Alla Cop26 è iniziata davvero la fine del carbone? La difficile strada verso una transizione giusta

Il Business as usual è finito. Tutti gli impegni presi a Glasgow da Paesi, banche, imprese e donatori

[5 Novembre 2021]

Negli ultimi 6 anni passati dall’adozione dell’accordo di Parigi c’è stato un calo del 76% nel numero di nuove centrali a carbone pianificate a livello globale che equivale alla cancellazione di oltre 1.000 GW di nuove centrali a carbone, ma secondo la presidenza britannica della 26esima Conferenza delle parti Onu sul clima, ieri a Glasgow la COP26 Unfccc ha consegnato il carbone alla storia e Paesi, banche e organizzazioni abbandonano sempre di più  il combustibile fossile che è il più grande contributore al cambiamento climatico, mentre l’ampiezza degli impegni presi ieri all’Energy Day della COP26, «Segnala che il mondo si sta muovendo verso un futuro rinnovabile».

Almeno 23 Paesi, comprese tra cui Indonesia, Vietnam, Polonia, Corea del Sud, Egitto, Spagna, Nepal, Singapore, Cile e Ucraina hanno preso nuovi impegni per eliminare gradualmente l’energia a carbone e con il nuovo “Global Coal to Clean Power Transition Statement” i Paesi si sono anche impegnati ad aumentare l’energia pulita e ad assicurare una transizione giusta dal carbone. Annunci che fanno seguito a un crollo dei finanziamenti al carbone perché i Paesi sviluppati hanno promesso un nuovo sostegno ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli a compiere la transizione verso l’energia pulita.  All’Energy Day della COP26 anche banche e istituzioni finanziarie, compresi istituti di credito internazionali come HSBC, Fidelity International ed Ethos, hanno preso impegni storici per porre fine al finanziamento del carbone senza sosta.

La presidenza UK della COP26 ricorda che «Questo fa seguito ai recenti annunci da parte di Cina, Giappone e Corea del Sud di porre fine ai finanziamenti esteri del carbone, il che significa che ora tutti i finanziamenti pubblici internazionali significativi per l’energia a carbone sono effettivamente terminati. Inoltre, un gruppo di 25 paesi, tra cui Italia, Canada, Stati Uniti e Danimarca, partner della COP26, insieme a istituzioni finanziarie pubbliche, hanno firmato una dichiarazione congiunta guidata dal Regno Unito che si impegna a porre fine al sostegno pubblico internazionale al settore dell’energia da combustibili fossili entro la fine del 2022, privilegiando invece il sostegno alla transizione verso l’energia pulita.

La presidenza della COP26 fa notare che «Complessivamente, questo potrebbe spostare circa 17,8 miliardi di dollari all’anno di sostegno pubblico dai combustibili fossili alla transizione verso l’energia pulita. I Paesi in via di sviluppo tra cui l’Etiopia, le Figi e le Isole Marshall hanno offerto il loro sostegno, segnalando una crescente unità. Si tratta di un’agenda inclusiva che deve riconoscere lo sviluppo e le esigenze energetiche di tutte le economie. Questo è un passo storico. E’ la prima volta che una presidenza della COP ha dato priorità a questo problema e ha fissato una data audace per la fine del finanziamento internazionale dei combustibili fossili. La COP26 ha stabilito un nuovo gold standard per l’allineamento a Parigi delle finanze pubbliche internazionali e invia un chiaro segnale da seguire per gli investitori privati».

Secondo Jonathan Sims, analista senior di Carbon Tracker, il Global Coal to Clean Power Transition Statement è un passo avanti: «I nuovi impegni dei Paesi a porre fine alla costruzione di nuove centrali a carbone, che è vitale se si vogliono raggiungere gli obiettivi climatici a lungo termine, inviano un forte segnale che il carbone è fuori produzione. A livello globale, se costruite le nuove centrali farebbero fatica a recuperare il loro investimento iniziale e probabilmente sarebbero costrette a chiudere in significativamente prima della fine del loro ciclo di vita pianificato. Il crescente riconoscimento di questa realtà a livello sia ambientale che economico dovrebbe incoraggiare le nazioni con le restanti pipelines di centrali a carbone di nuova costruzione ad abbandonare tali piani e unirsi al resto del mondo nell’andare verso un futuro di energia pulita».

Però Sims  ricorda che a Glasgow non è stata decretata la fine del carbone e che «Per le unità a carbone esistenti, sebbene siano ben accetti nuovi impegni per l’eliminazione graduale della capacità residua, spetta ora alle nazioni che hanno accettato questo impegno di consolidare questi obiettivi identificando specifici anni target per la loro  graduale eliminazione il prima possibile».

Sembra andare in questa direzione il fatto che, durante l’Energy Day della COP26, altri 28 Paesi e organizzazioni – compresi Cile e Singapore –  hanno  aderito alla più grande alleanza mondiale per l’eliminazione graduale del carbone: la Powering Past Coal Alliance, unendosi a più di 160 Paesi, istituzioni locali e imprese

20 Nuovi paesi, tra i quali  Vietnam, Marocco e Polonia, si sono impegnati a non costruire nuove centrali a carbone, in linea con gli annunci simili fatti nel 2020 da Pakistan, Malaysia e Filippine, e sulla base del No New Coal Power Compact lanciato a settembre da Sri Lanka, Cile, Montenegro e partner europei.

