Dagli Houthi “tregua temporanea” per recuperare la petroliera in fiamme nel Mar Rosso, ma con quali mezzi?
La missione iraniana Onu informa che gli Houthi – i ribelli yemeniti attivi nel Mar Rosso – hanno concordato una cosiddetta "tregua temporanea" per permettere il recupero della petroliera Sounion, battente bandiera greca, colpita la settimana scorsa dagli stessi ribelli yemeniti e, in tal modo, scongiurare un possibile disastro ambientale nel Mar Rosso.
Per dovere di cronaca, evidenziamo il fatto che la Royal Navy britannica ha segnalato esserci ancora tre incendi sulla petroliera in parola, che ha ancora nelle proprie stive (tanker) 150.000 tonnellate di greggio, equivalenti a 1 milione di barili circa.
Rileva segnalare che la missione iraniana soprarichiamata, ha aggiunto che "l'incapacità di fornire assistenza e prevenire una fuoriuscita di petrolio nel Mar Rosso è legata alla negligenza di alcuni Paesi piuttosto che alle preoccupazioni per il rischio di essere presi di mira"; traducendo questa affermazione in termini pragmatici, non è infondato affermare che, sebbene la tregua temporanea sia stata richiesta da più parti per consentire l'ingresso di rimorchiatori e navi d’altura attrezzate per il contrasto all’inquinamento marino nell'area in cui si trova la petroliera, tali mezzi non siano di fatto disponibili perché i Paesi che si affacciano nel Golfo di Bad El Manted non dispongono di unità di questo tipo.
In altre e più dirette parole: i Paesi di quell’area non dispongono di tecnologie adeguate né a rimorchiare la petroliera in avaria, e dunque alla deriva priva di governo, né tantomeno dispongono di unità attrezzate per intervenire in chiave di “marine pollution combating”.
Alla luce di queste oggettive e lampanti considerazioni l’appello fatto nei giorni scorsi alle istituzioni internazionali assume ancor più carattere d’urgenza non più differibile: il disastro ambientale, purtroppo, è dietro l’angolo.