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Rinnovabili, entro novembre la Giunta Toscana porterà le Aree idonee in Consiglio regionale

Le posizioni di Ecolobby dopo il confronto insieme all’assessora Monni e le altre associazioni locali: «Serve un minimo di 6,6 GW di potenza rinnovabile installata e operativa nel 2030»
 |  Toscana

Venerdì 6 settembre presso la sala Dino Campana della Biblioteca delle Oblate a Firenze si è tenuto il primo tavolo tra l'assessorato all'Ambiente guidato da Monia Monni e le associazioni che avevano chiesto il confronto.

Il piatto forte è stato ovviamente il tema del provvedimento di definizione delle aree idonee, che la Giunta porterà al Consiglio regionale entro novembre e che il Consiglio dovrà approvare entro gennaio 2025.

L'introduzione dell'assessora è stata molto chiara, corretta e condivisibile: il cambiamento climatico non ci lascia più spazio, siamo in una terribile emergenza, e questo ci impegna a rispettare le tempistiche e i numeri stabiliti dal Governo nazionale.

Sono poi intervenuti i dirigenti competenti della Regione Toscana Andrea Rafanelli e David Tei, che hanno illustrato lo stato dell'arte, le tempistiche e i numeri, ovvero la necessità di impiantare in Toscana, di qui al 2030, almeno 4,2 nuovi GW di potenza rinnovabile, dai 2,4 che erano nel 2021, anno preso come punto di riferimento dal decreto del Governo (ad oggi i GW in Toscana sono probabilmente 3).

Dobbiamo dunque arrivare a un minimo di 6,6 GW di potenza rinnovabile installata e operativa, nel 2030, come Regione Toscana. 

Le posizioni di Ecolobby 

A questo proposito, per punti, il commento di Ecolobby:

1. Non possiamo assolutamente prendere a riferimento i target fissati dal Governo Meloni, che è un Governo di destra negazionista, la cui programmazione è stata da tutti giudicata insufficiente, sia per gli obiettivi del Fit for 55 Europeo, che per gli accordi di Parigi.  Dobbiamo prendere a riferimento la dichiarazione dell'ultimo G7, con l'impegno a triplicare la potenza rinnovabile installata rispetto all'attuale (2024). Quindi noi chiediamo che la Regione fissi come obiettivo 9 GW al 2030, non 6,6.

2. Dobbiamo ricordarci anche (questo è stato particolarmente sottolineato nel nostro intervento) che il 2030 è solo una tappa intermedia, ma l'obiettivo finale è la completa decarbonizzazione, nel 2050, di tutto il fabbisogno energetico, non solo elettrico. Il che comporterà una necessità di nuova potenza installata circa quintuplo rispetto ai 4,2 GW previsti dal decreto del Governo. La Toscana deve quindi definire delle aree idonee bastevoli ad ospitare 20-25 GW di nuova potenza rinnovabile, non solo 4.

3. L'assessora ha tenuto molto a sottolineare il ruolo della geotermia e dell'eolico off shore. Segno molto chiaro e un po' preoccupante della timidezza politica nell'approvare impianti rinnovabili sul territorio. Comunque noi siamo molto favorevoli all'eolico off shore. Sulla geotermia, dobbiamo ragionare molto bene. Ora abbiamo la geotermia ad emissioni zero, a totale reiniezione dei fluidi: quella e solo quella può essere considerata rinnovabile e rientrare nel conto dei GW assegnati. Non sarebbe corretto, anzi, non sarebbe probabilmente nemmeno legittimo, inserire nel conto nuovi impianti geotermici che hanno come effetto collaterale la fuoriuscita dal sottosuolo di gas climalteranti e inquinanti. Sarebbe una vera e propria truffa, tanto per capirsi bene. Staremo molto, molto attenti su questo, e chiediamo precise garanzie (la CO2 in uscita dalle centrali toscane a ciclo aperto, come dimostrato dal progetto di ricerca Deep carbon, avrebbe comunque raggiunto l’atmosfera tramite il degassamento naturale dei suoli, a conferma della sostenibilità ambientale – oltre che sanitaria – degli impianti, ndr).

