In crisi climatica incidenti marittimi come quello della Guang Rong a Massa aumenteranno
Non si registrano al momento novità nella gestione della nave cargo Guang Rong, arenatasi ieri a Marina di Massa su un pontile – parzialmente distrutto dall’impatto – e col rischio inquinamento sempre in fieri: al momento non ci sono allarmi e i controlli del caso sono stati attivati dalla Guardia costiera, ma in assenza di certezze all’allarme di Legambiente fa adesso seguito quello del Wwf, che evidenzia come «ora l’attenzione è sullo sversamento del carburante che dalla nave cipriota potrebbe essersi riversato in mare con effetti inquinanti imprevedibili, ma potenzialmente molto impattanti per questo ecosistema molto delicato».
Rischi in crescita, perché le tempeste come quella che ha fatto perdere il controllo alla nave stanno aumentando in frequenza e intensità a causa del riscaldamento globale: «Purtroppo il binomio tra eventi climatici sempre più intensi e traffico marittimo è esplosivo e destinato a creare sempre più alti livelli di rischio – confermano dal Panda nazionale – a soffrirne le conseguenze sono le comunità che vivono delle risorse marine in buona salute come pesca, turismo, e la stessa biodiversità».
L’incidente di Massa riaccende infatti i riflettori su quanto il Mediterraneo sia un bacino estremamente delicato, scrigno di biodiversità. Sebbene copra appena l’1% degli oceani globali, il Mediterraneo è uno dei mari più trafficati al mondo: la presenza di navi è aumentata significativamente negli ultimi decenni, raggiungendo circa il 15% dell’attività marittima mondiale e il 20% del commercio marittimo globale, con circa 200.000 navi che attraversano le sue acque ogni anno. L’aumento del traffico marittimo unito all’aggravarsi delle condizioni climatiche comporta un rischio crescente di incidenti, come le collisioni tra le navi e i grandi mammiferi marini.
In caso si sversamenti petroliferi il settore della pesca, già minacciato dal sovrasfruttamento e dai cambiamenti climatici, rischierebbe di subire perdite significative a causa della contaminazione delle acque e della moria di specie ittiche commercialmente rilevanti. Anche il turismo costiero, una delle principali fonti di reddito per molte regioni mediterranee, potrebbe risentire di un drastico calo delle presenze dovuto al degrado ambientale, alla chiusura delle spiagge e alla percezione di un mare inquinato.
Questi impatti combinati si possono tradurre in danni economici ingenti, con ripercussioni dirette su imprese, lavoratori e intere comunità che dipendono dalle risorse marine per la loro sussistenza. Che fare? Per tutelare il nostro ambiente marino e rendere sostenibile l’intenso traffico marittimo, il Wwf ormai da anni porta avanti cinque proposte:
- Eliminazione delle navi obsolete: Ritiro delle petroliere prive di doppio scafo e costruite prima del 1982 da tutti i porti italiani, fissando una durata massima di attività per le navi che trasportano sostanze pericolose a 23 anni dal varo.
- Regolamentazione della navigazione nelle aree sensibili: Implementazione di zone off-limits e regole più severe per la navigazione nelle aree marine protette, come il Santuario dei Cetacei.
- Miglioramento delle tecnologie di prevenzione e risposta: Adozione di tecnologie avanzate per la prevenzione degli incidenti e la gestione degli sversamenti.
- Promozione della decarbonizzazione del trasporto marittimo: Collaborazione con armatori e compagnie di trasporto per ridurre le emissioni del settore, attraverso l'adozione di carburanti a basse emissioni e l'implementazione di misure incentivanti.
- Chi inquina deve pagare: oggi questo può avvenire sia attraverso alcune previsioni normative contenute nel Testo Unico Ambientale (D.lgs. n. 152/2006) sia grazie alla legge n. 68/2015 sugli ecoreati che prevede tra i nuovi delitti anche l’inquinamento e il disastro ambientale.