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Il Green deal europeo tra investimenti insufficienti e sfide politiche

Un'analisi delle sfide economiche e della politica industriale necessaria per sostenere la transizione verde e raggiungere gli obiettivi climatici
 |  Green economy

Nell’ultimo rapporto dell’European Topic Centre sull’Economia Circolare e sull’Uso delle Risorse si analizzano le barriere che ostacolano l'attuazione del Green Deal europeo e i fabbisogni di investimento necessari per raggiungere gli obiettivi climatici, energetici e ambientali dell’UE, mettendo in luce i divari rispetto alle tendenze attuali.

Il Green Deal europeo punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, un obiettivo che si articola attraverso sette aree chiave, tra cui economia circolare, energia pulita, conservazione ambientale e mobilità sostenibile. Sebbene il piano ambizioso abbia già portato all'adozione di 30 iniziative legislative, altre 50 sono in corso, ma 20 sono in ritardo rispetto al programma stabilito.

Le proposte di nuove normative, infatti, devono sovente scontrarsi con rallentamenti dovuti alle controversie dei conflitti politici. Ciò accade soprattutto nei settori in cui le misure politiche, necessarie per raggiungere obiettivi ambiziosi, hanno un forte impatto economico. Un esempio riguarda gli standard Euro 7: la norma è stata modificata rispetto alla proposta iniziale a causa delle preoccupazioni di alcuni Stati membri sui costi di implementazione, sia per i produttori che per i consumatori. Inoltre, i gruppi industriali temono che questi standard possano ostacolare la competitività globale, soprattutto considerando l’alto livello di investimenti degli altri player globali come Cina e Stati Uniti. Nonostante queste difficoltà, sono stati introdotti strumenti innovativi, come il Regolamento sulle Materie Prime Critiche, e sempre più obiettivi climatici ed energetici sono stati integrati in normative vincolanti, specialmente in un contesto di forte competizione industriale e tecnologica. 

Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, sono necessari investimenti considerevoli, che richiedono un impegno congiunto da parte del settore pubblico e privato. Il report evidenzia che, entro il 2030, sarà necessario un aumento degli investimenti pari a 520 miliardi di euro, destinati principalmente alla decarbonizzazione dell'economia, che significa: fonti energetiche rinnovabili, efficientamento energetico degli edifici e l'adozione di veicoli elettrici. Per le proiezioni degli investimenti fino al 2050 sono stimati invece, circa €660 miliardi annui per il sistema energetico e €870 miliardi annui per il settore dei trasporti, ovvero il 7,4% del PIL medio europeo nel periodo. Sebbene i costi possano sembrare elevati, sono comunque inferiori ai costi dell’inazione. L'Agenzia Europea dell’Ambiente stima, infatti, perdite annuali di circa 1 trilione di euro a causa delle inondazioni costiere, mentre altri studi prevedono una perdita globale del PIL del 12% in caso di un aumento della temperatura di 1 grado.

In Europa, però, gli investimenti necessari per raggiungere la neutralità climatica non sono uguali per tutti gli Stati, ma riflettono le differenze nelle infrastrutture, nel mix energetico e nei livelli di sviluppo economico. Per esempio, nel 2022 in Svezia il 66% dell’energia proveniva da fonti rinnovabili (grazie all’idroelettrico, l’eolico e la biomassa), mentre in Irlanda solo il 13%. Questo evidenzia le difficoltà di attuare una transizione giusta ed equa tra tutti i Paesi europei. 

Il rapporto continua analizzando le carenze degli investimenti industriali nei settori chiave, ovvero quelli dell’energia, dell’edilizia sostenibile e dei trasporti. Per raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti dell'UE entro il 2050 sono necessari investimenti massicci in questi settori ma vi sono significativi gap sia nei finanziamenti che nella capacità produttiva. Ad esempio, per raggiungere l’obiettivo dell’UE di 500 GW di energia eolica installata entro il 2030, il settore richiede investimenti annuali di €89 miliardi. Tuttavia, nel 2023, gli investimenti sono stati solo €15 miliardi, lasciando un divario di €74 miliardi all’anno. Questo divario indica che i finanziamenti attuali non sono sufficienti per nuove installazioni e sostituzioni, compromettendo così il raggiungimento degli obiettivi climatici.

