da parte di coetanei con un’ideologia politica diversa è diminuita. Questo porta a un maggiore tribalismo politico che riduce drasticamente la diversità degli interessi, il che porta a un alto cameratismo all’interno dell’ideologia e a una maggiore polarizzazione».

Ma i ricercatori hanno anche trovato un lato positivo: «Gli effetti dannosi dell’estrema faziosità sono sostanziali solo quando gli individui si affidano principalmente ai coetanei sociali per plasmare le proprie opinioni e strategie e sono limitati nella loro esplorazione indipendente».

Per Tarnita, «Il nostro modello suggerisce che perseguire attivamente l’apprendimento al di là della propria rete sociale è fondamentale per mantenere una società coesa» e Kawakatsu aggiunge; «Sebbene sia la formazione dell’opinione che la cooperazione siano argomenti ben esplorati, capiamo relativamente poco delle dinamiche accoppiate di cooperazione e polarizzazione. Le interazioni inaspettate che abbiamo trovato tra faziosità, cooperazione ed esplorazione indipendente evidenziano la necessità di studiare la polarizzazione in un contesto accoppiato e multilivello».

Secondo un’analisi condotta da Sam Wang , professore di  neuroscienze  e direttore dell’Electoral Innovation Lab a Princeton, «La teoria dei sistemi complessi può portare a una comprensione più profonda, a una migliore progettazione di riforme durature per la democrazia americana. Le  implicazioni delle riforme democratiche come il voto a scelta classificata e la riorganizzazione dei distretti dei cittadini possono essere comprese meglio utilizzando la teoria dei sistemi dinamici basata su ingegneria e biologia» .

Wang e un team multi-istituzionale di scienziati politici dicono che «La teoria basata sui sistemi tipicamente utilizzata nelle scienze può aiutare a comprendere la miriade di interazioni che portano alle attuali debolezze della democrazia americana: istituzioni particolarmente polarizzate, rappresentanti insensibili e l’abilità di una fazione degli elettori di ottenere il potere a spese della maggioranza. Concetti come non linearità e amplificazione, feedback positivo e negativo e integrazione nel tempo possono aiutare a identificare i problemi nella rappresentanza e nel potere istituzionale. Allo stesso modo, in un contesto di complesse interazioni di rete, l’efficacia di qualsiasi proposta di riforma è difficile da prevedere. Una descrizione matematicamente ricca di come interagiscono i meccanismi elettorali può massimizzare gli impatti delle riforme nel contesto delle politiche e delle procedure dei singoli Stati».

Wang. Conclude; «Il nostro obiettivo principale era tradurre il sistema politico americano in una struttura di sistemi matematici complessi che promuovesse la partecipazione degli studiosi delle scienze naturali. Vogliamo incoraggiare gli scienziati naturali a costruire modelli che riproducono fenomeni politici, creare simulazioni per esplorare scenari alternativi e progettare interventi che possano migliorare la funzione della democrazia. Questi obiettivi sono analoghi a quelli degli ingegneri: comprendere un sistema fatto di molte parti abbastanza bene da apportare riparazioni o miglioramenti».