Tagliamento, gli ambientalisti chiedono partecipazione per capire come mettere in sicurezza il “re dei fiumi alpini”
In Friuli Venezia Giulia si discute da tempo su come aumentare la sicurezza idraulica del Tagliamento, il “re dei fiumi alpini” noto per l'elevata qualità ambientale del suo medio corso, con un regime torrentizio che in caso di eventi meteorici intensi (sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici) può però generare ingenti danni agli abitati di valle, come avvenuto in occasione delle terribili piene del 1965 e '66.
La soluzione proposta dalla Regione, ovvero di demolire il ponte di Dignano per far posto ad una ipotetica struttura con doppia funzione di ponte stradale e traversa laminante, non convince però affatto gli ambientalisti.
Con una nota congiunta i rappresentanti regionali di Legambiente, Wwf, Lipu – assieme all'associazione Foce del Tagliamento odv – intervengono infatti in difesa dell’ultimo fiume naturale delle Alpi, ricordando peraltro che proprio la Regione ha investito fondi europei per il ripristino dei Magredi a monte del ponte di Dignano, in un'area protetta della rete Natura 2000.
Inoltre in questi giorni è entrata in vigore la legge europea sul ripristino della natura (Nature restoration law) che prevede, tra l'altro, di ripristinare la continuità fluviale per 25.000 km di corsi d'acqua nell'Unione europea. Il Friuli Venezia Giulia, proponendo nuove opere trasversali al Tagliamento, appare in netto contrasto con questa norma, andando ad alterare la continuità dell'ultimo fiume dell'Europa occidentale che ancora conserva questa caratteristica. Per le associazioni ambientaliste, danneggiare irrimediabilmente il Tagliamento nel suo tratto più prezioso, per ridurre il rischio di alluvioni a valle, non può essere l'unica soluzione possibile.
«Va superata la logica della grande opera "salvifica", vanno considerate tutte le alternative possibili e analizzati con attenzione benefici e impatti che, oltre a quella idraulica, includano tutte le componenti dell'ecosistema fluviale lungo l'intera asta del Tagliamento – dichiarano gli ambientalisti – Una decisione che avrebbe conseguenze così rilevanti per le comunità rivierasche, particolarmente legate al fiume anche dal punto di vista culturale, richiede l'attivazione di un processo di partecipazione e dialogo. Non può essere una decisione calata dall'alto e non condivisa con i territori».