Al l’Energy Day della COP26, con annunci separati, le principali economie emergenti hanno compiuto passi significativi per passare dal carbone all’energia pulita. India, Indonesia, Filippine e Sud Africa hanno annunciato partnership con i Climate Investment Funds per accelerare le loro transizioni dall’energia a carbone, sostenuti da un finanziamento da 2 miliardi di dollari. L’Indonesia e le Filippine hanno annunciato partnership pionieristiche con la Banca asiatica di sviluppo per sostenere il prepensionamento delle centrali a carbone.  Impegni che hanno fatto seguito l’innovativo accordo da 8,5 miliardi di dollari per sostenere la transizione equa del Sudafrica verso l’energia pulita annunciato il 2 novembre alla COP26  al vertice dei leader mondiali.

Il presidente della COP26, Alok Sharma, ha dichiarato: «Fin dall’inizio della Presidenza del Regno Unito, siamo stati chiari sul fatto che la COP26 deve essere la COP che consegna il carbone alla storia. Con questi impegni ambiziosi a cui assistiamo oggi, la fine dell’energia dal carbone è ormai in vista. Assicurare una coalizione di 190 soggetti per eliminare gradualmente l’energia a carbone e porre fine al sostegno a nuove centrali elettriche a carbone e la Just Transition Declaration firmata oggi, dimostrano un vero impegno internazionale a non lasciare indietro nessuna nazione. Insieme possiamo accelerare l’accesso all’elettricità per più di tre quarti di miliardo di persone che attualmente non hanno accesso, consegnando la povertà energetica alla storia mentre creiamo il futuro di energia pulita necessario per mantenere vivo  l’1,5».

Lorenzo Sani, power and data analyst di Carbon Tracker, è fiducioso ma mette in guardia su un rischio: «Il Business as usual è finito. Quest’ultimi annunci aumentano la probabilità che si materializzi il rischio di stranded assets  che abbiamo identificato nel nostro rapporto  Taking Stock of Coal Risks . Secondo il nostro studio, l’eliminazione graduale dell’energia a carbone entro il 2040 lascerà 121 miliardi di dollari di assts bloccati nelle borse globali. I mercati asiatici potrebbero pagare il prezzo più alto sopportando fino al 90% del rischio di stranded assets che abbiamo identificato, con perdite fino a 59 miliardi di dollari solo su Mumbai. Le companies dovranno adottare programmi di phasing graduale pianificati per ritirare i loro impianti e ridurre al minimo le perdite per azionisti e investitori».

Sembrano andare in questo senso alcuni degli altri annunci fatti sull’Energy Day che includono:

Una partnership strategica tra l’Energy Transition Council e la Global Energy Alliance for People and Planet (GEAPP). Il GEAPP, annunciato il 2 novembre con un finanziamento di 10 miliardi di dollari da parte di istituzioni filantropiche e banche di sviluppo, punta a fornire energia pulita e rinnovabile a 1 miliardo di persone nelle economie in via di sviluppo ed emergenti e a creare 150 milioni di posti di lavoro verdi entro il 2030. La partnership includerà fino a 25 milioni di sterline da parte della GEAPP per sostenere lo strumento di risposta rapida dell’Energy Transition Council’s Rapid Response Facility.

14 Paesi, tra cui India, Indonesia, Giappone e Nigeria, si sono impegnati per il più grande aumento mai visto in termini di efficienza dei prodotti sottoscrivendo l’obiettivo globale di raddoppiare l’efficienza di illuminazione, raffreddamento, motori e refrigerazione entro il 2030 con il supporto dell’iniziativa EP100 del Climate Group di 129 imprese.

Il direttore esecutivo dell’International energy agency (IEA), Fatih Birol, ha commentato: «L’analisi dell’IEA mostra chiaramente l’importanza dell’efficienza energetica per raggiungere le emissioni net zero a livello globale. Le politiche per migliorare l’efficienza dei prodotti hanno già contribuito a dimezzare il consumo energetico dei principali elettrodomestici in molti mercati, consentendo ai consumatori di beneficiare di risparmi significativi e allo stesso tempo di ridurre le emissioni di gas serra. Accolgo con favore gli impegni dei governi che hanno sottoscritto il nostro invito all’azione. Speriamo di vedere presto più Paesi unirsi e non vediamo l’ora di lavorare con tutti loro per offrire i significativi vantaggi economici, sociali e ambientali dell’efficienza energetica».

Il lancio della Green Hydrogen Alliances  con l’adesione di 6 Paesi africani e 5 Paesi dell’America Latina. Mirano punta ad avviare lo sviluppo di milioni di tonnellate di idrogeno verde, affidabile vicino al net zero di carbonio da utilizzare nelle industrie nazionali e internazionali in tutto il mondo.

Gonzalo Muñoz e Nigel Topping, High Level Climate Action Champions hanno evidenziato che «Con una crescita dell’80% nel loro impegno di capacità, da 25 a 45 gigawatt di elettrolisi, in un anno, la Green Hydrogen Catapult e i suoi membri dimostrano il potenziale a breve termine per una crescita esponenziale dell’idrogeno verde, resa possibile dal sostegno politico locale e globale e dall’interesse in rapida crescita dei clienti. E’ fantastico vedere l’ambizione nella diffusione delle energie rinnovabili, con i membri di Race to Zero che si impegnano a raggiungere oltre 750 GW di capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030. Questo crescerà solo man mano che più imprese energetiche si uniranno alla Race to Zero emissions e le ambizioni di decarbonizzazione continueranno ad aumentare, a testimonianza del progresso esponenziale che abbiamo visto fino ad oggi nel settore».