Per una filiera ittica sostenibile: finanza green, certificazioni e nuovi modelli di business al servizio dell’innovazione

Gli scenari emersi da Capraia Smart Island Filiera Ittica Sostenibile

[18 Settembre 2020]

Dal secondo webinar della prima edizione di Capraia Smart Island Filiera Ittica Sostenibile, è emerso che «Sono sempre di più i progetti portati avanti nel territorio italiano che declinano in modo efficace il tema dell’innovazione sostenibile. Best practices che integrano in modo efficace le opportunità offerte dalla tecnologia mettendole a servizio di nuovi modelli operativi incentrati sulla sostenibilità. Si tratta di esempi concreti di aziende che hanno saputo conciliare al meglio le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, creando un equilibrio virtuoso tra ambito economico, ambientale e sociale. Per raggiungere questi risultati un elemento chiave è stata la capacità di porre al centro una gestione aziendale permeata da una visione sinergica e integrata, in grado di abbinare sapientemente a modelli di business circolari le soluzioni più all’avanguardia frutto della ricerca tecnologica. Il tutto con l’obiettivo di affrontare il mercato in modo vincente».

Capraia Smart Island – Filiera Ittica Sostenibile ha il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Capraia Isola, Accademia dei Georgofili, Legambiente, Kyoto Club, Parco Nazionale Arcipelago Toscano, CNR IIA, Enea. E’ realizzato con il contributo di Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop. Altri sponsor sono Skretting Italia Spa, CCPB, Marine Stewardship Council, ASA spa, BiofoamTM by Be Wi Synbra, Federunacoma, Novamont, Legacoop Toscana, Acquainbrick, Azienda Servizi Ambientali Spa. L’iniziativa p inolre promossa in collaborazione con Itabia – Italian Biomass Association. Il webinar fa parte del programma di appuntamenti della sezione “Dintorni del Festival” dell’edizione 2020 del Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

Il direttore generale della pesca marittima e dell’acquacoltura del ministero delle politiche agricole e forestali, Riccardo Rigillo, ha detto che «Il rilancio del settore della pesca può avvenire solo attraverso l’adozione di misure che promuovono, in misura decisa, la filiera ittica sostenibile; attraverso la certificazione delle modalità di cattura, della conservazione e della vendita del prodotto, la tutela della risorsa e la formazione degli operatori. In una visione moderna della pesca, infatti, il prelievo della risorsa costituisce solo una parte dell’intera filiera. In questo modo, la pesca potrà diventare un’opportunità per i giovani che sapranno “inventare” una nuova tipologia di lavoro, che fonda le radici nella tradizione e cultura marinara del nostro Paese ma, allo stesso tempo, si proietta verso un’ attività imprenditoriale».

Tanti i temi affrontati dal convegno vanno dall’economia circolare al ruolo chiave delle certificazioni nel settore ittico, fino alle potenzialità del ricorso a strumenti di finanziamento europei a disposizione delle imprese per promuovere modelli di sviluppo sostenibile. «Un quadro articolato – evidenzia Chimica Verde Bionet  – che mostra come siano variegate le opportunità di crescita per il settore ittico, una filiera che dovrà cercare di sfruttare l’adesione ai paradigmi della sostenibilità come perno su cui far leva per il suo rilancio. In un contesto globale sempre più complesso, alle imprese ittiche è infatti richiesto un cambio di passo, un ripensamento dei loro modelli organizzativi che abbini piano ambientale, economico e sociale. Si tratta di una sfida da cui le realtà del comparto non devono tirarsi indietro, ma che anzi devono sfruttare il più possibile per favorire la crescita del settore».

Paolo Pelusi, direttore del Consorzio Mediterraneo, che ha sottolineato che «L’economia circolare, nell’ambito della green economy, sta avendo sempre più rilievo in sede nazionale ed internazionale come strumento per cercare di ridurre il problema dei rifiuti sia a mare che a terra. Si prevede quindi sia una crescita sempre maggiore degli investimenti in nuove tecnologie che riducano l’utilizzo della plastica a favore di mono- materiali plastici e materiali compostabili, sia l’incentivo di forme di trasformazione/riciclo dei rifiuti efficienti ed ambientalmente ed economicamente sostenibili».

Tanti gli esempi presentati nel corso dei vari interventi del dibattito, iniziative che mostrano concretamente come questi paradigmi operativi green siano declinati in modo vincente nel nostro Paese. Si va dalla produzione di carburante per i pescherecci a partire dai rifiuti recuperati in mare dai pescatori, al riciclo delle reti da pesca e dell’acquacoltura per produrre i filati da utilizzare per altre produzioni industriali. Modelli virtuosi in cui lo scarto di una filiera diventa materia prima di un altro processo produttivo, nell’ambito di processi circolari e a basso impatto ambientale. In questo contesto una carta vincente a disposizione delle imprese è anche quella della diversificazione delle attività legate al settore ittico con iniziative collaterali alla pesca. Si tratta di sinergie virtuose che possono amplificare l’orizzonte dell’adesione ai paradigmi della sostenibilità, moltiplicandone i vantaggi. «La diversificazione – ha spiegato Pelusi – può consistere sia nell’avvio di attività diverse dalla pesca, comunque legate a questa, ma principalmente in attività complementari e quindi fonti integrative di reddito«. Tutte opportunità da cogliere al meglio, adottando uno sguardo olistico e improntato alla collaborazione tra diversi settori.

Giuseppe Lembo, presidente di COISPA e chair of the Expert Group for Technical advice on Organic Production (EGTOP) European Commission, DG Agri. Ha fatto notare che «Il più importante obiettivo della certificazione nel settore è la promozione di un sistema globale di gestione aziendale basato sull’interazione tra le migliori prassi in materia di ambiente e azione per il clima, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali e l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali. In quest’ottica quattro sono gli obiettivi principali da perseguire: contribuire ad una gestione sostenibile delle risorse ittiche a lungo termine; promuovere modalità ed attrezzature di pesca selettive, che riducano al massimo la cattura di individui sottomisura; garantire ai consumatori la qualità e la tracciabilità dei prodotti ittici; garantire che siano rispettate le preferenze di un numero crescente di consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.

Sara Guidelli, direttrice generale Legacoop Agroalimentare, ha concluso: «Quello di cui il settore della pesca e dell’acquacoltura hanno bisogno è una finanza sostenibile, in grado di valutare gli impatti che gli investimenti devono generare. Non si può prescindere da un approccio capace di valorizzare adeguatamente quei progetti che pongano al centro la sostenibilità dell’intera filiera ittica. Per declinare al meglio questi modelli operativi occorre interfacciarsi in modo integrato con varie forme di investimento. Per questo è determinante il rapporto con le banche, con il crowdfunding e con i fondi europei, ma anche con le competenze manageriali, interne ed esterne. In quest’ottica risulta fondamentale affidarsi a società esperte, necessarie per la crescita del settore».