Toscana 2035, servizi pubblici locali sempre più centrali per democrazia e green economy
I prossimi 10 anni saranno decisivi per l’evoluzione della Toscana, che può trovare nello sviluppo dei servizi pubblici locali una bussola per orientarsi in un’era dove le transizioni – ecologica, sociale, digitale – s’intrecciano portando forti cambiamenti nel tessuto sociale.
È quanto emerge dalla triplice indagine che Confservizi Cispel Toscana, l’associazione che riunisce le utility regionali, ha presentato oggi a Firenze rendendo pubblico il lavoro prodotto da tre tra i più importanti istituti di ricerca strategica italiani – Nomisma di Bologna, Ref ricerche di Milano e Utilitatis di Roma –, accompagnato da una lectio magistralis del docente di Economia civile Stefano Zamagni.
«I servizi pubblici sono un elemento necessario per la competitività dei territori – introduce il presidente di Cispel Toscana, Nicola Perini –, che passa in primis dalla coesione sociale. Negli ultimi vent’anni le nostre aziende si sono caratterizzate da importanti processi d’efficientamento, che proseguono oggi con logiche aggregative, ma il prossimo decennio dovrà essere caratterizzato anche e soprattutto dall’accento sui diritti dei cittadini».
Il problema di fondo, al centro della lectio magistralis di Zamagni, è infatti che la democrazia in Toscana, in Italia come in larga parte del mondo occidentale, appare oggi come un modello di governo in profonda crisi; la sfiducia dei cittadini è ormai endemica, e con essa crescono anche le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) che frenano la possibilità di realizzare gli impianti di pubblica utilità – dalla gestione dei rifiuti alla produzione di energia rinnovabile, alle infrastrutture del servizio idrico – che servono per realizzare la transizione ecologica e difendersi così dalla crisi climatica coi suoi innumerevoli rischi.
«Occorre passare dal modello elitistico competitivo a quello della democrazia deliberativa – argomenta Zamagni – La Toscana è la prima e finora unica Regione italiana ad aver approvato una legge in tal senso, e i gestori dei servizi pubblici hanno una funzione fondamentale per promuovere lo sviluppo della democrazia deliberativa», per la quale argomentava in favore anche il compianto collega Pietro Greco. Al contrario, recenti studi mostrano che la deprivazione di servizi pubblici locali apre la strada all’avanzata della destra estrema e delle relative tendenze antidemocratiche.
Ma senza una solida democrazia alle spalle, il tessuto socioeconomico è destinato a deragliare nell’impegnativo programma di cambiamenti che l’aspetta: entro il 2026 andranno completati gli investimenti Pnrr, mentre entro il 2035 si concentrano tutti i principali obiettivi a medio termine della transizione ecologica (Fit for 55, Agenda Onu 2030, stop alle auto a combustibili fossili, etc).
In più, in Toscana in questi 10 anni andranno a scadenza tutte le concessioni più importanti: idriche (fra il ‘24 e il ‘33), rifiuti (fra il ‘33 e il ‘37), Tpl (nel ‘32), per non parlare della geotermia dove è atteso a breve il rinnovo ventennale delle concessioni minerarie.
Tutti trend che imporranno alle aziende di servizio pubblico nuove strategie industriali, organizzative e gestionali, e lo sviluppo di piani di investimento superiori a quelli svolti negli ultimi 20 anni (a livello nazionale Utilitalia parla di 19 miliardi di euro come primo step da parte delle utility nei prossimi anni, mentre la Fondazione Earth and Water Agenda stima la necessità di 176,5 miliardi di euro in investimenti per la sola acqua sui temi della sicurezza idrica ed idrogeologica nei prossimi 10 anni).
La crisi climatica impatta duramente sui settori dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti e dei trasporti. La necessità è quella di portare avanti strategie di decarbonizzazione, sviluppando efficienza energetica e impianti rinnovabili; realizzare le strategie e gli impianti di gestione rifiuti delineati dal nuovo Piano regionale dell’economia circolare in approvazione, minimizzando il ricorso alle discariche; rinnovare totalmente le flotte Tpl, promuovendo veicoli elettrici e servizi di mobilità condivisa; migliorare i servizi di protezione civile e realizzare le infrastrutture dell’acqua (invasi e stoccaggi, soluzioni basate sulla natura, depuratori e dissalatori) necessari a gestire le alluvioni quanto le ricorrenti fasi di siccità.
Il tutto mentre il Paese affronta il suo inverno demografico e diventa sempre più vecchio: nel 2050 gli over65 saranno il 37,1% della popolazione nazionale (erano il 24,1% nel 2022), il che – al netto della necessità di aprire e regolare meglio l’immigrazione – porterà meno consumi di servizi pubblici locali e un aumento della domanda di servizi pubblici di tipo sociale (farmacie, edilizia pubblica), mentre si attende un consolidamento del processo di urbanizzazione a detrimento delle aree interne.
Ci saranno meno lavoratori e sarà sempre più difficile trovarli: si porrà un problema di reclutamento e di mantenimento del capitale umano, e nei prossimi 10/15 anni la trasformazione sarà radicale: stime della Banca d’Italia parlano di una riduzione della forza lavoro in Toscana al 2042 pari a circa 200.000 unità, pari a più di tutti i cittadini di una città come Prato.
La transizione digitale permetterà in parte di sopperire a tali carenze con lo sviluppo di tecnologie come l’intelligenza artificiale e mettendo a disposizione un’enorme quantità di conoscenza, ma questo cambiamento porta alla necessità di nuova formazione per i cittadini-lavoratori-utenti, soprattutto nell’ambito delle cosiddette “abilità caratteriali” (prudenza, coraggio, resilienza, plasticità, etc) e non solo cognitive, come sottolineato da Zamagni. Per farlo, è ancora una volta evidente la necessità di una comunità d’intenti tra politica, amministrazioni e aziende.
«Si apre una fase estremamente impegnativa e il settore dei servizi pubblici vuole esserne protagonista – conclude Perini – Ci attendono anni cruciali per il futuro della Toscana, nei quali sostenibilità, innovazione digitale e inclusione sociale dovranno essere le basi sulle quali dovrà poggiarsi la crescita della nostra Regione. Partiamo da questo lavoro per costruire insieme agli altri attori una Toscana rinnovata e innovativa, ma sempre al servizio della collettività».