Cosa sappiamo sull’inquinamento dopo l’incidente all’Eni di Calenzano: il punto dall’Arpat su aria e acque
Lunedì 9 dicembre intorno alle 10:30 un’esplosione ed un incendio hanno interessato il deposito Eni a Calenzano (FI). È stato attivato immediatamente il Centro coordinamento soccorsi (Ccs), di cui fa parte anche l’Agenzia.
I tecnici Arpat sono intervenuti insieme ad altri enti e forze dell’ordine. L’incidente, che ha provocato due vittime, tre dispersi e oltre dieci feriti, è avvenuta in un’area definita “punto di carico”, dove le autobotti effettuano il rifornimento di carburante. L’esplosione non ha interessato il parco serbatoi.
L’incendio è durato meno di un’ora e dai rilevamenti della stazione meteo della Regione Toscana più prossima all’evento (vicino alla discarica di Casa Passerini) si è evidenziato che i fumi si sono innalzati per una quota stimabile in 100-200 metri dal piano di campagna per effetto della differente densità rispetto all’atmosfera, per poi stabilizzarsi per effetto del vento teso in quota. Dai dati della centralina meteo, è emerso che il vento a terra spirava (circa 9-10 nodi) con direzione di provenienza da nord-nord est verso sud-sud-ovest. Grazie alla limitata durata dell'evento, si stima che la nube si sia dispersa in quota in tempi relativamente brevi e di conseguenza, le concentrazioni in aria a livello del suolo, sono state ritenute trascurabili. Per tali motivi non si è ravvisata la necessità di prelievo di campioni al suolo.
Nel corso del sopralluogo nello stabilimento sui corsi d’acqua superficiale, invece, i tecnici dell’Agenzia hanno verificato che l’impianto di trattamento delle acque reflue di risultava in disfunzione a causa dei quantitativi eccessivi di reflui accumulati a seguito della raccolta delle acque di spegnimento. Appurato che l’impianto stava scaricando acque non depurate, per il traboccamento del troppo pieno nel fosso Tomarello, è stato richiesto immediatamente a Eni di effettuare le manovre per interrompere lo sversamento, dirottando le acque in vasche interne all’impianto. Le acque sversate, infatti contenevano essenzialmente prodotti schiumogeni utilizzati per lo spegnimento, mentre i residui di idrocarburi sono risultati limitati.
È stato concordato con il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno di chiudere la paratia del collettore di bonifica nel quale recapita il fosso Tomarello, per gestire in maniera meno impattante il deflusso nei fiumi (Bisenzio-Arno). Al contempo Eni ha attivato Labromare per gli interventi di bonifica e per il ripristino della funzionalità del loro depuratore. Nelle prossime ore Arpat verificherà ulteriormente le attività di gestione dell’acqua da parte di Eni.
In merito alla dinamica dell’incidente all’azienda Eni che risulta tra quelle a rischio di incidente rilevante, sono in corso le indagini da parte delle autorità competenti.
di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat)