Trovato per la prima volta in Toscana un tritone alpestre neotenico
Dopo cava Valsora nel comune di Massa e cava Crespina II nel comune di Fivizzano - entrambe site nella provincia di Massa e Carrara - stavolta sono l’Alta Versilia e la provincia di Lucca a festeggiare la presenza certificata di un nuovo habitat protetto con una moltitudine di specie floristiche e faunistiche endemiche presenti in gran numero.
Le acque di un color fluorescente oltre ogni immaginazione, hanno spinto nella scorsa primavera alcuni volontari di Apuane Libere a prendere canoa e remi per lanciarsi all’esplorazione di alcuni laghetti formatisi nei siti estrattivi dismessi presenti nel bacino delle Gobbie ad un tiro di schioppo dal paese di Arni nel territorio di Seravezza: ed i meravigliosi risultati non si sono fatti attendere.
Il monitoraggio ambientale infatti – oltre a certificare la completa rinaturalizzazione di tutte le cave presenti – ha visto un importante presenza riproduttiva e stabile di numerose specie animali protette e botaniche di enorme pregio come giunchi, salici, equiseti, orchidee selvatiche, rondini montane, allocchi, trote Fario lacustri, rospi Bufo Bufo; ma soprattutto, a cava Piastraio, è stata notata per la prima volta in Toscana la presenza di un individuo di Tritone Alpestre Neotenico Leucistico.
Per finire in bellezza è stato censito addirittura un Habitat di interesse comunitario, classificato secondo la Direttiva Habitat 92/43/CEE con il nome di “Acque oligomesotrofiche calcaree con vegetazione bentica di Chara ssp.” il cui codice di riferimento è il numero 3140: nello specifico una bellissima alga formatosi spontaneamente dalla chiusura delle cave e la cui conservazione è minacciata dalla riapertura prevista dai PABE adottati dall’amministrazione comunale di Seravezza.
La corposa relazione tecnico-scientifica che ne è risultata, è stata debitamente inviata via posta elettronica certificata agli enti competenti in materia di tutela ambientale toscana e per conoscenza anche al Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica ed a ISPRA.
«Grazie ad un impegnativo lavoro sul campo – spiega Gianluca Briccolani presidente di Apuane Libere – che ha visto i nostri volontari, coordinati dall’erpetologo carrarino Dottor Gabriele Martinucci, alternarsi giorno e notte nelle varie location per ben quattro mesi, la nostra associazione ambientalista ha potuto inviare una relazione scientifica di ben 87 pagine, non solo al Ministero competente, agli uffici della Regione Toscana ed al Parco Naturale delle Alpi Apuane, ma soprattutto a tutti i consiglieri del comune di Seravezza: compreso quel Sindaco Lorenzo Alessandrini divetuto ormai famoso per voler vendere i mappali di due intere montagne ad una società per azioni. Fin dall’inizio sapevamo che l’intento di questo nostro lavoro sarebbe stato duplice: oltre ad offrire un servizio alla comunità scientifica, doveva servire a mettere con le spalle al muro, quegli organi competenti in materia ambientale e quelle amministrazioni che governano il territorio, i quali non potranno più dire che i siti in questione non si siano rinaturalizzati e quindi che l’estrazione del marmo possa riprendere».
«In oltre trent’anni di inattività – conclude Briccolani - nelle quattro cave oggetto del nostro monitoraggio ambientale ossia Castellaccio, Piastraio-Castellaccio, Piastraio e Conca-Castellina, la natura ha fatto sapientemente il suo corso ed è per questo che ci batteremo in ogni sede giudiziale per opporci al folle progetto proposto dalla giunta Alessandrini di rimettere a reddito questo bellissimo angolo di Apuane e per far stralciare anche questa area contigua di cava, prima che il nuovo Piano Integrato per il Parco delle Alpi Apuane sia definitivamente approvato dal Consiglio Regionale della Toscana».
Apuane Libere