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Firmato un nuovo protocollo d’intesa per la bonifica di Bagnoli

Meloni: «Rivendico la scelta di questo Governo di aver voluto destinare a questo progetto 1 miliardo e 218 milioni di euro di risorse della coesione»
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Commissario Straordinario di Governo al Sin (sito di interesse nazionale) Bagnoli-Coroglio, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, alla presenza del presidente della Regione Vincenzo de Luca, hanno firmato oggi il Protocollo d'intesa per la realizzazione degli interventi inseriti nel programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana del comprensorio di Bagnoli-Coroglio.

La manifestazione istituzionale è stata contestata da un corteo di manifestanti, appartenenti a diversi movimenti studenteschi e sociali; I manifestanti esponevano lo slogan “Prima Renzi poi Meloni, nessuna passerella sui nostri territori” e chiedevano di essere ricevuti ed ascoltati, ma sono stati bloccati dalla polizia.

Nel suo intervento, la Meloni ha ricordato che la pluridecennale storia del SIN di Bagnoli e di quanto avvenuto «Dopo che il 20 ottobre del 1990 fu spenta l’area a caldo e poi nel 1993 fu definitivamente chiusa quella che per quasi un secolo era stata una delle aree industriali e uno dei centri siderurgici più grandi d'Europa, quella Ilva-Italsider di Bagnoli che aveva segnato la storia produttiva del Sud, la storia produttiva dell'Italia per grandezza, per importanza, per generazioni di lavoratori che in questo sito avevano trovato occupazione per il contributo alla crescita economica del Mezzogiorno che aveva garantito. Quando quella storia lunga, complessa, in certe fasi anche travagliata è finita, allora avrebbe dovuto aprirsi un'epoca nuova, quella del risanamento ambientale, della rigenerazione dell'area, quella che aveva come finalità restituire ai cittadini, ai napoletani e al Sud un'area che è estremamente vasta, con i suoi 250 ettari di territorio, i suoi 14 chilometri quadrati di area marina e le sue straordinarie potenzialità. Così come voi sapete meglio di me non è stato. Tutti i tentativi di riqualificazione che si sono susseguiti in oltre 30 anni non hanno ottenuto, per utilizzare un eufemismo, i risultati sperati. Ora io ho visto che qui fuori ci sono dei manifestanti, dagli slogan direi che sono centri sociali, ma se non lo fossero, se fossero per esempio dei comitati, vorrei dire a quei cittadini che parlano di passerelle che li capisco, perché qui molte promesse sono state fatte e poi sono anche state tradite, ma voglio anche dire a quei cittadini di darci la possibilità di dimostrare che le cose possono cambiare».

La premier ha sottolineato che «Abbiamo assistito in passato al clamoroso fallimento di Bagnoli Futura che avrebbe dovuto portare avanti gli interventi di riqualificazione, ma invece ha lasciato il sito incontaminato per il 93% delle aree mantenendo sostanzialmente immutato il disastro ambientale della colmata a mare con una superficie di quasi 200 mila metri quadrati riempita di cemento, di scarti inquinanti dell'alto forno dell'ex Italsider. Bagnoli Futura è fallita dieci anni fa e da quel momento si è aperto il capitolo del commissariamento dell'area con la nomina nel 2015 del primo Commissario di Governo e con l'indicazione di Invitalia come soggetto attuatore del programma di risanamento. Che cosa che non ha funzionato? Non ha funzionato che in questi dieci anni è mancato un elemento non secondario per garantire che il commissariamento potesse dare risultati concreti e cioè le risorse. E quello è il problema che oggi noi cerchiamo di contribuire a risolvere, problema al quale abbiamo lavorato fin dal nostro insediamento. Abbiamo, come ricordava il Sindaco, riattivato la Cabina di regia prevista dalla legge che ha istituito l'Area di crisi Bagnoli-Coroglio, è stato rimodulato il Programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana, il cosiddetto PRARU, e soprattutto ci siamo occupati di individuare le risorse necessarie per fare in modo che gli impegni presi, a differenza di quanto accaduto per tanti anni, non rimanessero - diciamo così - scritti sulla sabbia. Vale la pena ricordare che su questo sito, a fronte dei circa 2 miliardi e 280 milioni di euro che sono necessari a coprire il costo degli interventi di riqualificazione e di risanamento, era stata messa a disposizione la cifra di 480 milioni, cioè meno di un settimo di quanto necessario. Allora, con il Decreto coesione, noi abbiamo scelto di stanziare quello che serve per coprire gli investimenti pubblici, ovvero 1 miliardo e 218 milioni a valere sulle risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, quindi fondi nazionali. Il Decreto coesione stanzia le risorse e prevede la sottoscrizione di un protocollo d'intesa che indica obiettivi concreti e che, come diceva il Sindaco, indica una precisa tabella di marcia».

