Il Wwf sulla «lezione di Los Angeles»: se a bruciare sono le ville dei vip, l’incendio fa più rumore
Ci sono voluti i roghi divampati intorno a Los Angeles perché anche Trump abbia finalmente riconosciuto i danni del «fast moving-fire» o «incendio rapido», già da tempo noto agli esperti e provocato da un mix letale come quello che si è prodotto in California: piogge assenti che hanno reso estremamente arida la vegetazione, aria calda e secca, forti venti. Questa volta però a essere interessata non è stata solo una foresta, ma una delle città più famose al mondo. E allora se il famoso detto ricorda che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce, il Wwf Italia evidenzia la triste lezione che ci consegnano i fatti della California: fanno più rumore le ville ridotte in cenere che una foresta intera devastata dalle fiamme.
«Dovremo spendere molti soldi», ha detto il neopresidente Usa mentre il fuoco tornava a colpire la zona a nord di Los Angeles costringendo all’evacuazione altre 30 mila persone. Il Wwf ricorda che la rapida propagazione delle fiamme è stata causata da un mix “perfetto” di fattori, dovuti anche ad eventi climatici estremi: le temperature più elevate della media (1°C in più di 40 anni fa), la siccità totale, che da mesi colpisce quest’area della California pressoché azzerando le precipitazioni anche in quella che dovrebbe essere la stagione delle piogge, rendendo così la vegetazione incredibilmente secca e quindi molto infiammabile, e le raffiche calde e insolitamente forti dei “venti di Santa Ana”, che hanno soffiato a un’intensità che non si registrava da oltre dieci anni (circa 150 km/h). I forti venti hanno diffuso rapidamente le fiamme, rendendole in poche ore talmente intense da essere impossibili da domare dai vigili del fuoco, impedendo inizialmente anche l’impiego dei canadair.
Queste condizioni estreme si stanno verificando sempre più frequentemente, in California ma anche altrove, come proprio nei Paesi mediterranei, tra cui l’Italia dove molte regioni sono caratterizzate da un clima “mediterraneo” analogo a quello californiano. Per il Wwf bisogna quindi sfruttare questa occasione per ragionare su quanti danni questi incendi rapidi e impossibili da domare causerebbero in poche ore se si dovessero innescare in Italia nelle aree tra il bosco e le città cosiddette «di interfaccia» dove il rischio di innesco di un incendio boschivo è risaputo essere massimo.
Per impedire che situazioni analoghe si verifichino, sottolinea il Wwf, è cruciale lavorare sulla prevenzione del rischio proprio in queste aree di interfaccia, pianificando le azioni per rendere il territorio più resiliente e sensibilizzando le comunità che lo vivono. L’associazione ambientalista ha appena concluso un progetto pilota su questo tema, “Off-Out forest fire”, il cui obiettivo è stato proprio quello di lavorare sul territorio e preparare le comunità sul tema della prevenzione e renderle «fire-smart».
Dalle prime indagini in California sembra che questa prevenzione non venisse attuata magistralmente: l’evacuazione è stata caotica, rallentando le operazioni emergenziali forse per la mancanza di un apposito piano, la poca acqua piovana non veniva trattenuta in appositi serbatoi, per essere impiegata in situazioni di emergenza di questo tipo, bensì riversata nell’Oceano, e le case erano costruite troppo in prossimità dell’infiammabile vegetazione boschiva, che non veniva gestita con appropriati interventi di selvicoltura preventiva.
«Eventi climatici estremi ed errori umani, un mix perfetto che ha lasciato il segno – è l’amara conclusione del Wwf – speriamo servirà almeno per renderci conto che gli incendi del futuro vanno spenti oggi».