Corte dei conti europea: l’Ue rischia una maggiore dipendenza dal gas naturale liquefatto
Secondo la nuova relazione speciale “Sicurezza dell’approvvigionamento di gas nell’UE” della Corte dei conti europea, «Se l’Ue vuole essere pienamente preparata ad affrontare una nuova crisi del gas vi è ancora molto da fare. Nonostante le misure di emergenza adottate in risposta all’uso delle forniture di gas come arma da parte della Russia, i benefici apportati da tali azioni dell’Ue non sono sempre chiari».
Poco prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, il gas rappresentava circa un quarto del consumo energetico lordo nell’Ue, con le quote più elevate in Italia e nei Paesi Bassi (l 41 %), a Malta (40 %) e in Ungheria (34 %). Nello stesso anno, oltre il 20 % dell’energia elettrica dell’Ue e quasi il 40 % di tutta l’energia termica era prodotta a partire dal gas. Dato che l’Ue importa più tre quarti del gas che consuma, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico è essenziale per sostenere l’economia e assicurare la prosperità.
La Corte dei conti evidenza le nuove sfide che l’Unione europea deve affrontare se vuole garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas a lungo termine e tra queste c’è «La maggiore dipendenza dal gas naturale liquefatto (GNL) e la necessità di decarbonizzare parte del proprio consumo di gas».
Due problemi che riguardano direttamente la politica dei rigassificatori del governo Melòoni e il suo Piano Mattei, in gran parte basato sull’importazione di GNL dai Paesi Arabi e dall’Africa subsahariana.
La Corte dei conti europea ricorda che «Il rapido abbandono delle importazioni di gas dalla Russia, che nel 2021 rappresentavano il 45 % di tutte le importazioni di gas dell’Ue, ha creato una crisi dell’offerta, che a sua volta ha scatenato una crisi di accessibilità economica. Nell’agosto del 2022 i prezzi all’ingrosso del gas hanno raggiunto un picco di 339 euro per megawattora (rispetto ai 51 euro/MWh dell’agosto 2021). I Paesi dell’Ue hanno iniziato a sovvenzionare i prezzi del gas e dell’energia elettrica (circa 390 miliardi di euro per il solo 2022) per ridurre l’impatto sulle famiglie e sulle imprese. Alla fine del 2023 l’UE era riuscita a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas abbandonando quello russo mentre i prezzi si erano stabilizzati, raggiungendo i livelli pre-crisi agli inizi del 2024».
João Leão, responsabile dell’audit per la Corte, sottolinea che «La crisi scatenata dall’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina nel 2022 ha messo alla prova la resilienza dell’Ue a un improvviso cambiamento dell’approvvigionamento di gas. Nonostante l’impennata dei prezzi e i significativi costi per le famiglie e per le imprese che ciò ha comportato, non abbiamo fortunatamente sperimentato una grave penuria di gas. Dato che l’Ue dipende dal gas estero, non può mai adagiarsi sugli allori quando si tratta di sicurezza dell’approvvigionamento. E i consumatori non hanno alcuna garanzia in merito alla sua accessibilità economica, in caso di una futura grave penuria».
Se è vero che l’Ue ha raggiunto l’obiettivo di ridurre la domanda di gas del 15 %, gli auditor della Corte non sono stati in grado di stabilire se questo fosse dovuto alle sole misure adottate o anche a fattori esterni (ad esempio, gli alti prezzi del gas e un inverno mite). Anche l’obbligo di riempimento degli impianti di stoccaggio del gas in tutta l’Ue è stato rispettato e l’obiettivo del 90 % è stato addirittura superato. Ma la relazione fa notare che «Praticamente però si tratta dei normali livelli di riempimento prima della crisi. Inoltre, è impossibile valutare l’efficacia del tetto al prezzo del gas dato che i prezzi si sono mantenuti bassi dopo che è stato introdotto».
Tra le altre misure adottate, c’è stato il lancio della piattaforma AggregateEU per fornire un canale alternativo per gli scambi di gas, anche attraverso acquisti congiunti. La Corte evidenzia che «Anche in questo caso, non è stato possibile stabilire se la piattaforma abbia fornito un valore aggiunto rispetto alle piattaforme esistenti dato che le differenze di prezzo tra gli Stati membri dell’Ue indotte dalla crisi si erano già fortemente ridotte quando AggregateEU è entrata in attività».
Per quanto riguarda il futuro, la Corte dice che «L’Ue deve consolidare il quadro per l’accessibilità economica del gas» e avverte che «Molti Stati membri sono ancora riluttanti a firmare accordi bilaterali di solidarietà. Alcuni paesi dell’Ue taglierebbero persino le forniture di gas a un Paese vicino in caso di emergenza».
La Corte dei conti europea sottolinea «Gli insufficienti progressi in materia di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio (CCUS), che potrebbero rappresentare anch’essi una sfida per la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine. Alla luce degli obiettivi climatici (in particolare, zero emissioni nette entro il 2050), la necessità di ridurre le emissioni di carbonio derivanti dal consumo di gas costituirà un elemento sempre più importante del panorama della sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue. Ad oggi, vi sono quattro progetti commerciali CCUS operativi nell’Ue in grado di catturare fino a 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Tuttavia, è una goccia nell’oceano rispetto ai 450 milioni di tonnellate di CO2 che sarà necessario catturare ogni anno attraverso il CCUS per conseguire gli obiettivi climatici dell’Ue entro il 2050».
Vengono così confermate tutte le perplessità delle associazioni ambientaliste verso una tecnologia sperimentale e costosa che sta procedendo troppo lentamente – e con troppe incertezze e rischi – rispetto alla impellente necessità di tagliare le emissioni di gas serra. Inoltre la CCUS distoglie attenzione e finanziamenti dalle energie rinnovabili e rischia di diventare un’arma di distrazione climatica rispetto a tecnologie esistenti, provate ed economiche come le rinnovabili.