Plastica monouso, l’Ue apre una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia
La Commissione europea ha aperto oggi l’ennesima procedura d’infrazione contro l’Italia sulla legislazione ambientale, in particolare per non aver recepito pienamente e correttamente la direttiva sulla plastica monouso (2019/904) e per aver violato gli obblighi previsti dalla direttiva sulla trasparenza del mercato unico (2015/1535).
«L'Italia non ha recepito, o non ha recepito correttamente, diverse disposizioni della direttiva sulla plastica monouso nell'ordinamento nazionale, il che influisce sul suo ambito di applicazione», spiegano dalla Commissione Ue, mentre l'obiettivo della direttiva sulla trasparenza del mercato unico è quello di prevenire la creazione di ostacoli nel mercato interno.
«L'Italia ha violato le regole procedurali stabilite dalla direttiva – argomentano ancora da Bruxelles – adottando la normativa di recepimento della direttiva sulla plastica monouso durante il periodo di standstill, mentre il dialogo con la Commissione era ancora in corso. La Commissione ha quindi inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia, che ha ora due mesi di tempo per rispondere e colmare le lacune sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe decidere di emettere un parere motivato».
Approvata esattamente cinque anni fa, la direttiva Sup sulla plastica monouso è stata poi recepita dal Governo italiano nel novembre del 2021 per poi entrare in vigore nel gennaio dell’anno successivo. Già allora Greenpeace e altre associazioni ambientaliste denunciavano «il concreto rischio» dell’avvio di una procedura d’infrazione contro l’Italia, viste le modalità di recepimento a maglie larghe sul monouso di bioplastiche e prodotti rivestiti in plastica.
Al contempo, sempre oggi la Commissione Ue ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea per non aver correttamente recepito la direttiva che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo (2014/89).
Si tratta di un problema denunciato più volte su queste colonne grazie agli interventi dell’ammiraglio ispettore Aurelio Caligiore. La direttiva in questione impone infatti agli Stati membri costieri di elaborare piani di gestione dello spazio marittimo, entro e non oltre il 31 marzo 2021, e di comunicarli alla Commissione e agli altri Stati membri interessati entro tre mesi dalla loro pubblicazione.
L'Italia, tuttavia, non ha ancora elaborato né presentato alla Commissione i propri piani di gestione dello spazio marittimo.
Pertanto, a seguito dell'invio di una lettera di costituzione in mora nel dicembre 2021 e di un parere motivato nell'aprile 2023, la Commissione ha deferito oggi l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea.
Non si tratta “solo” di un problema di conformità normativa. La pianificazione dello spazio marittimo è lo strumento che consente di gestire coerentemente l'uso dei nostri mari e dei nostri oceani e di garantire che le attività umane si svolgano in modo efficiente, sicuro e sostenibile. Senza, ad esempio, le grandi potenzialità dell’eolico offshore non possono dispiegarsi.