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Nuovo studio Greenpeace: da rigassificatori e Gnl rischio enorme per popolazione e clima

L’impatto delle esplosioni di nubi vapore potrebbe essere 15 o addirittura 20 volte maggiore rispetto alle stime ufficiali
 |  Inquinamenti e disinquinamenti
Dal report Greenpeace: Skikda, Algeria - L'impianto di Gnl di Skikda in rovina a seguito di una devastante esplosione avvenuta il 19 gennaio 2004

L’industria del gas liquefatto ha sempre riguardato un’attività intrinsecamente pericolosa e questo dato di fatto non sta cambiando. A confermarlo c’è un rapporto che approfondisce la storia degli incidenti legati al Gas naturale liquefatto (Gnl), evidenziando la mancanza di trasparenza, la sottovalutazione dei rischi per la sicurezza delle persone e il fallimento dei protocolli di sicurezza.

Il nuovo studio è stato commissionato da Greenpeace Germania ed esplora la storia degli incidenti legati al Gnl mettendo in evidenza la mancanza delle opportune informazioni e protocolli di sicurezza non sempre adeguati da parte delle aziende. Il documento, inoltre, rivela che nonostante il rischio di disastri catastrofici, l’industria del Gnl minimizza i pericoli derivanti da questo combustibile fossile. Le esplosioni di nubi di vapore, ad esempio, potrebbero avere un impatto 15-20 volte superiore alle stime ufficiali. E ancora: molti impianti di Gnl, situati in aree costiere densamente popolate, mancano di zone di sicurezza adeguate, esponendo in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili a gravi rischi.

È già stato evidenziato da più parti che l’impronta di carbonio del gas naturale liquefatto è peggiore di quella del carbone. Ma non è solo dal punto di vista dell’impatto climatico che bisognerebbe inquadrare i Gnl sotto la giusta luce. Lo studio di Greenpeace, pubblicato in concomitanza con l’apertura del World Lng Summit & Awards di Berlino, sottolinea come non valga davvero la pena correre i rischi di cui si è detto sopra, considerando che le fonti di energia rinnovabili offrono maggiore sicurezza per i lavoratori e le comunità circostanti, oltre a essere più economiche, rispettose del clima e capaci di garantire maggiore autonomia e sovranità energetica. I governi europei, compreso quello italiano, stanno invece investendo massicciamente in nuove infrastrutture per l’importazione di gas liquefatto, in particolare dagli Stati Uniti.

Greenpeace chiede il divieto di tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili in Europa e l’eliminazione graduale del gas fossile. «L’industria del Gnl opera nell’ombra da troppo tempo. Il suo business mette a rischio la nostra sicurezza attraverso emissioni di gas serra, inquinamento, ma anche esplosioni e incendi che minacciano direttamente la salute e la vita di lavoratori e lavoratrici e delle comunità esposte ai gravi rischi derivanti da queste attività», dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia. «Anche il governo italiano prevede di aumentare la capacità di rigassificazione dei terminali esistenti, di incrementare il numero di rigassificatori attivi nel Paese, con l’entrata in funzione di quello di Ravenna, e di ampliare la capacità di trasporto sud-nord lungo la dorsale Adriatica. È ora di abbandonare il gas fossile, troppo rischioso per le persone, per il clima e per l’ambiente: il nostro Paese può e deve investire nelle fonti rinnovabili e l’Unione Europea deve vietare al più presto tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili». 

Redazione Greenreport

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