L’Italia avrà il suo Consiglio scientifico su clima e biodiversità, via libera dal ministro Pichetto
Il ministero dell’Ambiente ha dato il suo via libera all’inizio dell’iter parlamentare per costituire un Consiglio scientifico su clima e biodiversità.
L’ok è arrivato ieri nella sede romana del Cnr, dove è stato firmato l’Accordo europeo per uno stretto dialogo tra famiglie politiche e comunità scientifica: tra i punti dell’accordo c’è la creazione di organismi consultivi scientifici nazionali su clima e biodiversità ove non esistano, come in Italia.
«Quella di costituire organi consultivi nazionali su clima e ambiente è una raccomandazione che viene dalla Legge sul clima europea e ringraziamo fortemente il ministro per aver valutato la compatibilità del nuovo organo con gli assetti amministrativi esistenti e per aver dato il suo placet», dichiara nel merito Roberto Barbiero, vicepresidente della Società italiana per le scienze del clima.
Come aggiunge spiega Sissi Knispel De Agosto, segretaria esecutiva della European climate research alliance, che è tra i promotori dell’iniziativa e raduna 15 enti di ricerca europei, tra cui Enea e il Cnr stesso, l’Accordo europeo è stato «firmato pienamente» dal Partito popolare europeo, attraverso il presidente del gruppo Manfred Weber; dai Socialisti e democratici, attraverso il segretario generale Giacomo Filibeck; dai Verdi, per il tramite della segretaria generale Benedetta De Marte; dalla Sinistra, con l’intervento dei capigruppo a Strasburgo Marion Aubry e Martin Schirdewan. Ed è stato firmato in modo «parziale ma significativo» da Renew Europe con Sandro Gozi e dai Conservatori e riformisti europei con Nicola Procaccini, che ha firmato per Fratelli d’Italia, mentre è mancata del tutto la firma del gruppo politico Identità e democrazia.
«Potrebbe dipendere dalle recenti fibrillazioni che hanno portato all’espulsione di Alternative fuer Deutschland o da una minore sensibilità al tema –conclude Antonello Pasini, coordinatore del comitato scientifico “La scienza al voto”, all’origine del The Venice Dialogue tra scienza e politica, di cui l’Accordo pre-elettorale europeo non è che una tappa – Volendo tracciare un bilancio, il Venice Dialogue può senz’altro proseguire: viglieremo tutti, scienziati, cittadini, giornalisti e politici, affinché il rispetto degli obiettivi scientifici e il dialogo con la comunità scientifica siano al centro delle trattative per la nuova maggioranza al Parlamento europeo. Speriamo di aver mostrato alle famiglie politiche europee che, nonostante le divergenze sulle soluzioni, si può condividere il rispetto degli obiettivi scientifici e trovare un terreno comune a tutte nella lotta alla crisi climatica e ambientale».