Rallentano rinnovabili e calo emissioni, Enea: Italia mai così lontana da decarbonizzazione al 2030
L’Enea, ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha pubblicato oggi la nuova analisi del sistema energetico italiano, aggiornata al terzo trimestre del 2024. I risultati sono sintetizzati dall’indice Ispred, che misura sicurezza energetica, prezzi e decarbonizzazione: al momento si trova «ai minimi della serie storica» perché risultano più lontani gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030.
Cresce ancora la produzione da fonti rinnovabili (+8%, ma molto meno rispetto al +25% registrato nella prima metà 2024), mentre l’Enea registra consumi di energia finale in aumento (+2%) e una decisa frenata del calo delle emissioni di CO2 (-1% a fronte del -7% registrato nel primo semestre dell’anno).
«La ripresa dei consumi – spiega il ricercatgore Enea Francesco Gracceva, che coordina l’analisi – è stata guidata dai trasporti (+2%) ma anche dal settore civile dove ha influito il forte uso dei climatizzatori durante l’ultima calda estate (+3,5%), mentre continuano a diminuire i consumi energetici dell’industria (-2,5% rispetto al III trimestre 2023). Si tratta del decimo calo trimestrale consecutivo, un dato sul quale incide la crisi dell’economia tedesca e i prezzi dell’energia fermi su valori storicamente elevati, e per di più di nuovo in aumento».
Sui mercati dell’energia all’ingrosso il prezzo del gas è infatti tornato ad aumentare (+7% il Ttf rispetto a un anno prima), attestandosi al di sopra dei 40 €/MWh da ottobre, mentre sulle borse elettriche europee, nonostante aumenti significativi registrati tra aprile e giugno (in Spagna e Francia), i prezzi nel terzo trimestre sono rimasti ovunque ben al di sotto dei livelli di un anno prima, con l’unica eccezione dell’Italia, dove il prezzo è risultato maggiore del 5%.
La soluzione strutturale per abbassare i costi dell’elettricità passa dallo sviluppo delle fonti rinnovabili, il cui effetto in bolletta finora è stato frenato dalla struttura del mercato elettrico – dove è ancora il gas fossile a fissare il prezzo nella stragrande maggioranza delle ore –, ma la diffusione di nuovi impianti sul territorio nazionale continua ad andare a rilento. In un simile contesto, non sorprende che a frenare sia anche il percorso di decarbonizzazione.
Il calo delle emissioni di CO2 risulta concentrato solo nel settore elettrico, dove nei primi nove mesi dell’anno la quota di generazione da fossili è scesa al 46%, nuovo minimo storico; le emissioni invece crescono (+2%) nei settori non-Ets (terziario, residenziale, trasporti e industria non energivora), dove l’aumento nei trasporti più che compensa il calo nell’industria e nel civile.
La decisa frenata nel calo delle emissioni ha avuto un impatto fortemente negativo sull’indice composito Ispred: «L’indicatore relativo alla componente decarbonizzazione ha toccato il minimo della serie storica, perché l’attuale traiettoria delle emissioni nei settori non-Ets non è mai stata così lontana dagli obiettivi 2030 – conclude nel merito Gracceva – Nei prossimi sei anni le emissioni in questi settori dovrebbero ridursi almeno del 5% in media per centrare i target. E anche la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel recente Pniec», nonostante questa sia già di per sé deficitaria.