4. L'assessora ha annunciato bandi con risorse importanti per le Comunità energetiche, la solarizzazione degli edifici pubblici, l'efficienza energetica. Ovviamente ci fa più che piacere, e ringraziamo l'assessora per questo. Le chiediamo però di concertare i bandi con le associazioni ambientaliste e le associazioni di settore, in modo da evitare nei bandi rigidità riscontrate in passato, anche se scaturite da buone intenzioni.

5. Con schiettezza abbiamo ribadito all'assessora che non siamo d'accordo col suo attivismo per aumentare il peso delle Regioni nell'iter decisionale sugli impianti rinnovabili. È ovvio che un assessore regionale cerca di far contare il proprio ente di appartenenza. Tutti cercano di dire la loro. Ma dobbiamo ricordarci che in Italia gli iter di approvazione degli impianti rinnovabili durano sette anni, contro un anno e mezzo in Ue, e se questo non cambia abbiamo già fallito gli obiettivi 2030. Le semplificazioni che sono state fatte dal Governo Draghi per mettere in capo allo Stato gli iter decisionali sono sacrosante, le ha pretese, giustamente, l'Unione Europea, e non vanno messe in discussione, anche perchè, è dimostrato, più in basso scendono le competenze, più diventano condizionabili da logiche corporative, comitatistiche, elettoralistiche.

6. Abbiamo ribadito la nostra richiesta che questo tavolo divenga una consulta permanente, e che allarghi i propri orizzonti, oltre l'emergenza della definizione delle aree idonee. Ad esempio due temi sono emersi insistentemente: la necessità di una certa attenzione al tema del disboscamento da biomasse, e al considerare sempre e comunque le biomasse un'energia rinnovabile, e la necessità di un cambiamento del pit per sbloccare il fotovoltaico sui tetti. Siamo d'accordo su entrambi i punti, e sollecitiamo che se ne discuta a breve.

Concludiamo con un appello politico all'assessora Monni, ma anche a tutta la Giunta, alla maggioranza, al governatore Giani.

Siamo una Regione a guida progressista. Dobbiamo avere l'ambizione di stare al livello delle scelte dei governi progressisti di Spagna, Uk, Germania, che non hanno paura di pale e pannelli, non si fanno intimorire da minoranze vocianti e assolutamente ingigantite, come tutti i sondaggi di opinione testimoniano, ma scelgono la via della messa in sicurezza del nostro futuro e dell'economia green che porta solo indotto, vantaggi, lavoro, convenienze ai territori, al contrario di quanto viene detto da comitati e comitatini, senza fondamento scientifico.

Abbiamo assistito alla rinnovata elencazione delle paure che ben conosciamo da parte di associazioni e comitati anti rinnovabili: legittime e quasi sempre in buona fede, ma totalmente prive di fondamento. 

I fatti testimoniano che ovunque si è riempito, letteralmente riempito, il territorio di eolico industriale, non vi è stato neppure un minimo effetto sul turismo, meno che mai sulla biodiversità o sugli assetti idrogeologici.

Non c'è un caso studio, non c'è un paper scientifico a livello mondiale, che segnali niente di tutto questo a carico delle centinaia di migliaia di parchi eolici già esistenti da decenni in Italia e nel mondo, meno che mai fotovoltaici.

Le istituzioni, di fronte a timori infondati, in buona fede ma ingigantiti da un sistema di informazione e di potere conservatore che in buona fede non è, hanno il dovere dell'informazione scientifica, della trasparenza, della correttezza procedurale, di rasserenare e tranquillizzare istituzioni locali e cittadini con attività partecipative e informative, ma hanno anche il dovere della lungimiranza e di non indulgere in scelte demagogiche che pregiudicherebbero pesantemente il nostro comune futuro.

Costruiamo insieme la Toscana rinnovabile. Noi ci siamo.

Mauro Romanelli

Mauro Romanelli, biologo genetista. Ha fatto attività politica in Verdi, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Italiana, Potere al Popolo. È stato Consigliere Regionale della Toscana e Assessore Provinciale di Firenze. Attivista climatico, divulgatore, autore del libro "La Risposta". Co-fondatore di Ecolobby e Cittadini per l'Italia Rinnovabile. Ha lavorato e lavora nell'assistenza di persone con disabilità. Adesso è Insegnante di Matematica e Scienze.