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Misteriosa malattia renale fa strage nello Sri Lanka. Il governo ha proibito 3 pesticidi

I figli dei contadini malati di Ckdu devono emigrare per poter trovare un lavoro e sposarsi
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Nello Sri Lanka è grave l’aumento dei casi di malattia renale cronica di origina sconosciuta (Chronic kidney disease of unknown cause – Ckdu). La malattia, chiamata da molti “flagello sconosciuto”,  si sta rapidamente trasformando in una crisi sanitaria: nelle zone più colpite, oltre l’80% dei pazienti che muoiono negli ospedali sono affetti da insufficienza renale.

Una ricerca (Environmental contamination and its association with Chronic Kidney Disease of Unknown Etiology in North Central Region of Sri Lanka) pubblicata nell’agosto 2012  dal Centre for Science and Environment  indiano, stimava 17.000 km2 l’area colpita, dove vivono 2,2 milioni di persone. La Ckdu  sta addirittura provocando migrazioni interne, soprattutto di giovani.

Ma i ricercatori non riescono ad identificare la causa della malattia e questo limita la possibilità di ostacolare la diffusione della Ckdu, responsabile di un’insufficienza renale che spesso porta alla morte. I dati provenienti dagli ospedali rivelano che sono gli uomini di oltre 40 anni di età ad essere i più esposti, il che è una tragedia per numerose famiglie del centro nord dell’isola, quella più colpita, così i giovani cercano di sfuggire al loro destino emigrando.

Irin, l’agenzia stampa umanitaria dell’Onu, ha intervistato alcuni agricoltori come il 48enne  Manamendra Padmasena che vive ad Anuradhapura, il capoluogo della  North Central Province  (Ncp) che da 6 anni sta facendo un trattamento contro la Ckdu: 48 compresse al giorno in tre volte  e che nonostante questo finisce spesso all’ospedale, ora anche sua moglie si è ammalata di Ckdu.

«Non possiamo trovare lavoro perché non siamo in grado di farlo - dice Padmasena (un nome di comodo per non rivelare la sua vera identità) -  I nostri due figli lavorano la terra, ma sono anche impiegati come manovalanza per nutrire la famiglia». La moglie è molto preoccupata per il futuro dei figli, perché le loro possibilità di sposarsi sono praticamente ridotte a niente. «Siamo un fardello per i nostri bambini – dice la donna all’Irin – Gli abitanti del villaggio non vogliono maritare le loro figlie con ragazzi come i nostri, perché hanno paura di ritrovarsi anche loro colpiti da insufficienza renale».

Anche i figli del loro vicino hanno lasciato Anuradhapura e  la Ncp e sempre più giovani fuggono dai villaggi non appena un loro parente si ammala di Ckdu, altrimenti sarebbero desinati a non trovare lavoro ed a rimanere scapoli. Il direttore dell’unità di prevenzione delle malattie renali dell’ospedale generale di Anuradhapura, Asanga Ranasinghe, conferma all’Irin che «le famiglie dei pazienti hanno difficoltà a far sposare i loro parenti, perche i partner potenziali temono di essere così esposti ad un’insufficienza renale. La gente è vittima di una psicosi e di una mancanza di conoscenza.  Credono che la Ckdu sia trasmissibile, forse genetica. Se i membri di una famiglia sono colpiti dalla Ckdu, gli altri membri faranno fatica a sposarsi». Hemantha Vithanage, direttore dell’Ong cingalese Centre for Environmental Justice, conferma: «Questa stigmatizzazione della malattia fa fuggire i giovani».

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, nella provincia Ncp circa 20.000 pazienti ricevono cure mediche ospedaliere contro la Ckdu e la maggioranza di loro è originaria del distretto di Anuradhapura, quello più densamente popolato, dove la malattia è stata segnalata per la prima volta nel 2000. Ranasinghe sottolinea che il tasso di mortalità legato alla Ckdu nella Ncp nel 2013 è stato di 19 decessi al mese, il più alto dello Sri Lanka e che lo scorso anno sono stati segnalati 2.000 nuovi casi in tutto il Paese, soprattutto nei distretti di Medawachchiya ed Anuradhapura, mentre tra il 2002 e il 2010 nello Sri Lanka erano morte circa 1.600 persone per Ckdu, principalmente  nella Ncp.

Il dottor Ranasinghe fornisce dati più recenti: «L’aumentato annuo dei pazienti malati di reni ad  Anuradhapura è di circa 1.450, dei quali 450 nel distretto provinciale di Polonnaruwa».

E’ chiaro che il “flagello sconosciuto”,  è legato all’agricoltura e che sta colpendo a scoppio ritardato una fascia di età di contadini che sono stati esposti a qualcosa nei campi, per questo  i responsabili sanitari dello Sri Lanka hanno vietato l’importazione di  3 pesticidi: chlorpyriphos, propanil e vabarly, quando, nell’aprile 2013, un team di ricercatori cingalesi ha stabilito un legame tra i prodotti agrochimici a la Kcdu. Il ministro dell’agricoltura, Mahinda Yapa Abeywardena, ha dichiarato all’Irin: «Questi pesticidi sono estremamente nocivi per la salute. Anche se non c’0è un legame diretto, si tratta di un’azione preventiva». Un’azione quanto mai urgente, visto che i contadini cingalesi spruzzano i pesticidi senza nessuna protezione, nemmeno una mascherina, e a piedi nudi.

Il ministero della salute dello Sri Lanka spende circa 3 milioni dollari all’anno per curare le persone colpite da Ckdu ed i malati di reni sotto trattamento ospedaliero ricevono una pensione di 4 dollari a testa, mentre ai pazienti dializzati vanno “addirittura” 11 dollari.

Anche se gli ospedali registrano il numero di malati di Ckdu, i dati sono ancora frammentari e Ranasinghe evidenzia: «Su 10 decessi ospedalieri nella provincia Ncp, 8 sono legati ad un’insufficienza renale. Nei villaggi numerosi malati non vengono diagnosticati».

Due ricerche sulla diffusione e le cause della Ckdu pubblicati nel 2012 giungono a conclusioni contrastanti. Secondo il rapporto Oms la Ckdu colpirebbe il 15% della popolazione delle province di Uva e del Centro-Nord, cioè circa 60.000 persone e, solo ad Anuradhapura, causerebbe in 20 anni la morte di 22.000 persone. Secondo l’Oms la malattia si sta propagando nelle province di  Uva, dell’Est e del Sud.

Lo studio parallelo del Centre for Science and Environment indiano dice che nella sola provincia Ncp sono ammalate di Ckdu almeno 15.000 persone ed il vettore principale del “flagello sconosciuto”, sarebbe l’acqua.

Oliver Ileperuma, a capo del dipartimento di chimica dell’università di Peradeniya dello Sri Lanka, conclude su Irin: «Questo non fa che sottolineare il bisogno di ricerche scientifiche affidabili. Le cause sono molteplici ed identificate da diversi ricercatori. E’ importante trattare tutto questo come una crisi sanitaria che si aggrava e moltiplicare i programmi di prevenzione».

Redazione Greenreport

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