Skip to main content

Le Isole Faroe approvano la legge e la tassa per il turismo sostenibile, ma rischiano di chiudere per sciopero

Dal 14 maggio le Faroe sono paralizzate da uno sciopero a oltranza e i turisti non possono arrivare
 |  Enogastronomia moda turismo

Le Isole Fær Øer o Faroe sono un arcipelago vulcanico di 1.399 km2, sperso nell’Oceano Atlantico al confine con il Mar di Norvegia, tra Gran Bretagna, Islanda e Norvegia, sono una nazione autonoma con ampi poteri e responsabilità all'interno del Regno di Danimarca e, anche se sono note per la strage di globicefali che la popolazione compie come rito di iniziazione per i maggiorenni, in realtà sono molto attente a conservare il loro ambiente naturale e stanno diventando sempre più popolari come meta ecoturistica. Per questo il Løgting, uno dei parlamenti più antichi del mondo, il 23 maggio ha approvato una legge sul turismo sostenibile che punta a creare »Un ambiente turistico più sostenibile e ben gestito.

In una nota il Føroya Landsstýr, il governo, spiega che «La legge delinea le condizioni per le escursioni sulle isole e specifica quando i turisti devono pagare per l’accesso ai sentieri escursionistici. Tutti i turisti di età pari o superiore a 16 anni che soggiornano in alloggi a pagamento saranno tenuti a pagare una tassa di alloggio minima di 20 corone danesi (2,68 euro) a notte, con un limite di 200 corone (26,8 euro). Le entrate derivanti da queste tasse sono destinate a mantenere e sostenere i percorsi escursionistici, sostenere le iniziative di pianificazione turistica, rafforzare il settore turistico in generale e migliorare le condizioni per i turisti, garantendo un’esperienza ben organizzata all’arrivo nelle Isole Faroe».

La legge evidenzia l’importanza di «Organizzare il turismo in modo sostenibile per salvaguardare la natura, le risorse e le tradizioni, rafforzare le comunità locali, la cultura e il patrimonio e fornire indicazioni per un comportamento responsabile nella gestione della natura e del turismo».

Ma mentre i parlamentari del Løgting il turismo era bloccato da uno sciopero a oltranza indetto il 14 maggio da Føroya Arbeiðarafelag (il sindacato più grande e legato al  partito laburista faroese), Havnar Arbeiðarafelag, Klaksvíkar Arbeiðskvinnufelag e Klaksvíkar Arbeiðsmannafelag, i 4 principali sindacati delle Isole Faroe, dopo il fallimento delle trattative per un aumento dei salari dei lavoratori delle isole.

Uno  sciopero che potrebbe paralizzare ancora per settimane diverse attività economiche e servizi essenziali, colpendo gli approvvigionamenti in tutte le isole. Quindi, l'arcipelago è stato chiuso ai visitatori.

Lo sciopero selvaggio – con  modalità impensabili nelle isole italiane – sta mettendo in grande difficoltà i 52.337 abitanti delle isole, sia nella capitale Thorshavn che nei centri minori, ma i lavoratori sembrano avere il consenso di buona parte dell’opinione pubblica che ritiene giuste le loro richieste di aumenti salariali.

A causa degli scioperi, le stazioni di servizio stanno finendo benzina e gasolio, i negozi di alimentari stanno finendo il cibo fresco e la mancata raccolta dei rifiuti ha portato alla chiusura di diverse scuole. Anche se continuano a funzionare trasporti vitali come i traghetti tra le isole e gli autobus pubblici funzionino, anche questi potrebbero presto dover cessare.

Intanto Visit Faroe Islands si rivolge direttamente ai turisti stranieri dai sui social media: «Comprendiamo le vostre preoccupazioni riguardo all’incertezza causata dallo sciopero in corso e al suo impatto sui vostri programmi di viaggio, soprattutto se avete intenzione di visitare le Isole Faroe nei prossimi giorni o settimane. Purtroppo non abbiamo informazioni definitive su quando finirà lo sciopero. Ci scusiamo per gli eventuali disagi che questa situazione potrebbe causare e vi ringraziamo per la vostra comprensione». 

I 4 principali sindacati delle Isole Faroe hanno dichiarato lo sciopero a oltranza dalla mezzanotte di lunedì 13 maggio, dopo il fallimento delle trattative per un aumento dei salari per i lavoratori e il 25 maggio, dopo 12 giorni ininterrotti di astensione dal lavoro, hanno respinto congiuntamente la proposta dei mediatori perché «Il progetto di accordo è così lontano dalla nostra richiesta minima che abbiamo deciso immediatamente di respingerlo. I nostri iscritti meritano un aumento adeguato. Lo sciopero dei lavoratori riguarda tutti gli iscritti e tutti i settori lavorativi coperti dal nostro contratto. Si tratta di dipendenti, ad esempio, di stabilimenti ittici, compresi impianti di lavorazione di pesce pelagico e salmone, operai edili, addetti alle pulizie, autisti di autobus, guardie di sicurezza, spazzini, netturbini, camionisti, addetti alla manutenzione stradale, lavoratori portuali, addetti alle gallerie, magazzinieri , lavoratori alberghieri e altro ancora».

Ieri, con un altro comunicato congiunto, i sindacati hanno chiarito che lo sciopero non riguarda diverse categorie di lavoratori, in particolare quelli che lavorano nell'allevamento del salmone in mare o a terra, compresi i loro capisquadra. Sono stati esentati dallo sciopero anche i dipendenti degli asili nido comunali e le guardie giurate.

Secondo l'operatore pubblico di traghetti e autobus Strandfaraskip Landsins, lo sciopero riguarderà anche alcune linee di autobus, ma sono state fatte delle eccezioni in modo che i traghetti possano trasportare passeggeri normalmente.

Niels Mortensen amministratore delegato del centro commerciale SMS - proprietario dei negozi di alimentari Miklagarður, Bónus e Mylnan – bisogna aspettarsi nella catena di approvvigionamento sia di prodotti alimentari che non alimentari e ha avvertito che «Se lo sciopero dura diverse settimane, gli scaffali dei negozi probabilmente si svuoteranno».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.