Bce in allerta, gli eventi meteo estremi «potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più delle attese»
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce, continuano così sulla linea della politica monetaria avviata a partire dallo scorso giugno.
Come spiega Bankitalia i tassi di interesse decisi dalla Bce influenzano direttamente i tassi di interesse ai quali le banche si scambiano denaro tra loro con scadenza fino a un anno (tassi Euribor) e, indirettamente, tutti i diversi tassi di interesse che incidono sulla vita delle persone: si pensi al costo dei mutui per l'acquisto dell'abitazione, e delle imprese. L'aumento dei tassi di interesse è quindi una misura dolorosa perché tende a ridurre i consumi delle persone e gli investimenti delle imprese e a “raffreddare l'economia”, cioè a rallentare la crescita economica per abbattere l'inflazione.
In questi ultimi mesi, preso atto che l’inflazione ha iniziato a scendere, la Bce ha dunque invertito la rotta e avviato una fase di taglio tassi: adesso il tasso sui depositi scende dunque al 3%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 3,15%, quello sui prestiti marginali al 3,40%. Ma i problemi non sono finiti, perché la Banca centrale europea ha rivisto nuovamente al ribasso le previsioni di crescita del Pil: la stima è che si fermerà allo 0,7% nel 2024, (da 0,8% di settembre), a 1,1% nel 2025 (da 1,3%) e dell'1,4% nel 2026 (da 1,5%).
A incidere sul contesto restano le crescenti tensioni geopolitiche, le dinamiche dei mercati energetici ancora legati a doppio filo ai combustibili fossili, e la crisi climatica in corso.
Guardando in particolare all’andamento dell’inflazione, è la stessa presidente della Bce – Christine Lagarde – a spiegare che «i fenomeni meteorologici estremi, e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più delle attese».
Non a caso ormai da tempo la Bce, come anche la Banca europea degli investimenti (Bei) e l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) chiedono agli Stati Ue di accelerare la transizione verso l’energia pulita, in modo tale da contenere i costi in bolletta per cittadini e imprese, e contribuire a limare la corsa della crisi climatica.
Le fonti rinnovabili sono già oggi le più economiche a nostra disposizione per la produzione di elettricità, anche se gli effetti in bolletta sono ancora limitati dalla struttura del mercato elettrico, dove è il gas fossile a determinare i prezzi per la maggior parte delle ore.
Basti osservare che la dipendenza dal metano è costata all’Italia 74 miliardi di euro di extra-costi in bolletta solo nell’ultimo quadriennio, se raffrontata con la situazione di Spagna e Portogallo, Paesi che invece hanno puntato sulle rinnovabili.