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A livello nazionale e regionale è tempo di valutare la tariffazione unica o altre forme di convergenza

Acqua, ecco i tre motivi per cui le tariffe idriche in Toscana sono più alte della media italiana

Migliorare la protezione delle utenze deboli deve essere la priorità, ma un dibattito pubblico assai confuso non riesce a mettere a fuoco reali problemi e punti di forza
 |  Toscana

È tornato il consueto appuntamento annuale con la “denuncia” delle associazioni dei consumatori sulle tariffe idriche troppo alte in Toscana. E della consueta replica delle autorità che decidono le tariffe (Ait) come anche dei gestori (che le applicano) che correggono i dati pubblicati e provano a spiegare i numeri. Ma tutto inutile, l’anno dopo si ricomincia.

Proviamo dunque a riassumere alcuni punti essenziali, partendo dal ricordare che il servizio idrico integrato è un settore regolato, da ben due autorità pubbliche ed indipendenti: quella locale (Autorità idrica toscana - Ait) e quella nazionale (Arera). Questi due enti, istituiti per legge, definiscono (soprattutto Arera) i criteri di calcolo delle tariffe, che Ait e gestori applicano, anche tenendo conto della mole di investimenti da fare (questi decisi da Ait, nel caso toscano).

Le tariffe di ciascun gestore in Italia, quindi, non sono decise dal gestore, e vengono calcolate secondo un criterio molto dettagliato e rigoroso che riconosce i costi efficienti e il costo di investimento. Niente di arbitrario, nessuna copertura di costi inefficienti.

Primo punto. I calcoli di Federconsumatori sono prima di tutto sbagliati, perché applicano le varie articolazioni tariffarie locali ad un volume “medio” di consumi pari a 150 mc anno per famiglia media. Sbagliato perché le famiglie toscane consumano (fortunatamente) poco più di 100 mc/anno (104) come ha opportunamente precisato l’Ait; poiché la “bolletta idrica” è proprio il frutto della moltiplicazione fra tariffe e metri cubi consumati, il risultato della spesa media per famiglia toscana è sovrastimato almeno del 30%.  Da anni lo diciamo agli “analisti” delle associazioni, ma niente, si continua ad utilizzare una media che non ha senso.

Secondo punto. Le tariffe toscane sono nella fascia alta delle tariffe italiane, è vero, ma questo dipende solo da due semplici elementi. La Toscana è stata la prima regione ad applicare la legge Galli e il nuovo metodo tariffario, per cui ha una storia di venti anni di calcoli tariffari fatti secondo la legge, mentre altre parti d’Italia hanno “rinviato” queste decisioni. Soprattutto vuol dire che la Toscana investe di più ad abitante rispetto alle restanti aree del Paese, ed è l’unica che si avvicina e a volte supera uno standard europeo ritenuto “minimo” per una corretta gestione: 100 euro ad abitante. Basta guardare il grafico prodotto da Arera per capire che il differenziale di tariffa fra Toscana (centro Italia) e resto d’Italia dipende quasi esclusivamente dalla dimensione degli investimenti fatti e in corso, il cui costo va in tariffa. L’altra parte di differenza riguarda il fattore densità: i gestori toscani sono sì area vasta, e hanno territori molto ampi e per molta parte poco abitati, a cui il servizio è comunque (ovviamente) garantito.

valori servizio idrico sbandati

Come si nota, la differenza di valori totali è riconducibile quasi per intero al valore dei costi di capitale (investimenti) e dal Foni (che è una componente tariffaria per gli investimenti) mentre il confronto fra i costi operativi è sostanzialmente simile.

Terzo punto. I paragoni vanno fatti fra realtà simili e soprattutto con il benchmark europeo, con Paesi che hanno ormai stabilmente tariffe sopra i 5 euro al metro cubo. Le tariffe toscane saranno le più alte di Italia ma sono le più basse d’Europa. Fare il confronto con Milano è un chiaro esercizio di malafede: a Milano c’è una densità elevatissima (7.520 abitanti per kmq, mentre Acquedotto del Fiora ha 53 ab/kmq) e anche il confronto con le estensioni di rete per abitante è simile. Al tempo stesso dispone di una risorsa idrica presente a pochi centimetri sottoterra, di buona qualità e intercettata dalla rete della metropolitana – non a caso il gestore idrico è la stessa società che gestisce la underground meneghina, Metropolitana Milanese spa. Cosa ben diversa dalla situazione fiorentina, dove si potabilizza l’acqua dell’Arno ricorrendo ai migliori sistemi di potabilizzazione, efficaci ma costosi. Ma anche il confronto con alcune realtà del sud è sbagliato, considerato il basso livello di servizio di molte parti di quelle zone, gli investimenti procapite bassi, e la mancanza di depurazione per cui sono in corso procedure di infrazione europee (chiuse invece in Toscana, proprio grazie agli investimenti messi in campo).

Le tariffe idriche sono destinate a riallinearsi in tutta Italia ai valori toscani, e poi europei. Difficile immaginare un andamento diverso, considerando che si applica il principio di chi inquina paga (per le acque reflue) e di recupero pieno dei costi per tutto il servizio (quindi contributi pubblici quasi azzerati). Gli investimenti da fare sono giganteschi e sono aumentati con le nuove direttive acque potabili ed acque reflue, in generale con i provvedimenti legati al Green deal (riuso, riciclo, adattamento ai cambiamenti, invasi, stoccaggi, reti fognarie più capienti, gestione delle acque meteoriche, efficienza energetica) che servono a incrementare la sostenibilità e la resilienza dei territori.

Che fare, dunque? Probabilmente è tempo di valutare proposte che riducano il differenziale fra le diverse tariffe regionali e nazionali, come la tariffazione unica o forme di convergenza, che non penalizzino gli utenti che abitano in zone poco dense o che risorse idriche più costose da trattare.

Va poi reso sempre più efficace il meccanismo dei bonus idrici, per proteggere le fasce deboli e le famiglie a basso reddito. Tutte le analisi sull’impatto delle tariffe idriche sui bilanci familiari ci dicono che i valori di costo attuali (anche i più alti) non incidono sulle famiglie a reddito medio e medio alto, mentre gli effetti (in percentuale sul reddito disponibile) sulle famiglie a basso reddito sono diventati importanti.

Parlare di tariffa media come problema economico e sociale non ha molto senso, mentre invece migliorare la protezione delle utenze deboli deve essere la priorità dei regolatori e delle aziende.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).