Il regionalismo differenziato avanza alla Camera, Wwf: «Spezzatino ingovernabile»
La riforma sul regionalismo differenziato proposta dal ministro Calderoli si appresta ad essere approvata alla Camera dopo che il ddl ha già ricevuto un primo via libera dal Senato, un percorso legislativo fortemente criticato dal Wwf in quanto le nuove forme di autonomia riguarderanno anche la tutela dell’ambiente.
Il ddl consente infatti alle Regioni a statuto ordinario di avere particolari forme di autonomia, previa specifica intesa approvata dal Parlamento: le materie di competenza esclusiva dello Stato (come la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema) vengono trattate in modo identico alle materie che sono anche di competenza regionale.
Facendo così, però, ci si dimentica che, dopo la riforma del 2022 dell’art. 9 della Costituzione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi rientra ormai tra i principi generali della Costituzione.
«Come si potrà – domanda il Wwf – garantire la tutela nazionale e internazionale di un luogo straordinario come la Laguna di Venezia se la sua gestione, come richiesto, sarà affidata alla sola Regione del Veneto? E cosa succederà alla fauna italiana se saranno le regioni a gestire totalmente la materia della caccia quando già ora proprio per le scelte effettuate a livello regionale l’Italia è sottoposta a procedure d’infrazione comunitaria? E in che modo si garantirà l’uniformità di un ecosistema fluviale che attraversa più regioni?».
Non a caso il Panda nazionale sottolinea che la natura (sia essa costituita da boschi, fiumi, falde idriche, fauna selvatica o altro) non riconosca certo i confini amministrativi delle Regioni; le cartografie ufficiali sulle ecoregioni dimostrano come queste, a parte Sicilia e Sardegna (Regioni già a statuto speciale), sono quasi sempre a cavallo di più Regioni per cui una loro amministrazione differenziata creerebbe enormi problemi.
Il Wwf ha dunque documentato come al momento sulle tematiche ambientali, e in particolare su quelle relative alla tutela dell’ecosistema, i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) sono tutt’altro che definiti in modo misurabile per stessa ammissione del Comitato presieduto da Sabino Cassese.
«Il rischio di trasformare la tutela ambientale, a cui è strettamente connessa la tutela della salute e del benessere umano, in uno spezzatino ingovernabile è dunque altissimo – concludono gli ambientalisti – Il pericolo, dunque, non è solo quello di indebolire la tutela, che necessita sempre di approccio omogeneo e coerente, ma di differenziare anche i diritti dei cittadini che saranno più o meno garantiti a seconda della ricchezza delle Regioni di appartenenza».