E la presidente del Consiglio ha spiegato che «Il protocollo di intesa che sottoscriviamo oggi prevede, come si diceva, l'accelerazione di tutti gli interventi previsti dal programma di risanamento, a partire dalla bonifica completa del suolo e dell'area marina e dalla ricostruzione e il potenziamento della rete e le infrastrutture, ma prevede anche una serie di nuovi obiettivi: penso alla realizzazione dei due chilometri di waterfront, rendendo balneabile il tratto di costa; penso alla riqualificazione di Borgo Coroglio; penso ai 130 ettari di parco urbano con impianti sportivi e siti archeologici industriali; penso ai 13 chilometri di percorsi circolabili; penso agli 8 gigawattora di energia solare prodotta, alla realizzazione di nuovi edifici, oltre ovviamente alla riqualificazione di quelli esistenti, per 1 milione e 600 mila metri cubi complessivi.

Un complesso di interventi che dovranno essere realizzati entro il 2031 e che, secondo le stime, genererà un indotto occupazionale di oltre 10.000 unità tra lavoratori diretti e indiretti. Nelle prossime settimane, una volta terminate le operazioni di bonifica dalla contaminazione di amianto, saranno aperti i cantieri per la messa a terra dei primi interventi. E insomma, la sfida è trasformare un'area inquinata e abbandonata, che è stata appunto un simbolo di una incapacità delle istituzioni di riuscire davvero a essere concrete nelle risposte che davano, in un moderno polo turistico, balneare, commerciale, che sia all'altezza di quella straordinaria città che è Napoli, di quella straordinaria regione che è la Campania.È un progetto strategico che siamo riusciti a immaginare, a costruire, e abbiamo collaborato a realizzare grazie alla riforma delle politiche di coesione che è stata portata aventi da questo Governo. È una riforma che è ispirata a una visione ben precisa, cioè utilizzare tutte le risorse che servono a combattere i divari tra i territori, concentrare quelle risorse su progetti strategici, su grandi investimenti, soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia. Sono risorse estremamente preziose, ce lo dobbiamo dire, che però non sempre sono state spese o sono state utilizzate per interventi strategici. Completare il risanamento di Bagnoli è un investimento strategico, lo è per il Sud, lo è per la Campania, lo è per l'Italia. Io rivendico la scelta di questo Governo di aver voluto destinare a questo progetto 1 miliardo e 218 milioni di euro di risorse della coesione».

La Meloni e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, reduci da un’infuocata polemica, si sono scambiati una fredda stretta di mano e hanno posato insieme a Manfredi per una glaciale foto ufficiale, ma proprio sulla coesione richiamata dalla Meloni, De Luca il 13 luglio aveva detto: «Leggo una dichiarazione del ministro Fitto, sconcertante nei toni e nei contenuti. Il ministro continua a non rispondere nel merito all’unica domanda pertinente: che cosa manca per la sigla dell’accordo di coesione della Regione Campania? Nonostante due pronunciamenti del Tar e del Consiglio di Stato, che sollecitavano la conclusione del procedimento in tempi certi; nonostante il confronto puntuale e reiterato con gli uffici del Dipartimento della Coesione; nonostante il confronto avvenuto con i Ministeri, e l’accoglimento da parte della Regione di tutte le proposte unilateralmente avanzate dai Ministeri, dopo le riunioni tecniche del 26 e 27 giugno; nonostante l’invio nella giornata di ieri dei CUP richiesti solo il giorno prima; si continua a non dire cosa manca nel merito per la sigla dell’accordo di coesione, a un anno dall’assegnazione alla Regione dei fondi di sua competenza il 3 agosto di un anno fa. Il Governo è titolato a verificare che l’accordo di coesione sia in coerenza e non si sovrapponga a iniziative del Pnrr e di programmazioni centrali, non a sostituirsi nelle scelte di sviluppo e programmatiche della Regione. Faccio finta di non aver letto un passaggio intimidatorio contenuto nella citata dichiarazione. Abbiamo contestato i dati di spesa richiamati. Abbiamo anche rilevato che con Regioni di gran lunga al di sotto della Campania gli accordi sono stati siglati. Rispetto ad altre considerazioni contenute nella nervosa dichiarazione del ministro, non potendo ripetere le nostre risposte all’infinito con comunicati stampa, vi è un solo modo per spiegare tutto con chiarezza e con certezza ai nostri concittadini: avere un confronto pubblico con il ministro, su tutti i punti sollevati, e spiegare dettagliatamente a tutti, il vero e proprio calvario cui la regione è sottoposta da mesi. Che cosa impedisce di avere, in tempi immediati, questo confronto pubblico che da mesi io sollecito? Suggerirei in ogni caso al ministro Fitto di non perdere proprio alla fine, il suo aplomb».

Redazione Greenreport

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