La crisi abitativa europea dopo la strage climatica in Spagna
L’European Environmental Bureau (EEB), la più grande coalizione ambientalista europea alla quale aderisce anche Legambiente, ha avviato una riflessione su come un'economia circolare possa aiutarci a esorcizzare alcuni dei più grandi demoni che affliggono il nostro pianeta, mentre l'edilizia abitativa, i rifiuti elettronici e la sovrapproduzione assumono una piega inquietante. E lo ha fatto proprio mentre questa storia dell’orrore – e dell’errore – climatica si è mostrata con tutta la sua devastante realtà con le le catastrofiche inondazioni, improvvise e autorigeneranti, che nel sud della Spagna hanno causato oltre e 95 vittime, aggiungendosi al crescente tributo di recenti disastri legati al clima in Europa e nel mondo.
EEB evidenzia che «Eventi come questi sono promemoria tragici e sempre più frequenti dell'urgente necessità di affrontare il collasso climatico e della necessità per l'Europa di rafforzare il proprio impegno per costruire un mondo più resiliente e sostenibile. Rafforzano anche la nostra determinazione a lavorare instancabilmente per promuovere soluzioni che proteggano le nostre comunità e il nostro pianeta da danni futuri. Dobbiamo decarbonizzare più velocemente: tutto, ovunque, tutto in una volta».
Il nostro ambiente costruito, ovvero le case, le scuole, gli uffici e le infrastrutture che supportano la nostra vita quotidiana, è un peso mostruoso per il pianeta. Nell'Unione europea, gli edifici rappresentano il 50% di tutto il materiale estratto e il 40% del consumo energetico. Nonostante i progressi nella riduzione della domanda di energia negli edifici europei, le emissioni complessive di CO2 pro capite continuano ad aumentare.
Ma EEB sottolinea che «Il nostro ambiente edificato è anche pieno di potenziale per affrontare alcune delle più grandi sfide dell'Europa. Dall'aumento dei senzatetto e dalla crisi dell'accessibilità economica alla riduzione della dipendenza energetica e al raggiungimento degli obiettivi climatici, la politica abitativa ha il potenziale per guidare un cambiamento trasformativo. Il pianeta non può più sopportare altre monster house, con i loro occupanti assenti, stanze piene di spifferi e caldaie a gas gorgoglianti».
Ecco perché la coalizione ambientalista europea ha esplorato approcci innovativi che integrano pianificazione sostenibile, materiali moderni e nuove tecnologie per supportare la coesione sociale, la trasformazione industriale e la sostenibilità ambientale e il 4 novembre presenterà la mostra Rethinking European Homes a pochi minuti a piedi dal Parlamento europeo, dove riunirà leader sociali, ambientali e industriali per ripensare le case di domani con soluzioni pratiche e lungimiranti alle sfide dell'Europa.
Con le audizioni dei Commissari europei proposti che inizieranno la prossima settimana, il danese Dan Jørgensen sarà messo alla prova per ricoprire il ruolo di Commissario per l'energia e l'edilizia abitativa. Per EEB, «Unire per la prima volta energia e edilizia abitativa sotto un unico portafoglio è un grande passo nella giusta direzione, che offre speranza per affrontare le principali sfide socio-ecologiche degli edifici. Il mandato di Jørgensen dovrebbe dare priorità all'aumento degli investimenti in alloggi accessibili e dignitosi, alla decarbonizzazione dell'edilizia (incluse le ristrutturazioni) e all'eliminazione graduale del riscaldamento e del raffreddamento a combustibili fossili, in particolare nell'ambito del prossimo Piano europeo per l'edilizia abitativa accessibile. Ci auguriamo di sentire un impegno convincente nell'affrontare i problemi sistemici che portano all'uso inefficiente del patrimonio edilizio, laddove le sufficiency policies offrono numerose soluzioni. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) »Le politiche di sufficienza sono un insieme di misure e pratiche quotidiane volte a evitare la domanda di energia, materiali, terra, acqua e altre risorse naturali durante l'intero ciclo di vita di edifici e beni, garantendo al contempo il benessere di tutti entro i limiti del pianeta«.
Negli Stati membri dell’Ue più ricchi, la superficie residenziale pro capite è ben al di sopra della media globale stimata in scenari che mirano all'obiettivo di 1,5° C, con molti spazi sottooccupati (ad esempio, uffici che vengono utilizzati solo per metà del tempo, seconde case e case sfitte). Se consideriamo politiche di sufficienza per ridurre lo spreco di spazio e ottimizzare le nostre risorse, le emissioni nella fase di utilizzo degli edifici residenziali potrebbero essere significativamente inferiori entro il 20250.
EEB fa notare che «In un'epoca in cui molti lottano per permettersi una casa e le bollette quotidiane e i confini planetari sono spinti al limite, dobbiamo riflettere su come utilizziamo i nostri spazi costruiti e su come possiamo soddisfare al meglio le nostre esigenze entro i nostri budget di risorse. Abbiamo bisogno di politiche di sufficienza. Può essere difficile distinguere l'efficienza dalla sufficienza tra un modo e l'altro di ottimizzare le risorse. L'efficienza si riferisce alla riduzione della quantità di risorse utilizzate nella produzione, distribuzione e fase di utilizzo di energia e materiali, mentre la sufficienza si riferisce a una riduzione assoluta della domanda. Per fare un esempio, la misura dell'efficienza sarebbe l'aggiunta di isolanti per ridurre le bollette energetiche, mentre la misura della sufficienza sarebbe andare verso uffici più piccoli e flessibili per evitare di riscaldare e raffreddare spazi sovradimensionati e sottoutilizzati».
Entrambi i concetti sono elementi chiave del SER framework (Society for Ecological Restoration Standards), la chiave per decarbonizzare il nostro ambiente edificato.
EEB avverte che «Sebbene l'efficienza sia essenziale, non può essere sufficiente rinnovare il patrimonio edilizio invecchiato dell'Ue e migliorarne l'efficienza energetica. Data l'ampia portata del disaccoppiamento richiesto e l'urgenza con cui deve essere raggiunto, fare affidamento esclusivamente su un metodo per la transizione verso un futuro sostenibile, è impossibile. Dobbiamo integrare le nostre politiche di transizione ed efficienza rinnovabili con la sufficienza, per ragioni sia di sostenibilità ecologica che di giustizia sociale. Si tratta di garantire il nostro benessere, soddisfare i nostri bisogni adeguati, senza tuttavia superare i limiti planetari per quanto riguarda le risorse naturali (ad esempio energia, terra, materiali) necessarie per mantenere il ciclo di vita degli edifici».
E’ un approccio che va oltre il cambiamento comportamentale e può, ad esempio, includere l'occupazione di edifici vuoti, la promozione di spazi condivisi o semplicemente l'assegnazione di spazi. Un tentativo di definire l'implementazione della sufficienza negli edifici è stato formulato come «Lo spazio adeguato costruito con cura e sufficientemente attrezzato per un uso ragionevole».
EEB conclude: «Sufficienza significa che tutti possono godere di un alloggio dignitoso, inclusa la capacità di permettersi l'energia richiesta negli edifici per coprire i bisogni essenziali . Le misure di sufficienza significano ulteriori risparmi energetici, oltre a quelli ottenuti tramite misure di efficienza e la soddisfazione dei nostri bisogni tramite fonti rinnovabili. Insieme alla circolarità, gli approcci di sufficienza hanno un enorme potenziale per aiutare a ridurre le emissioni incorporate e in definitiva decarbonizzare il nostro patrimonio edilizio, nonché ridurre l'impronta dei materiali del settore».