Il decreto End of waste sui rifiuti da costruzione e demolizione ha ancora (almeno) 5 problemi
I rifiuti da costruzione e demolizione sono in assoluto il flusso di rifiuti più ingente generato ogni anno dal nostro Paese – rappresentano il 47,7% di tutti gli speciali –, ma di fatto neanche sappiamo quanti siano effettivamente riciclati e re-immessi sul mercato.
Secondo i dati Ispra il tasso di recupero si attesta nel 2021 all’80,1% (al di sopra dell’obiettivo Ue del 70%), ma le stesse imprese di settore rappresentate da Anpar e Nadeco informano che «poco più della metà dei rifiuti riciclati oggi viene effettivamente utilizzato», andando a toccare un nervo già scoperto da anni da Legambiente.
Il nuovo regolamento End of waste per questa fondamentale frazione di rifiuti – approvato tra grandi perplessità nell’autunno 2022 – avrebbe dovuto contribuire a risolvere le contraddizioni del settore, ma di fatto molti problemi restano ancora sul tavolo.
«È necessario e urgente riaprire il tavolo di confronto con il ministero dell’Ambiente per una rapida soluzione delle criticità ancora presenti nel testo del nuovo regolamento sull’End of waste dei rifiuti da costruzione e demolizione», spiegano da Assoambiente nell’ambito della campagna Impianti aperti on the road, che ha fatto oggi tappa insieme ad Anpar presso Bedizzole (BS), nell’impianto di gestione rifiuti da costruzione e demolizione di Prandelli Santo srl.
I relatori hanno evidenziato le modifiche positive apportate dalla nuova normativa, intervenute anche a seguito del ricorso al Tar del Lazio presentato a novembre 2022 dall’Anpar. Gli interventi hanno inoltre posto l’accento sulle criticità ancora presenti nel regolamento e sulla necessità che queste siano risolte. Cinque sono, secondo Anpar, i principali nodi ancora da sciogliere nel decreto e riguardano:
- l’esclusione dall’End of waste dei rifiuti interrati e dei rifiuti provenienti da siti sottoposti a bonifica, ancorché inerti e non pericolosi;
- la limitazione alla sola “colonna A” (non citata espressamente nel decreto) per l’uso degli aggregati recuperati in opere quali riempimenti, ripristini, ecc., anche qualora questi siano realizzati su siti a destinazione industriale o commerciale. Ciò determina una evidente sperequazione nella possibilità di impiego degli aggregati recuperati a favore dei sottoprodotti;
- la possibilità di utilizzo dei prodotti solo ed esclusivamente in conformità alla norma Uni 11531 – 1, escludendo la possibilità che per l’aggregato recuperato, idoneo a capitolati speciali di appalto come Anas o Rfi, si possa essere ritenuto ugualmente raggiunto lo status di End of waste;
- occorrono chiarimenti in merito alla necessità di adeguamento al nuovo regolamento per gli impianti attualmente in possesso di autorizzazioni con codice Eer non previste nel nuovo regolamento.
«Nel nuovo regolamento persistono alcune criticità che dovranno essere affrontate e risolte grazie al confronto tra le imprese dell’economia circolare e il Mase durante i 24 mesi previsti per il monitoraggio degli effetti derivanti dall’applicazione del nuovo decreto – dichiara Giorgio Bressi, direttore di Anpar e vicepresidente di Euric construction and demolition branch – Non vanno vanificati l’impegno e gli investimenti delle molte aziende italiane che operano legittimamente nell’interesse dell’economia circolare».
Nel corso del convegno Enrichetta Lupo – delegata Anpar per la Lombardia – ha poi avanzato al dirigente della Regione Filippo Dadone la proposta, accolta positivamente, che l’Osservatorio regionale sull’economia circolare e la transizione energetica raccolga casi concreti relativi alle difficoltà create dal nuovo Regolamento agli operatori e faccia da incubatore per nuove proposte da veicolare al Mase come contributo per l’attività di monitoraggio.