
Rifiuti, le obiezioni di Legambiente Toscana al piano interprovinciale dell’Ato Sud

Nei giorni scorsi, a Siena, si sono ritrovati in riunione tutti i circoli di Legambiente delle province di Arezzo, Siena e Grosseto (e della Val di Cornia) per approfondire il tema della pianificazione della gestione dei rifiuti nell’ATO sud della Toscana. Insieme, dopo una vivace e proficua discussione, avvenuta alla presenza della presidenza regionale, hanno deciso di diramare il presente comunicato.
Le obiezioni di Legambiente al piano interprovinciale dell'ATO Toscana Sud consistono in tre ordini di rilevanti questioni. A cominciare dalla scarsa o nulla pubblicizzazione dell’atto in formazione, prima della sua adozione (avvenuta il 21 scorso). E’ vero che non è obbligatoria, ma è possibile e non costa niente, specie in forme telematiche, sui siti delle tre province interessate dal Piano. Questa prerogativa di mancata trasparenza, in una regione pioniera quanto a codifica di processi partecipativi (vedi la LR 69/2007 rinnovata e rafforzata dalla più recente LR 46/2013), pare ancora più grave dal momento che la prassi delle procedure ci insegna che un Piano, una volta adottato, è difficilmente attaccabile nei suoi assi portanti.
Tenendo conto delle dinamiche economiche e sociali, dovute alla diminuzione dei consumi per via della crisi, il Piano assume come dato di riferimento un valore di produzione pro/capite stabilizzata al 2010 e rimanda all’ATO e quindi ai comuni, la raccomandazione d’intervenire con l’introduzione di una tariffa puntuale per ottenere in maniera concreta, l’obiettivo di stabilizzazione. Altro obiettivo del piano è la completa autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti all'interno dell'area vasta e il raggiungimento degli obiettivi regionali di raccolta differenziata destinata al riciclo per i rifiuti urbani, individuando la percentuale del 70% per le raccolte differenziate e del 60% di riciclo di materia al 2020. Per Legambiente, questi obiettivi sono ancora molto prudenti. I tempi per il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata, infatti, sono, a nostro avviso, troppo dilatati. La scelta del passaggio al porta a porta o comunque a raccolte di prossimità più efficienti, dovrebbe concentrarsi in un periodo molto più stretto (es. 30 mesi per almeno un 80% di abitanti serviti). Considerando che già oggi siamo inadempienti rispetto agli obiettivi di legge, questa dovrebbe essere la vera emergenza/priorità del Piano. Legambiente chiede inoltre un maggiore impegno nella attivazione di serie ed incisive azioni di riduzione della produzione, perché lo scenario reale non sia solo la stabilizzazione ma la diminuzione della produzione di rifiuti, anche in caso di superamento della crisi economica attuale.
Il Piano prevede la diminuzione delle discariche, lasciandone attive una per provincia e nello specifico: quella di Terranova Bracciolini per Arezzo, Cannicci per Grosseto e quella di Abbadia San Salvatore per il senese. Per il discorso sugli inceneritori rimarrebbe fuori quello di Scarlino mentre quello di Arezzo (ridotto a 45mila tonnellate) e quello di Poggibonsi (70mila tonnellate) sono previsti. E' previsto inoltre un ampliamento dell'impianto delle Strillaie con la realizzazione un biodigestore anaerobico capace di produrre energia dalla frazione organica ed un'ulteriore linea di riciclo che trasformi il residuo secco preveniente da raccolta differenziata spinta e gli scarti provenienti dalla piattaforma di selezione. A nostro parere, il piano prevede ancora troppa termovalorizzazione e troppo conferimento in discarica a regime (persino superiore agli obiettivi del nuovo piano regionale, in corso di approvazione). Oltre alla conferma degli impianti di Arezzo e Poggibonsi, il Piano, surrettiziamente fa leva anche sull'inceneritore di Scarlino con l’algida formula della combustione di CSS (in regime di mercato). Guardando pragmaticamente ai flussi, i tre impianti confermati sono davvero troppi!
Infine, il Piano non fa, colpevolmente, cenno ad alcun impianto che possa rispondere fattivamente alle enormi quantità di amianto che dovranno essere conferite e smaltite a norma di legge nelle tre province.
Ovviamente, Legambiente non si sottrarrà alle sue responsabilità e produrrà le osservazioni tecniche al Piano adottato, nelle forme, nei modi e nei tempi che le sono consentiti dalle consuete procedure democratiche.
Legambiente Toscana
