In 12 ore è caduta in Toscana più pioggia di quella attesa nell’intero mese di settembre
L’estate ufficialmente non è ancora finita, ma la Toscana inizia già a fare i conti con un autunno che si preannuncia infuocato dagli eventi meteo estremi, resi sempre più intensi e probabili dalla crisi climatica in corso.
Ieri un intenso nubifragio ha spazzato il territorio della regione, interamente sottoposto a un’allerta meteo arancione: «In 12 ore – spiega il presidente della Regione, Eugenio Giani – sono caduti fino a 150 mm di pioggia, un valore superiore a quello che normalmente si registra nell'intero mese di settembre. La media mensile infatti delle precipitazioni a settembre è di 75 mm a Firenze, 86 mm a Prato e 99 mm a Pistoia».
Oltre 300 operatori, volontari e mezzi del sistema di Protezione civile sono stati impegnati senza sosta per affrontare l'emergenza maltempo in Toscana, insieme a Vigili del fuoco, personale degli enti locali e forze di polizia. L’impatto del nubifragio è stato fortunatamente molto minore rispetto a quello che travolse la Toscana lo scorso novembre, causando 8 morti e danni per 2,7 mld di euro.
Ma i danni sul territorio non sono mancati neanche stavolta. Ad esempio l’area cittadina di Campi Bisenzio, epicentro della passata alluvione, è tornata ad allagarsi; lo stesso è avvenuto sulla costa, a Livorno.
«Una pioggia particolarmente intensa si è abbattuta sulla città, provocato allagamenti in molte zone – conferma il sindaco labronico, Luca Salvetti – Il fenomeno si è verificato pressoché in tutte le aree urbane e cittadine colpite dalla perturbazione, che vanno dalla Liguria fino alla Maremma. Molti adducono questi disagi all’intasamento di caditoie e bocche di lupo. Su queste l’Amministrazione da un anno e mezzo sta investendo attraverso un piano puntuale che quota 600 mila euro. Molto è stato fatto e altro può essere sicuramente migliorato con un monitoraggio ancora più accurato delle 45 mila caditoie e bocche di lupo presenti in città. La realtà vera però è che, di fronte alle “bombe d’acqua”, come ormai sono solite definirsi le precipitazioni ad alta intensità e concentrazione, come quella di ieri va in affanno l’intero sistema fognario delle città. Questi livelli di pioggia, concentrati a volte addirittura in pochi minuti, saturano il sistema delle condutture fognarie che a tratti faticano a smaltire le acque. Siamo convinti che molte delle nostre città necessiterebbero di profonde modifiche dell’intero sistema fognario, per lo più risalente ai decenni successivi al dopo guerra. Si tratta di un lavoro lungo, costoso e invasivo, che stiamo ad esempio sperimentando con i recenti lavori in via Ricasoli. Un lavoro che realmente potrebbe migliorare il quadro complessivo».
La tentazione di iper-semplificare il problema, additando la mancata pulizia delle caditoie come causa primaria degli allagamenti, rischia dunque di far perdere di vista quali sarebbero gli interventi davvero efficaci. Che sono di tipo infrastrutturale.
Dopo l’alluvione del novembre scorso, riconosciuta come emergenza nazionale, la Regione ha presentato al Governo un piano d’interventi da 1,1 mld di euro per mettere in sicurezza il territorio, ma delle risorse necessarie non c’è notizia. Così come, allargando ancora di più il campo d’osservazione, manca un Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica per affrontare la doppia minaccia di siccità e alluvioni. Eppure una prima proposta in merito c’è già: l’ha elaborata la Fondazione Earth and water agenda – nell’ambito del rapporto Water intelligence promosso proprio da Proger – arrivando a stimare la necessità di investimenti da 17,7 mld di euro l’anno per un decennio, dalle soluzioni basate sulla natura agli invasi, dal servizio idrico integrato agli usi agricoli e industriali dell’oro blu.