
Pfas: decreto su i limiti nell’acqua, ma dal governo nessun atto per mettere al bando questi inquinanti

Bene ma non benissimo. Esattamente due settimane fa il governo ha approvato un decreto legislativo riguardante la qualità delle acque destinate al consumo umano e ora il testo è arrivato all’esame del Parlamento. Tra le norme previste c’è la riduzione dei livelli consentiti di composti poli e perfluoroalchilici, ormai ampiamente, e tristemente noti con la sigla Pfas, e anche l’inserimento di limiti per l’acido trfluoroacetico (Tfa), la molecola della classe dei Pfas più abbondante sul pianeta e finora non sottoposta a restrizioni. A gennaio Greenpeace Italia aveva diffuso i risultati dell’indagine “Acque senza veleni”, che aveva mostrato una contaminazione diffusa nelle acque di tutte le Regioni italiane e oggi l’associazione ambientalista osserva che con questo decreto il governo Meloni prende finalmente atto che, come da tempo denunciato, in Italia esiste un problema Pfas di enorme portata che necessita di interventi normativi urgenti e non più rinviabili.
Dunque non si può che applaudire all’iniziativa dell’esecutivo, ma resta un fatto di cui Palazzo Chigi e la maggioranza parlamentare devono tener conto: per combattere davvero l’inquinamento da Pfas, l’unica strategia efficace è metterli al bando nel sistema produttivo. Come, del resto, hanno fatto già un anno fa paesi europei come la Danimarca, che oltre a mettere al bando una serie di prodotti contenenti Pfas ha anche stanziato 54 milioni di euro per un Piano nazionale ad hoc o più recentemente la Francia, che ha vietato dal 2026 tessuti e cosmetici che presentano tracce di queste dannose «sostanze chimiche permanenti».
Ora il governo italiano si muove, ma quello compiuto non può che essere considerato un primo passo, a cui dovranno seguirne molti, e anche più efficaci, altri.
Il testo del decreto trasmesso al Senato, che dovrà passare al vaglio delle Commissioni parlamentari competenti, introduce un nuovo valore limite per la “Somma di 4 PFAS”, ovvero per quattro molecole di cui è già nota la pericolosità per la salute umana e già incluse nel parere Efsa del 2020 (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs), pari a 20 nanogrammi per litro. Si tratta di un valore limite uguale a quello introdotto in Germania, ma ben lontano da valori più cautelativi introdotti da altri Paesi come la Danimarca (2 nanogrammi per litro) o la Svezia (4 nanogrammi per litro).
«Finalmente il governo ascolta la comunità scientifica, le organizzazioni come Greenpeace che da anni denunciano questa contaminazione e le comunità locali che, con sempre maggior forza, chiedono provvedimenti efficaci per limitare la diffusione di queste pericolose sostanze», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Questo primo provvedimento è un’ottima notizia, ma il testo presentato dal governo deve essere ulteriormente migliorato dal Parlamento per proteggere la salute umana: ci auguriamo che le varie forze politiche trovino un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti consentiti avvicinandoli all’unica soglia sicura, lo zero tecnico. Intervenire sulle acque potabili è solo il primo passo, auspichiamo che presto segua una legge per vietare l’uso e la produzione di questi inquinanti. Greenpeace continuerà a fare la sua parte fino a quando la salute pubblica e l’ambiente non saranno adeguatamente protette dai Pfas».
Il provvedimento dell’esecutivo introduce inoltre il monitoraggio di altre sostanze della classe dei Pfas - le cosiddette molecole Adv prodotte in Italia dall’ex Solvay di Alessandria, oggi Syensqo - e un valore limite per il Tfa pari a 10 microgrammi per litro (equivalenti a 10.000 nanogrammi per litro). Nei mesi scorsi Greenpeace aveva rilevato per la prima volta la presenza diffusa di questo composto non regolamentato nelle acque potabili italiane. L’associazione ambientalista considera infine doveroso sottolineare come il provvedimento sulle acque potabili sia incoerente con gli indirizzi vaghi e poco ambiziosi inclusi nella mozione sui Pfas della maggioranza di governo numero 1-00419 approvata alla Camera dei deputati.
