Aree idonee, gli ambientalisti chiedono alla Regione Toscana di non ripetere l’errore della Sardegna
La Regione Sardegna ha prima sancito una moratoria per uno stop fino a 18 mesi per l’installazione di impianti rinnovabili (impugnata addirittura dal Governo Meloni), per poi approvare a fine settembre un ddl per l’individuazione delle aree idonee che punta a escludere il 99% del territorio sardo. Risultato? Transizione ecologica ferma, e comitati comunque in protesta.
Se anche le altre Regioni d’Italia seguiranno il modello sardo, il 96% del territorio nazionale sarà dichiarato inidoneo agli impianti rinnovabili, condannando il Paese alla dipendenza fossile e alla chimera nucleare. Ma gli ambientalisti non ci stanno. A partire dalla Toscana, dove 17 associazioni – da Legambiente al Kyoto club, dal Wwf a Greenpeace – hanno rivolto un appello alla Regione affinché colga la definizione delle aree idonee come un’opportunità di sviluppo anziché per blandire l’area più populista dell’elettorato.
«L'esperienza dei drammatici errori della Giunta Todde in Sardegna – dichiara oggi il presidente dell’associazione Ecolobby, Mauro Romanelli, tra i firmatari dell’appello – che legifera contra legem per compiacere il comitatismo del no, e che poi si ritrova in piazza i medesimi comitati, scontenti di tutto, anche del blocco del 99% del territorio, che chiedono a gran voce le dimissioni della Governatrice stessa, dovrebbe essere di monito, a non intraprendere la via dello sciatto populismo, aprendo un vaso di pandora che poi si rivolterebbe contro in primo luogo proprio a chi l'ha scoperchiato».
Gli esempi per far meglio abbondano. Quali? «Il Governo Starmer in Uk che liberalizza eolico e fotovoltaico a terra – snocciola Romanelli – col Ministro dell'Ambiente che posta video sui social per dire coraggiosamente ai cittadini che questi grandi impianti sono necessari, per l'indipendenza energetica, il lavoro e i costi a carico di cittadini e imprese, Sanchez in Spagna che autorizza 28 GW in un solo giorno, la Germania, la Grecia, la Scozia, il Portogallo, che riempiono il territorio di torri eoliche senza accusare il minimo impatto sul turismo, anzi, semmai il contrario, facendo delle strade di accesso ai parchi eolici nuovi percorsi di visite guidate verso luoghi prima inaccessibili».
Per questo gli ambientalisti toscani chiedono di far spazio sul territorio locale alle rinnovabili, tutte, seppur con un poco comprensibile distinguo sulla geotermia a ciclo aperto (dato che da qui arriva ben il 70% dell’energia rinnovabile toscana, e che la CO2 in uscita dalle centrali toscane a ciclo aperto, come dimostrato dal progetto di ricerca Deep carbon, avrebbe comunque raggiunto l’atmosfera tramite il degassamento naturale dei suoli, a conferma della sostenibilità ambientale – oltre che sanitaria – degli impianti).
«Solo l'Italia pare tergiversare immobilizzata da un conservatorismo devastante, e da paure totalmente infondate e antiscientifiche. È inaccettabile sentir parlare di rischi per la biodiversità, per l'assetto idrogeologico, o di consumo di suolo, a carico di tecnologie che semmai sono soluzioni per queste problemi – conclude Romanelli – Confidiamo che la Toscana saprà essere all'altezza della sua tradizione e della sua cultura legiferando con attenzione e accortezza, ci mancherebbe, ma nello spirito delle direttive europee che sta applicando, che non hanno lo scopo di bloccare, ma piuttosto di accelerare decisamente una transizione che al ritmo a cui sta procedendo adesso non ci serve assolutamente a niente, solo a piangere amare lacrime in futuro».