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Si tratta di un combustibile fossile legato direttamente all’industria dello shale gas

Aumentare l'import Ue di Gnl statunitense non è un buon affare per l'ambiente

Per sostituire il metano russo e venire incontro alla nuova amministrazione Trump, l’Europa sta aprendo le porte a un acceleratore della crisi climatica
 |  Nuove energie

Dal 1° gennaio di quest’anno si è interrotto l’arrivo di gas russo in Ue attraverso il territorio dell’Ucraina, un’evoluzione che sta contribuendo al rialzo in corso dei prezzi del metano, le cui conseguenze si fanno sentire sia sull’industria sia sui consumatori.

Il 31 dicembre è infatti scaduto, e non verrà rinnovato, l’accordo di transito del gas tra la Russia e l’Ucraina attraverso la rotta Urengoy-Pomary-Uzhgorod, molto rilevante per la Slovacchia, la Repubblica ceca e l’Austria. Fino ad ora, è bene ricordare, l’Ucraina commercializzava all’incirca 15 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno.

Il mese scorso, quasi profeticamente, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha anticipato che le importazioni di Gnl dagli Stati Uniti potrebbero permettere all’Unione di sostituire le quote russe: «Riceviamo ancora molto Gnl attraverso la Russia, dalla Russia, perché non sostituirlo con il Gnl americano, che è più economico e fa scendere i nostri prezzi dell’energia?».

Il governo italiano, almeno stando alle ultime dichiarazioni, ha lanciato proprio in questi giorni un endorsement a Trump, assicurando che compreremo più gas agli Usa, oltre che dai vecchi fornitori storici, quali Algeria e Libia.

A questo punto, al di là degli aspetti economici che questa dichiarazione potrebbe, in ipotesi, provocare sul mercato del gas, viene lecito chiedere da dove proviene e attraverso quali processi industriali si produce (rectius, si estrae) il gas naturale negli Stati Uniti?  

La produzione di “shale gas”, in particolare, negli Usa ha sperimentato una crescita repentina, che ha consentito agli Stati Uniti non solo di affrancarsi dalle importazioni ma, nel giro di pochi anni, di diventare un Paese esportatore di “shale gas”, facendo spiccare questi giacimenti tra i principali protagonisti della produzione di idrocarburi nel mondo.

L’impatto della produzione di shale gas sull’ambiente, salute e qualità della vita delle comunità coinvolte non è però ancora chiaro, sia per la scarsità dei dati, sia per la poca affidabilità di quelli finora disponibili. Tuttavia, non possiamo sottacere il fatto che l’estrazione del gas di scisto ha aperto una nuova era di rivoluzione energetica che venne salutata, nella fase iniziale, come una soluzione alla sicurezza energetica, alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale; la rapida espansione della produzione di gas di scisto ha, però, sollevato via via una serie di preoccupazioni circa il suo impatto ambientale e le sfide associate alla sua estrazione.

Molti ambientalisti e scienziati hanno espresso le loro riserve sulle conseguenze ambientali a lungo termine dell’estrazione del gas di scisto.

Le principali ricadute ambientali, associate all’estrazione del gas di scisto, possono essere così riassunte:

a) contaminazione delle acque sotterranee, in quanto il processo di fratturazione idraulica (fracking), richiede l'uso di milioni di litri d'acqua mescolati con sostanze chimiche per estrarre il gas dalla roccia scistosa; le acque reflue così generate durante il processo contengono molte sostanze chimiche tossiche con possibile contaminazione delle acque sotterranee, che rappresentano una fonte primaria delle risorse idriche per milioni di persone;

b) inquinamento atmosferico dovuto all'estrazione del gas di scisto, poiché comporta il rilascio di inquinanti atmosferici, tra cui metano, composti organici volatili e inquinanti atmosferici pericolosi; gli inquinanti atmosferici così prodotti possono avere un impatto significativo sulla qualità dell’aria e serie ricadute sulla salute umana, causando acuti problemi respiratori e significativi rischi per la salute in genere;

c) cambiamento climatico quale conseguenza dell'estrazione del gas di scisto in quanto contribuisce, in modo significativo, alle emissioni di gas serra, principalmente dovute al rilascio di metano durante l'estrazione e il trasporto del gas; sappiamo che il metano costituisce un potente gas serra che ha un potenziale di riscaldamento globale molto più elevato rispetto all’anidride carbonica;

d) uso del territorio, poiché l'estrazione di gas di scisto può avere un impatto significativo sull'uso del territorio, in particolare nelle aree rurali dove i siti di trivellazione e le infrastrutture associate, è stato dimostrato che sono in grado di distruggere gli ecosistemi, gli habitat della fauna selvatica e danneggiare seriamente le attività agricole.

Questa consapevolezza deve essere ben presente e dovrà accompagnare la scelta degli Stati dell’Unione europea all’acquisto di gas americano la cui è legata indissolubilmente ai deleteri aspetti estrattivi.

Basti osservare come la più aggiornata letteratura scientifica in materia indichi per il Gnl esportato dagli Usa un’impronta carbonica tripla rispetto al carbone, cui si aggiunge un recentissimo report prodotto dal dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti: nel documento emerge che aumentare l’export di Gnl sarebbe un boomerang per la stessa economia statunitense – con un rialzo dei prezzi interni – oltre che per il clima.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).