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Focus su adattamento climatico, eolico, Darsena Europa, bioraffineria e termovalorizzatore

Il centrosinistra vince alle comunali, da Firenze a Bari. Parla il sindaco Luca Salvetti, riconfermato a Livorno

Servono più impianti rinnovabili per decarbonizzare il porto: «È una via che va portata avanti con convinzione, dovremmo farci una riflessione tutti insieme»
 |  Green economy

Ieri si è chiusa la tornata delle elezioni amministrative, che al ballottaggio ha portato molti nuovi sindaci alle forze di centrosinistra, che hanno dominato nelle grandi città: da Firenze a Bari, da Potenza a Perugia a Cremona.

Luca Salvetti si è però portato avanti sulla tabella di marcia. La sua è una vittoria netta già al primo turno, dove ha conquistato il 51,74% delle preferenze a fronte delle 34,2% registrate al suo primo confronto col voto cittadino, nel 2019.

Intervista

Dai 28.503 voti ottenuti al primo turno nel 2019 ai 37.478 conquistati durante le elezioni che pochi giorni fa hanno dato il via al nuovo mandato come sindaco di Livorno: qual è il segreto di questo successo politico?

«La scelta di interpretare il ruolo del sindaco in una maniera speciale, in mezzo alle persone sempre e comunque, sia nei momenti belli sia nelle fasi più critiche e difficili. Aggiungerei poi il pragmatismo e la concretezza nel fare le cose che avevamo annunciato nel 2019».

Quali sono le priorità per guidare lo sviluppo sostenibile di Livorno da qui al 2029?

«Noi abbiamo la necessità di consolidare il lavoro esistente in città e di crearne del nuovo, il tutto attraverso una spinta che mantenga in equilibrio le necessità dell’economia e dell’occupazione con quelle della salvaguardia ambientale e della qualità della vita dei livornesi. Questa città può riuscire a vivere in equilibrio perché stiamo risolvendo alcune delle questioni che hanno pesato sull’ambiente livornese (discarica del Limoncino, Ireos, Lonzi e inceneritore) e stiamo dando forza ad uno sviluppo sostenibile che guarda al comparto dell’Eni, al porto e al rilancio del turismo».

Non solo i cittadini livornesi le hanno dato fiducia, dato che da due anni è chiamato a presiedere anche quell’Autorità idrica toscana che nel mentre ha conquistato 300 mln di euro in fondi Pnrr per il servizio idrico regionale. Per incidere in profondità, al Paese servirebbe però un Piano nazionale per la sicurezza idrica e idrogeologica: quale ruolo possono avere le città?

«Le buone pratiche locali finiscono per segnare il quadro nazionale. La Toscana dal punto di vista della sicurezza idrica e idrogeologica ha fatto molto e Livorno forse ancora di più con gli investimenti di Asa e con il piano post alluvione. Dobbiamo insistere e soprattutto dobbiamo avere dal Governo centrale degli input chiari, il Piano nazionale se fatto bene potrebbe essere la svolta».

Si stima che la crisi climatica porterà l’innalzamento del mare a +1,5 metri entro il 2150, tant’è che una Regione come il Veneto rischia di perdere oltre il 20% del Pil entro 70 anni. Livorno sta lavorando per difendere la città e perché il porto non finisca sott’acqua, a partire dalla Darsena Europa in via di realizzazione?

«Nel novembre scorso abbiamo assistito a dei fenomeni senza precedenti, con delle mareggiate in cui l’acqua ha raggiunto luoghi che prima erano molto più a riparo. La lotta contro l'innalzamento del livello del mare deve diventare una priorità ed è per questo che la metteremo al centro della prima edizione che faremo del Festival del mare, anche perché gran parte delle nostre bellezze sono proprio lì sulla cosa a due passi dal mare.

Per quel che riguarda il porto e le sue nuove infrastrutture, certi cambiamenti climatici sono già stati presi in carico soprattutto per la grande opera della Darsena Europa».

Per rendere più sostenibile un’infrastruttura fondamentale ma impattante come quella portuale, Legambiente Livorno propone di installare in loco impianti rinnovabili (in particolare circa 300 MW eolici) per alimentare il cold ironing delle banchine: cosa ne pensa?

«Io sono d’accordo, è una via che va portata avanti con convinzione, soprattutto in un’area come quella della Darsena Europa che è di nuova realizzazione. Dovremmo farci una riflessione tutti insieme».

Eni punta a realizzare entro il 2026 una bioraffineria all’interno del polo di Stagno – pur con tutte le incertezze sulle provenienze dei feedstock – ma secondo i dati forniti dalla società le emissioni inquinanti resterebbero sostanzialmente stabili e non appaiono piani di bonifica del Sin. Livorno può ottenere di più?

«Io non sono proprio convinto che una riconversione in bioraffineria non abbia effetti sull’abbattimento dell’inquinamento. Certi dati lanciati così dai social o da qualche organo di stampa andrebbero prima controllati con scrupolo. Nel progetto Eni noi vogliamo garantiti i livelli occupazionali e il lavoro sulla mitigazione dei fattori inquinanti. Per quel che riguarda le bonifiche noi abbiamo fatto tutto quello che serviva a creare le condizioni, la Regione è cosciente che si debbano sbloccare dal Governo centrale, invece non abbiamo riscontri e questo mi preoccupa e mi fa arrabbiare».

Ha fiducia nell’innovativo progetto di ossicombustione in avvio a Peccioli come alternativa al termovalorizzatore di Livorno nell’Ato Toscana Costa - dove lei ha la presidenza del Consiglio direttivo - e quale sarà il destino dell’impianto cittadino, senza il quale i rifiuti non riciclabili meccanicamente stanno dirigendosi verso le discariche passando dai Tmb?

«Ho fiducia nel progetto di Peccioli, potrebbe essere veramente la soluzione a tutte le criticità dell’area, mentre sull’impianto cittadino c’è la certezza che sarà superato: il superamento dovrà avvenire non oltre il 31 dicembre 2027».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.