La transizione verde dell'Ue richiede ingenti investimenti sia pubblici che privati. Tuttavia, circa il 40-60% di questi finanziamenti dovrà provenire dal settore privato, che deve affrontare notevoli ostacoli, come l’alto costo del capitale, soprattutto nei Paesi dell’Europa orientale. Ad esempio, il costo del capitale per le energie rinnovabili è sensibilmente più alto nei Paesi dell'Europa orientale rispetto a quelli dell'Europa occidentale: nel 2023, il costo medio del capitale in Polonia era del 4.23%, contro il 2.45% della Germania. Questa differenza rende più costosa la costruzione di impianti solari o eolici in Polonia rispetto alla Germania, nonostante le condizioni climatiche siano spesso comparabili. Inoltre, la maggiore instabilità economica nei Paesi orientali aumenta i premi di rischio richiesti dagli investitori, rallentando così gli investimenti e ampliando il divario economico e ambientale tra l’Europa orientale e occidentale.

In un contesto internazionale complesso e incerto, la transizione verde deve essere bilanciata con la competitività economica e l’autonomia strategica rendendo l’Unione Europea meno dipendente dalle importazioni da paesi terzi e meno esposta ai rischi geopolitici connessi. Per far questo, il Green Deal nel suo quadro strategico prevede tre principali linee d’azione: garantire catene di approvvigionamento resilienti per materiali e tecnologie critiche, promuovere standard ambientali globali e sostenere la competitività delle imprese europee in un mercato equo. Tuttavia, queste iniziative si scontrano con vincoli fiscali e una frammentazione dei mercati finanziari, che limitano gli investimenti pubblici e privati necessari per la transizione. Negli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act vuole attirare investimenti cleantech con imponenti incentivi fiscali e sussidi. Tuttavia, l’Ue deve affrontare costi elevati del capitale e normative fiscali frammentate, che ostacolano il rapido sviluppo di tecnologie verdi. Una risposta a questa problematica sono progetti strategici come il Net Zero Industry Act, pensati per stimolare la produzione locale di tecnologie pulite e per competere su scala globale.

In conclusione, l’attuazione del Green Deal affronta resistenze politiche, sociali e industriali a causa dei costi a breve termine e di un consenso limitato sui benefici futuri. È cruciale mobilitare investimenti privati, ma il costo elevato del capitale e le disparità tra Stati Membri ostacolano il processo. La sfida consiste nell'integrare la transizione verde in una strategia industriale europea più ampia, puntando su innovazione, capacità industriali e cooperazione su scala continentale, per bilanciare sostenibilità e competitività globale.

 

a cura di Giulio Romaldi

SEEDS

SEEDS è un centro di ricerca interuniversitario che mira a sviluppare e promuovere progetti di ricerca e di formazione superiore nei campi dell'economia ecologica e ambientale, con un occhio particolare al ruolo delle policy e dell'innovazione nel percorso verso una società sostenibile, in termini economici e ambientali. I principali campi d'azione sono la politica ambientale, l'economia dell'innovazione, l'economia e la politica energetica, la valutazione economica con tecniche di preferenza dichiarata, la gestione e la politica dei rifiuti, il cambiamento climatico e lo sviluppo. Diretto dall’economista ambientale Massimiliano Mazzanti, vede l’adesione di 12 Università italiane: quelle di Ferrara, Bologna, Siena, Udine, Padova, Chieti-Pescara, Roma Tre, Tor Vergata, Cattolica, Urbino, Milano Statale e Unitelma Sapienza. La collaborazione editoriale tra SEEDS e greenreport.it viene realizzata grazie ai contributi di molti ricercatori affiliati al Centro: Massimiliano Mazzanti, Alessio D'Amato, Asia Guerreschi, Fabiola Onofrio, Antonio Massarutto, Roberta Curiazi